Una bambina
che chiamando aiuto attira in trappola un buon samaritano.
Un
ferroviere che vive fra i cunicoli e i topi, e comincia a dedicare
la sua vita a chi è stanco della propria.
Un poeta che
ci narra della sua sofferenza.
Alcuni dei
tanti nessuno, tutti di nome Gregor – nome carico di echi
espressionisti e deliranti – seguito da un’iniziale qualsiasi, a
rinforzare il riferimento ad un altro – famoso – Gregor della
narrativa.
Tanti
nessuno perché abitanti di mondi in cui sono completamente soli,
senza nessun compagno di strada a cui parlare di sé.
E, come
sappiamo, “… un albero che cade nella foresta vergine non fa
rumore”.
Come il
poeta che affida alle pagine di questo libro i suoi deliri e le
sue riflessioni –le cronache delle sue giornate, come in un diario
monco, spezzato. In cui forse si incarna negli altri personaggi di
questa raccolta di racconti brevissimi, lancinanti, a volte
allucinanti, in cui riverberano echi del fantastico, dell’orrore,
del surreale.
Buona la
scrittura, referenziale e secca.
Una prima,
interessante, prova di scrittura di un giovane autore.
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