Dai corpi cibernetici agli spazi virtuali
di Linda De Feo In questo suo ultimo lavoro Linda De Feo affronta con il consueto rigore – e con una scrittura densa, ricca di riverberi e di stimoli, come le è abituale – il tema di una storiografia critica sul digitale e il virtuale. Lo affronta senza tanti fronzoli, entrando subito nel merito, e strappando il tema alla chiacchiera giornalistica e alla saggistica istantanea, scavando invece in profondità e riportando il fulcro del discorso ai “padri nobili” del lavoro che ha fondato la ricerca e le applicazioni su tutte le tecnologie su base digitale – dalla cibernetica di Norbert Wiener, alla realtà virtuale immersiva dei Data Gloves™, ai vari ambienti virtuali della rete, passando per Marshall McLuhan, Alberto Abruzzese, Jean Baudrillard. Sviluppando quindi un discorso unitario, che, piuttosto che riportare uno per uno i punti di vista dei vari autori, si immerge e integra le linee di forza dei vari approcci e dei vari contributi in un flusso unico, omogeneo, che dà ragione degli elementi di continuità dei vari autori. L’idea che “La virtualizzazione dell’esperire… costituisce un concreto del pensiero, una dimensione del reale…” (p. 63) forse non a caso scritta alla metà esatta del volume, è il nucleo di fondo attorno al quale ruota tutto il ragionamento della ricercatrice napoletana. La De Feo sancisce così un a priori necessario:
la realtà è data da ciò che percepiamo. Alle giuste condizioni noi percepiamo come coerente, contigua, completa la realtà virtuale: questa è un oggetto che si offre ai nostri sensi, al nostro pensiero, come territorio di esperienza: e quindi è
reale. Quindi – al di là della sua materialità oggettiva, elettronica, fatta di flussi elettrici – ha una materialità che proviene dal suo essere un possibile – fra i tanti – ambienti per un qui-ed-ora in cui si colloca il soggetto senziente – e pensante. Dalla materialità meccanica dei robot, alle ricerche sull’Intelligenza Artificiale, ai vari gradi di ibridazione fra analogico e digitale, artificiale e organico, materiale e immateriale, concreto e virtuale. Un testo utilissimo.
|
titolo Dai corpi cibernetici agli spazi virtuali
di Linda De Feo
editore Rubbettino,
Soveria Mannelli
pagine 138
prezzo € 12,00
|
|
[ torna a letture ] |
||
|
Gli enigmi dei Vedovi Neri
di Isaac Asimov Comparse inizialmente sulla rivista Ellery Queen's Mistery Magazine, le più di cinquanta storie dei Vedovi Neri scritte da Isaac Asimov sono state successivamente ristampate in una serie di volumi di successo. La minimum fax per prima in Italia ne sta curando la pubblicazione integrale seguendo l'ordine originale delle uscite americane.
