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Robert Wyatt:
«Musicalmente, non fu tanto il pubblico a darci forza quanto l’esperienza del tour con il trio di Hendrix, nel 1968. Erano molto gentili con noi. Alla fine del tour, Mitch Mitchell mi regalò la sua batteria Maplewood fuoriserie. Sapevano che non avevamo molti soldi e trovarono il modo di aiutarci molto senza compiacersene. Non cercarono mai di farci sentire inferiori, volevano solo incoraggiarci, sorvolando sulle parti del nostro spettacolo che non funzionavano e insistendo su quelle migliori. Tutti e tre: Jimi, Noel e Mitch».


12 gennaio.

DRURY LANE ARTS LAB, LONDRA.


13 gennaio.

MIDDLE EARTH, LONDRA.


Il 30 gennaio, i Soft Machine partirono per San Francisco (con scalo a New York) insieme al Sensual Laboratory di Mark Boyle e a Hugh Hopper in veste di road manager: li attendeva un faticoso tour di nove settimane tra Stati Uniti e Canada, di spalla ai Jimi Hendrix Experience. Mike Jefferies aveva fissato una serie di date in abbinata ma aveva anche procurato ai Soft Machine qualche concerto al di fuori dell’itinerario con Hendrix. Nella lista che segue, i concerti contrassegnati da asterisco sono quelli dei soli Soft Machine. Per un elenco dettagliato degli altri complessi che fecero da spalla e dei numerosi insuccessi che costellarono il tour, si veda Jimi Hendrix - Electric Gypsy di Harry Shapiro e Caesar Glebbeek [edizione italiana: Una foschia rosso porpora, Arcana].

 

Hugh Hopper:
«Il miracolo, nel tour del ’68 con Jimi Hendrix, non fu che lui suonasse musica meravigliosa in tutti gli Stati Uniti e divenisse una leggenda nel giro di due mesi ma il fatto stesso che si riuscisse a portare a termine ogni concerto».

 

Robert Wyatt:
«Non dimentichiamo che stiamo parlando di un periodo di ubriachezza totale e ininterrotta».

 

soft machine

 

1 febbraio.

FILLMORE AUDITORIUM, SAN FRANCISCO, CALIFORNIA (due spettacoli).


2 febbraio.

WINTERLAND, SAN FRANCISCO, CALIFORNIA (due spettacoli).


In seguito a una violenta lite tra Wyatt e l’impresario Bill Graham, i Soft Machine vennero esclusi dalle due successive date di Hendrix al Winterland.


5 febbraio.

SUN DEVILS GYM, ARIZONA STATE UNIVERSITY, TEMPE, ARIZONA.


6 febbraio.

V.I.P. CLUB, TUCSON, ARIZONA.


8 febbraio.

MEN’S GYM, SACRAMENTO STATE COLLEGE, SACRAMENTO, CALIFORNIA.


9 febbraio.

ANAHEIM CONVENTION CENTRE, ANAHEIM, CALIFORNIA.


10 febbraio.

SHRINE AUDITORIUM, LOS ANGELES, CALIFORNIA.


11 febbraio.

ROBERTSON GYM, SANTA BARBARA, CALIFORNIA.


12 febbraio.

CENTER ARENA, SEATTLE, WASHINGTON.


13 febbraio.

ACKERMAN UNION GRAND BALLROOM, UCLA, LOS ANGELES, CALIFORNIA.


14 febbraio.

REGIS COLLEGE, FIELDHOUSE, DENVER, COLORADO.


15 febbraio.

MUNICIPAL AUDITORIUM, SAN ANTONIO, TEXAS.


16 febbraio.

STATE FAIR MUSIC HALL, DALLAS, TEXAS.


17 febbraio.

WILL ROGERS AUDITORIUM, FORT WORTH, TEXAS.


18 febbraio.

MUSIC HALL, HOUSTON, TEXAS (due spettacoli).


I Soft Machine non poterono prender parte al concerto del 21 febbraio all’Electric Factory di Filadelfia perché l’organo non arrivò in tempo.


22 febbraio.

ELECTRIC FACTORY, FILADELFIA, PENNSYLVANIA (due spettacoli).


23 febbraio.

MASONIC TEMPLE, DETROIT, MICHIGAN.


