Gli scacchi, ovvero quando il gioco si fa duro | di Livio Santoro | |
E matto non vuol dire matto, folle o pazzo che dir si
voglia, vuol dire morto. Il re è morto! Shah
mat! (anche il verbo latino mactare -
uccidere, distruggere, sacrificare - ha la stessa radice). E in un
certo senso questa dichiarazione è fatta ad opera di un uomo
non solo nella realtà in cui si gioca, ma anche in quella
del gioco stesso. Perché un re non può mai
mettere sotto scacco il re avversario, possono farlo soltanto i sui
fedeli seguaci, tutti gli altri pezzi che si muovono sulla scacchiera. Allora si concluda ancora con Borges (1960, p. 105): Quando si lasceranno i due rivali, quando il tempo oramai li avrà finiti, il rito certo non sarà concluso. In Oriente si accese questa guerra che adesso ha il mondo intero per teatro. Come l’altro, è infinito questo gioco. | ||
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— J. L. Borges, 1932, Discussión, trad. it. Discussione, Adelphi, Milano, 2002.
— J. L. Borges, 1944, Ficciones, trad. it. Finzioni, Einaudi, Torino, 1955. |
— J. L. Borges, 1960, El Hacedor, trad. it. L’Artefice, Adelphi, Milano, 1999.
— P. Maurensig, La variante di Lüneburg, Adelphi, Milano, 2003. — V. Nabokov, 1930, Zaščita Lužina trad. it. La difesa di Lužin, Adelphi, Milano, 2001. |
— I. Peterson, The Soul of a Chess Machine: Lessons Learned from a Contest Pitting Man against Computer,
“Science News”, 30 marzo 1996.
— D. Shenk, 2006, The Immortal Game, trad. it. Il gioco immortale, Mondadori, Milano, 2008. |
— I. Bergman, Det sjunde inseglet, 1956, it. Il settimo sigillo, 01 Distribution, 2007.
— S. Kubrick, 2001: A Space Odyssey, 1968, it. 2001: Odissea nello spazio, Warner Home Video, 2007. |
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