Gli enigmi dei Vedovi Neri è il quarto volume della serie dopo i precedenti
I racconti dei Vedovi Neri, Dodici casi per i Vedovi Neri e I banchetti dei Vedovi Neri; anche in questo caso i racconti sono 12, e al termine di ognuno lo stesso Asimov ne spiega il “backstage” condendolo con l'inevitabile nota autobiografica sempre ironica e affascinante quanto il racconto stesso. I racconti dei Vedovi Neri, come si autodefiniscono i membri di questo circolo informale che s'incarica di risolvere misteri tra una portata e l'altra della cena, si sviluppano dentro formule fisse, quasi mai trasgredite. Il ristorante, la soluzione inevitabilmente fornita dal cameriere Henry, i sei membri del Club ognuno con una propria e ben definita personalità, la formula d’inizio “Come giustifica la sua esistenza?”. Tutte le storie sono naturalmente condite da leggere e ‘puritane’ sfumature umoristiche, spesso satiriche. L’ispirazione per questi racconti deriva dagli incontri mensili di Asimov con i
Trap Door Spiders, un gruppo di amici di cui alcuni molto legati all’autore e che egli utilizza come falsa riga per i suoi personaggi, tra cui i famosi scrittori di fantascienza L. Sprague De Camp per la figura di Geoffrey Avalon e Lester Del Rey per Emmanuel Rubin. Forse il personaggio di Henry è una versione umoristica di Asimov stesso. A esporre l'enigma alla base del racconto è un commensale esterno, ospite del 'club'; ma il lettore non si aspetti omicidi o cose del genere: quelli dei Vedovi Neri sono veri e propri enigmi, spesso dei rompicapo, la cui soluzione può essere raggiunta senza necessità di interrogare testimoni né tantomeno raccogliere prove. Come nel caso di uno dei suoi investigatori fantascientifici, il dottor Hurt, Asimov estremizza le formule di Sherlock Holmes o di Hercule Poirot: risolvere l'enigma con il solo uso delle cellule grigie, senza alzarsi dalla poltrona. Con i
Vedovi Neri il lettore italiano può finalmente scoprire in tutta la sua ampiezza lo straordinario talento di Asimov come scrittore di gialli e di storie umoristiche, una produzione che può apparire strana e fuori contesto agli occhi di chi ha conosciuto ed apprezzato sempre e solo il grande autore di fantascienza, ma che dimostra come i confini e le etichette siano sempre andate strette ad una persona come Isaac Asimov.
|
titolo Gli enigmi dei Vedovi Neri
di Isaac Asimov
editore minimum fax, Roma
pagine 256
prezzo € 15,00
|
|
[ torna a letture ] |
||
|
Etica della ricerca medica ed identità culturale europea
a cura di Francesco Galofaro “Non sentiamo di gente che muore di mortalità”. Così scrive Zygmunt Bauman in
Il teatro dell’immortalità, come se la morte sia un eventualità immeritata, piuttosto che un destino comune, chiosando le sue riflessioni sull’ossessione – tutta moderna – di voler attribuire ad ogni morte una causa specifica, attraverso naturalmente l’analisi di indizi, tracce,
segni. In questo, confermando in anticipo uno dei fulcri del libro curato da Galofaro: “Il punto è squisitamente semiotico…”, scrive il semiologo nell’introduzione al volume, riferendosi allo slittamento progressivo che hanno avuto in questi anni le determinazioni dei “segni” della morte, in funzione degli sviluppi delle tecnologie applicate alla medicina, e delle questioni etiche che ne sono sorte. Questioni che in Italia hanno subito assunto il volto del conflitto scienza/fede, ma che implicano necessariamente il conflitto medicina/legge nel disputarsi i corpi (e le “anime”, naturalmente) degli uomini – e su cui Michel Foucault ha scritto pagine ancora definitive. E che, in parte a differenza di ciò che accade in Europa, sono il mezzo per parlare d’altro – per ribadire un preciso “ordine del discorso”, per citare ancora Foucault.
Il volume così introdotto da Galofaro dà spazio a riflessioni e stimoli a più dimensioni attraverso interventi provenienti da più aree. Lo stesso ricercatore, nel suo contributo, evita di rimanere nell’ambito specifico della sua disciplina, ma allarga la riflessione ad altri campi disciplinari – all’etica, prima di tutto, come branca della filosofia – per render conto e descrivere l’intero contesto in cui, prima di tutto nel Novecento europeo, sono maturate le condizioni e le premesse dello scontro in corso. E per rivendicare la necessità di ricondurre l’analisi ad un piano scientifico ricorre agli strumenti della filosofia del linguaggio prima di tutto, quindi all’emergere della bioetica, per mostrare come il conflitto attuale sia frutto anche di (volontari, secondo noi) equivoci sui significati attribuiti ai termini, presupposizioni artificiose, omissioni palesi. |
titolo Etica della ricerca medica ed identità culturale europea
a cura di Francesco
Galofaro
editore CLUEB, Bologna
pagine 134
prezzo € 13,00
|
|
[ torna a letture ] |
||