24 febbraio.

CNE COLISEUM, TORONTO, ONTARIO, CANADA.


25 febbraio.

CHICAGO CIVIC OPERA HOUSE, CHICAGO, ILLINOIS (due spettacoli).


27 febbraio.

THE FACTORY, MADISON, WISCONSIN (due spettacoli).


28 febbraio.

THE SCENE, MILWAUKEE, WISCONSIN (due spettacoli).


29 febbraio.

THE SCENE, MILWAUKEE, WISCONSIN (due spettacoli).


2 marzo.

HUNTER COLLEGE, NEW YORK.


3 marzo.

VETS MEMORIAL AUDITORIUM, COLUMBUS, OHIO.


4, 5, 6 marzo.

THE SCENE, NEW YORK.


9 marzo.

STATE UNIVERSITY OF NEW YORK, STONY BROOK, LONG ISLAND, NEW YORK.


10 marzo.

INTERNATIONAL BALLROOM, WASHINGTON HILTON HOTEL, WASHINGTON, DC (due spettacoli).


11 marzo.

THE SCENE, NEW YORK.


14 marzo.

THE SCENE, NEW YORK.

Il concerto si svolse nell’ambito della festa di presentazione dei Soft Machine alla stampa. Un collage di fotografie scattate in quell’occasione occupò l’intera pagina 38 del Village Voice del 21 marzo, sotto il titolo «Scene At The Scene». 


15 marzo.

ATWOOD HALL, CLARK UNIVERSITY, WORCHESTER, MASSACHUSETS (due spettacoli). 


19 marzo.

CAPITAL THEATRE, OTTAWA, ONTARIO, CANADA (due spettacoli).


21 marzo.

COMMUNITY WAR MEMORIAL, ROCHESTER, NEW YORK.


22 marzo.

BUSHNELL MEMORIAL HALL, HARTFORD, CONNECTICUT.


23 marzo.

BUFFALO MEMORIAL AUDITORIUM, BUFFALO, NEW YORK.


24 marzo.

IMA AUDITORIUM, FLINT, MICHIGAN.


26 marzo.

PUBLIC MUSIC HALL, CLEVELAND, OHIO (due spettacoli).


27 marzo.

TEEN AMERICA BUILDING, LION’S DELAWARE CO. FAIRGROUNDS, MUNCIE, INDIANA.


28 marzo.

XAVIER UNIVERSITY FIELDHOUSE, CINCINNATI, OHIO (due spettacoli).


29 marzo.

CHICAGO UNIVERSITY, CHICAGO, ILLINOIS.


30 marzo.

UNIVERSITY OF TOLEDO FIELDHOUSE, CINCINNATI, OHIO (due spettacoli).


31 marzo.

STADIO DI FILADELFIA, PENNSYLVANIA.


2 aprile.

STADIO PAUL SAUVE, MONTRÉAL, QUÉBEC, CANADA.


6 aprile.

WESTCHESTER COUNTY CENTER, WHITE PLAINS, NEW YORK.


Hugh Hopper:

«Una volta, durante il tour con Hendrix, Mike propose di far suonare a me il basso quando Kevin beveva troppo prima del concerto. Ma io ero convinto che Kevin suonasse meglio da ubriaco e così non se ne fece nulla».


(Metà) aprile.

RECORD PLANT, NEW YORK: SEDUTE DI REGISTRAZIONE PER L’LP THE SOFT MACHINE.

Pubblicato in novembre dalla statunitense Probe.

a) Hope For Happiness (B. Hopper, K. Ayers, M. Ratledge)

b) Joy Of A Toy (K. Ayers, M. Ratledge)

c) Hope For Happiness (Reprise) (B. Hopper, K. Ayers, M. Ratledge)

d) Why Am I So Short (H. Hopper, K. Ayers, M. Ratledge)

e) So Boot If At All (K. Ayers, M. Ratledge, R. Wyatt)

f) A Certain Kind (H. Hopper)

g) Save Yourself (R. Wyatt)

h) Priscilla (M. Ratledge, K. Ayers, R. Wyatt)

i) Lullabye Letter (K. Ayers)

j) We Did It Again (K. Ayers)

k) Plus belle qu’une poubelle (K. Ayers)

l) Why Are We Sleeping? (K. Ayers, M. Ratledge, R. Wyatt)

m) Box 25/4 Lid (M. Ratledge, H. Hopper)

Mike Ratledge, organo (tranne m), pianoforte (m), corde del pianoforte (e); Kevin Ayers, basso (tranne m), voce (j, k), cori (g, i), pianoforte (e); RW, batteria (tranne m), voce (tranne b, e, h, k, l). Ospiti (non menzionati nelle note): Hugh Hopper, basso (m); Cake, cori (l).


Note:

1. So Boot If At All è in realtà I Should’ve Known di Hugh Hopper con un nuovo testo scritto da Wyatt. Venne registrata di getto, al primo tentativo.

2. Box 25/4 Lid venne composta da Mike Ratledge e Hugh Hopper nella loro camera d’albergo a New York alla vigilia dei quattro giorni di registrazioni.


Kevin Ayers: 

«Trovo vergognoso che non sia stato prodotto meglio. Avevamo uno dei migliori produttori in circolazione, Tom Wilson (quello di Bob Dylan, di Cecil Taylor, dei Velvet…) ma non credo che gliene importasse nulla. Tutto quel che ricordo di lui è che passava le giornate al telefono con la sua ragazza. Suonavamo i pezzi in diretta, come in concerto, e quelli dicevano: “E questo è uno”. Ci sono pochissime sovraincisioni. Se solo ci avessero dato un produttore più sensibile o più efficiente, sarebbe potuto venire molto meglio». 


19 aprile.

TROY ARMORY, TROY, NEW YORK.


(?) aprile.

«JAZZ SERIES», MUSEUM OF MODERN ART, NEW YORK.


Mike Zwerin (giornalista):

«Con le proiezioni mobili e astratte di Mark Boyle che li avvolgono da ogni parte e fluttuano variopinte su di loro, i Soft Machine sono un vero spettacolo sulla scena, sebbene non del tutto inusitato di questi tempi. Sono agghindati come ci si poteva immaginare: capelli che scendono sulle spalle, copricapo pescati nei negozietti dell’usato, occhialini scuri, camice paisley, perline e campanelli. Talvolta, il batterista Robert Wyatt si presenta in scena inossando solo le mutandine di un bikini. In poche parole, sembrano tre eccentrici emarginati».


Robert Wyatt: 

«Ho un ricordo realmente fantastico di certi concerti in trio con Mike e Kevin – molto meglio che su disco. Kevin era davvero stupefacente».


Al loro ritorno a Londra, i Soft Machine trovarono alla svelta un po’ di ingaggi, che dovettero però annullare quando seppero che era in preparazione un secondo tour statunitense con Hendrix. Il 4 maggio, nell’appartamento del chitarrista Andy Summers si svolse una jam session cui parteciparono il padrone di casa, i fratelli Hopper e Wyatt; subito dopo, Summers entrò nei Soft Machine e cominciò a provare con loro a Gravenay e Canterbury.


Andy Summers:

«Per circa un anno, suonai con un gruppo che si chiamava Dantalions Chariot; era dura, facevamo una specie di acid rock. A Londra andavamo benissimo – piacevamo a tutti – ma non appena ci spostavamo a nord, o comunque fuori Londra, risultavamo troppo strani. Ma a Londra c’era un giro fantastico. Suonavamo tutti in quei locali: il Middle Earth, l’UFO, la Roundhouse… Si andava in scena a mezzanotte e tra una cosa l’altra s’andava avanti per tutta la notte. Quello sì che era un periodo stupendo.

«Comunque, i Dantalions Chariot giunsero al capolinea per colpa soprattutto di un tremendo incidente d’auto che capitò una notte tornando dallo Yorkshire. Sfortunatamente, fui io a uscirne peggio. Mi ruppi il naso e mi misero una roba di plastica intorno alla testa. Ricordo che mi toccava esibirmi con quella specie di maschera e Robert la trovò una figata. Credo che fosse venuto a vederci da qualche parte. Io mi sentivo molto in imbarazzo in quella situazione – sai, salire sul palco conciato come l’uomo invisibile – e invece Robert mi fece un sacco di complimenti.

«Non mi ricordo in che modo entrai nei Softs ma devono avermelo chiesto loro. Perciò, lasciai il mio appartamento a West Kensington e mi trasferii a casa di Robert, a Dulwich. In quella casa circolava un po’ di gente – alcuni ci abitavano. Comunque, fu un periodo molto interessante. Quasi tutte le sere, io e Robert improvvisavamo fino a tarda notte. Solo io e lui: ci sballavamo ben bene e poi suonavamo fino alle quattro del mattino».


30 luglio.

INDEPENDENCE HALL, LAKESHORE AUDITORIUM, BATON ROUGE, LOUISIANA.


2 agosto.

MUNICIPAL AUDITORIUM, SAN ANTONIO, TEXAS.


3 agosto.

MOODY COLISEUM, SOUTHERN METHODIST UNIVERSITY, DALLAS, TEXAS.


8 agosto.

JAM SESSION - THE SCENE, NEW YORK.

Jeremy Steig, flauto; Larry Coryell, chitarra; Noel Redding, basso; RW, batteria.

 

rw Larry Coryell:

«Non ricordo quella jam session, perché a quei tempi ne capitavano tantissime. Mi ero trasferito a New York, non avevo un quattrino e volevo fare il musicista jazz. Ma stavano succedendo così tante cose! Era proprio impossibile vedere tutto e tutti. Hendrix sembrava onnipresente. Quindi, cominciai ad adoperare stilemi rock e blues in modo da poter suonare con musicisti differenti. Ma mi ricordo di Robert, sì. Me lo presentò mia moglie, se non ricordo male, e mi piacque: era un tipo frizzante, pieno d’energia, espansivo. E dunque suonammo sicuramente insieme, anche perché, se devo essere sincero, non chiedevo altro che suonare con chiunque fosse inglese».


Robert Wyatt: 

«Mi sentii molto onorato quando mi invitò. Ci presentò Mitch ed ebbi l’impressione che non fossimo fatti della stessa pasta ma improvvisammo un blues, mi pare. Ce la cavammo».


9 agosto.

RECORD PLANT, NEW YORK: REGISTRAZIONE DI ALCUNI PROVINI DI NOEL REDDING.

Non si conoscono ulteriori dettagli.


Dal diario di Noel Redding:

«(Il servizio fotografico di Linda Eastman) è andato molto meglio della seduta che ho organizzato il giorno dopo nel tentativo di registrare una prima stesura di alcune delle mie ultime canzoni. Il batterista era uno strazio e abbiamo dovuto smettere. Poi ho preso un po’ d’acido e sono andato con i Who allo Scene, dove ho suonato con Robert Wyatt e Larry Coryell. È andata bene, tanto che il giorno dopo ho chiesto a Robert di darmi una mano con i provini e abbiamo registrato due canzoni».


10 agosto.

AUDITORIUM THEATRE, CHICAGO, ILLINOIS (due spettacoli).


11 agosto.

COL BALLROOM, DAVENPORT, IOWA.

Scaletta: Lullabye Letter, Priscilla, Lullabye Letter Reprise, We Did It Again, Why Are We Sleeping?, Joy Of A Toy, Hope For Happiness, Clarence In Wonderland, You Don’t Remember, assolo d’organo, improvvisazione collettiva, 10.30 Returns To The Bedroom (con Plus belle qu’une poubelle inglobata al proprio interno). Durata complessiva: 38 minuti.


16 agosto.

MERRYWATER POST PAVILION, COLUMBIA, MARYLAND.


17 agosto.

ATLANTA MUNICIPAL AUDITORIUM, ATLANTA, GEORGIA (due spettacoli).


20 agosto.

THE MOSQUE, RICHMOND, VIRGINIA (due spettacoli).


23 agosto.

«THE NEW YORK ROCK FESTIVAL», SINGER BOWL, FLUSHING MEADOW PARK, QUEENS, NEW YORK.


Andy Summers:

«Si vennero a creare degli attriti tra me e Ayers. In realtà, Kevin avrebbe preferito che il complesso restasse un trio. Non voleva un chitarrista o non gli piacevo io o non so che altro. Quindi, quando infine arrivammo a New York trovò il modo di licenziarmi. Fu un tour interessante: praticamente venimmo contestati ovunque per la nostra eccessiva stravaganza».


Kevin Ayers:

«Si unì a noi per parte del tour statunitense ma non funzionò. Andy Summers è un chitarrista jazz molto bravo ma sentivo che Robert e Mike si facevano molto trascinare. E pensavo: “Non è questo che voglio fare”, anche perché non riuscivo a tenergli dietro».


25 agosto.

CAROUSEL THEATRE, FRAMINGTON, MASSACHUSETTS (due spettacoli).


26 agosto.

KENNEDY STADIUM, BRIDGEPORT, CONNECTICUT.


30 agosto.

LAGOON OPERA HOUSE, SALT LAKE CITY, UTAH.


1 settembre.

RED ROCKS PARK, DENVER, COLORADO.


3 settembre.

BALBOA STADIUM, SAN DIEGO, CALIFORNIA.


4 settembre.

MEMORIAL COLISEUM, PHOENIX, ARIZONA.


5 settembre.

SWING AUDITORIUM, SAN BERNARDINO, CALIFORNIA.


6 settembre.

CENTRE COLISEUM, SEATTLE, WASHINGTON.


7 settembre.

PACIFIC COLISEUM, VANCOUVER, CANADA.


8 settembre.

COLISEUM, SPOKANE, WASHINGTON.


9 settembre.

MEMORIAL COLISEUM, PORTLAND, OREGON.


13 settembre.

OAKLAND COLISEUM, OAKLAND, CALIFORNIA.


14 settembre.

HOLLYWOOD BOWL, HOLLYWOOD, CALIFORNIA.



Non appena conclusa la faticata statunitense, i membri del gruppo, esausti, presero ognuno la propria strada. Ayers vendette il basso a Mitch Mitchell, riscosse un anticipo sulle proprie percentuali e fuggì a Ibiza; Ratledge tornò a Londra e si dedicò ad affinare le proprie idee compositive; Wyatt si trattenne nelle vicinanze di Los Angeles, dove venne ospitato da Eric Burdon e Jimi Hendrix nelle proprie case a Laurel Canyon.


Kevin Ayers:

«Durante il primo tour, ero sempre ubriaco fradicio. Ragazze che facevano la fila fuori dal camerino, fiumi d’alcol dappertutto, tanto che finivo ogni sera ubriaco e con decine di ragazze a disposizione. Per il secondo tour, cambiai completamente abitudini. Mi costrinsi a seguire una dieta macrobiotica, tanto severa che tutto il mio corpo ridusse i ritmi. Rinunciai completamente ai locali notturni. Semplicemente, me ne restavo in camera al Chelsea Hotel – o dove diamine eravamo – insieme a Mike Ratledge. Mi sdraiavo per terra e guardavo fisso il soffitto, mentre lui leggeva un libro. Mi ero spinto talmente in là con il regime di vita macrobiotico che tutto ciò che accadeva intorno a me mi pareva violento ed eccessivo e perciò me ne estraniavo. Nei momenti peggiori, era solo un’incessante routine albergo-aereo-spettacolo, albergo-areo-spettacolo…. Io e Mike andavamo in giro a picchiare sulle porte urlando: “Non ce la faccio più, non ce la faccio più!”».


Mike Ratledge:

«Viaggiare per gli Stati Uniti con un complesso pop è come stare in un purgatorio di lusso. Dormi negli Hilton e al mattino, per prima cosa, ti accompagnano all’aeroporto su una Cadillac Fleetwood. Appena scendi dall’aereo, c’è pronta un’altra Cadillac Fleetwood che ti scarrozza fino all’albergo. Ti lavi e poi la Cadillac Fleetwood ti porta al concerto e quindi di nuovo all’Hilton. Dormi. Alla fine, la tua idea della geografia è tutta scombussolata. Vieni trasportato di qua e di là come fossi una valigia. Non hai alcun potere sulla piega che prende la tua vita. È come in quegli esperimenti in cui tolgono ai topi il controllo del proprio corpo. Alla fine, si soffre di spersonalizzazione, perdita d’identità. Sembra che esageri ma è davvero così. Non c’è più un “io” che viaggia, il viaggio ti sussume, perdi la nozione dello spazio, perché il volo fa sì che il viaggio non sia più tale. E l’America pare fatta apposta per negare le differenze tra un luogo e l’altro».


Robert Wyatt: 

«Il 1968 non era un bel momento per visitare l’America: vidi tantissime cose orribili, di quelle che ti danno da pensare. A volte, qui, si leggono articoli sul razzismo, e certamente abbiamo il diritto di discuterne, ma finché non passi un po’ di tempo negli Stati Uniti, dove le strade stesse puzzano di razzismo, non te ne fai un’idea precisa. Vidi cose che un ragazzino inglese cresciuto nella bambagia non aveva mai visto: l’ostilità della polizia verso chiunque avesse i capelli un po’ lunghi, poliziotti in motocicletta che si lanciavano tra la folla senza neanche darle il tempo di aprirsi… Li vidi prendere un ragazzino, metterlo orizzontale e sbatterlo contro il muro come un ariete. Noi eravamo piuttosto al sicuro – non facevamo altro che passare da un albergo all’altro – ma si vedeva bene che la vita per le strade era un bel rischio».



Durante le sette settimane di permanenza in California, Wyatt venne più volte invitato da amici a prendere parte a sedute di registrazione nei T.T.G. Inc. Sunset-Highland Recording Studios di Hollywood («T.T.G., Hollywood», d’ora in avanti).


Ottobre.

T.T.G., HOLLYWOOD: SEDUTE DI REGISTRAZIONE PER L’LP LOVE IS DI ERIC BURDON AND THE ANIMALS.

Pubblicato nel 1969 su etichetta MGM Standard.

In River Deep Mountain High: Eric Burdon, voce; Zoot Money, tastiere e cori; Andy Summers, chitarra; John Weider, basso; Barry Jenkins, batteria; RW (non citato in copertina), cori.


Ottobre.

T.T.G., HOLLYWOOD: SEDUTE DI REGISTRAZIONE PER I PROVINI DI MOON IN JUNE E RIVMIC MELODIES DI ROBERT WYATT.


Ottobre.

T.T.G., HOLLYWOOD, SEDUTE DI REGISTRAZIONE PER IL PROVINO DI SLOW WALKIN’ TALK DI ROBERT WYATT.

Pubblicato in Eire il 2 novembre 1992 dalla UniVibes sul cd CALLING LONG DISTANCE… di Jimi Hendrix (e quindi su FLOTSAM JETSAM di RW).

RW, batteria, voce, pianoforte e organo; Jimi Hendrix, basso.

Si trattava di una rivisitazione della canzone scritta nel 1965 da Brian Hopper per i Wilde Flowers.


Robert Wyatt: 

«È una cosa alla Mose Allison; Jimi entrò, l’ascoltò e sussurrò: “Potrei provare ad aggiungerci una parte di basso – non dovrai usarla per forza”. Si fece prestare il basso da Noel ma non dimentichiamo che era mancino e dunque dovette suonarlo al contrario. Al primo tentativo, fece subito una cazzo di parte di basso in perfetto stile Larry Graham (quello di Sly and the Family Stone)! L’aveva ascoltato una sola volta, compresi cambi di tonalità, stacchi e tutto il resto. Fu impressionante».


31 ottobre.

T.T.G., HOLLYWOOD: SEDUTE DI REGISTRAZIONE PER L’LP SUNRISE DEGLI EIRE APPARENT.

Pubblicato nel maggio 1969 dalla Buddah.

In The Clown: Ernie Graham, chitarra ritmica e voce; Eric Stewart, basso; David Lutton, batteria; Jimi Hendrix, chitarra; Noel Redding e RW (non citati in copertina), cori.


10 novembre.

LARRY CORYELL - THE VILLAGE VANGUARD, NEW YORK.

Larry Coryell, chitarra; Miroslav Vitous, contrabbasso; RW, batteria.


Larry Coryell:

«In quel periodo, avevo un trio con Miroslav Vitous e con Bob Moses alla batteria. Se ben ricordo, dovevamo fare due concerti nella stessa sera – l’altro era allo Scene – e dunque ci toccò proprio sbatterci di qua e di là. Quindi, se mi dici che quella sera Robert suonò con me, immagino che Bob gli avesse chiesto di sostituirlo. Ma so per certo che al Vanguard ci trovavano spesso da dire perché non suonavamo solo jazz convenzionale».


Novembre.

RECORD PLANT (?), NEW YORK: SEDUTE DI REGISTRAZIONE PER I PROVINI DI MOON IN JUNE E RIVMIC MELODIES DI ROBERT WYATT. 

RW, voce, batteria, organo, pianoforte, piano elettrico, flessatoni. 


Note:

1. Moon In June era un brano di dieci minuti che comprendeva i temi di That’s How Much I Need You Now e I Don’t Remember (incisi sul provino per Gomelsky nell’aprile 1967). Tre minuti di questa prima versione sono stati pubblicati il 15 agosto 1994 da Rough Trade su FLOTSAM JETSAM.

2. Rivmic Melodies era una suite comprendente varie composizioni in nuce di Hugh Hopper (fra le quali Have You Ever Been Blue), riarrangiate e dotate di nuovi testi. Non è del tutto certo che a quel punto il titolo fosse già Rivmic Melodies.


Robert Wyatt: 

«La casa discografica non sapeva che ci eravamo sciolti. Non avevano ancora pubblicato il primo album, nonostante fossero passati sei mesi dalla registrazione, e pareva che nulla ci obbligasse a proseguire. Ed ero riuscito a realizzare vari progetti che covavo da tempo ma che non avrei potuto portare a termine con il gruppo com’era allora. Fu un grande sollievo entrare in studio, suonare io tutti gli strumenti e poterlo fare senza per forza dover essere democratico – tutto qui. Registrai due brani. Guarda, andai dalla casa discografica e dissi: “Sentite, Mike è ritornato a Londra, non so…”. Insomma, era l’inverno del 1968 e non appena avevo appena rimesso piede a New York mi avevano proposto di comporre le musiche di un film: ero proprio contento. Ma quelli risposero: “No, ascolta, il disco è stupefacente, vogliamo farlo uscire e il complesso dovrebbe suonare in giro”. E io: “Pensate proprio che dovremmo?”. Allora, telefonai a Mike a Londra e gli domandai: “Hai voglia di mettere insieme una nuova versione del gruppo?”. E lui rispose: “No, sì, no, sì. Sì”».


Non riuscendo a rintracciare Kevin Ayers in Spagna, venne invitato Hugh Hopper, che era in procinto di vendere il basso per comprarsi una moto e girare la Francia. Il 21 dicembre, Hopper lasciò Canterbury e raggiunse Wyatt a casa della madre a West Dulwich, dove il nuovo trio cominciò a provare.

Nel frattempo, in America usciva il disco d’esordio del complesso, che si piazzava al numero trentotto nelle classifiche di Billboard. Vari problemi legali ne impedirono però la pubblicazione in madrepatria e le non numerosissime copie di importazione andarono rapidamente esaurite. Applicato alla copertina apribile dell’album, c’era un disco girevole di cartoncino con stampate fotografie dei musicisti all’interno di un collage dadaista: un’idea che fece epoca e ispirò, due anni più tardi, quella di LED ZEPPELIN III.


George Niedorf:

«Un giorno mi trovavo in un negozio di dischi; avevo sentito parlare dei Soft Machine e così presi un loro album, che scoprii poi essere il primo, nelle cui note si diceva che avevo insegnato a Robert tutti quegli strumenti. Risi tra me e me, perché non era affatto vero: insomma, non so proprio come ci finì il mio nome, su quella copertina. Notai anche che era scritto sbagliato: “George Neidori”. Mi faceva sembrare un famoso batterista italiano!».


27 e 28 dicembre.

«SUPER STAR JAM SESSION», ROUNDHOUSE, LONDRA.

George «Zoot» Money, organo, piano elettrico, voce; Andy Summers, chitarra, Hugh Hopper, basso; RW, batteria.

Tra i brani eseguiti: Dear Mr. Fantasy e Why Don’t We Do It In The Road.


Noel Redding:

«Il mio diario, in data 27 dicembre 1968, dice: “Fatto un salto alla Roundhouse, suonato con Mitch, Jack Bruce, Capaldi, Dave Mason e Neil Landan”. E ricordo che c’era di mezzo anche Robert. Suonai con lui da varie altre parti – allo Scene Club, per esempio – e probabilmente anche più spesso in studio (forse Eddie Kramer ha ancora quei nastri?). Ho un ottimo ricordo di Robert batterista. Parlammo addirittura di fondare un gruppo insieme».

 

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