Zabriskie Point
di Michelangelo Antonioni Colmata una lacuna: tra tanti film inutili, nel mercato dell’home video mancava un’edizione digitale di questo lungometraggio del 1970. Opera notevole, che irritò la stampa Usa. Per quel che può valere in una storia di Antonioni, eccone, in breve, la trama: Mark dopo una giornata di scontri all’università che costano la vita ad uno studente e a un poliziotto, ruba un aereo in un aeroporto privato, e vola verso la Valle della Morte, dove incrocia Daria, segretaria in fuga dalla normalità. I due fanno l’amore e poi le strade si separano. Mark riporta indietro l’aereo: verrà ucciso sulla pista del LAX. Daria raggiungerà il suo datore di lavoro (e amante) in una splendida villa, andandosene poco dopo. Fine. Zabriskie Point è il punto in cui due generazioni si fusero ed esplosero in un’unica visione di condanna dell’esistente. Accade nella scena dell’esplosione della villa immaginata da Daria e accompagnata dalla musica dei Pink Floyd, una sequenza tra le più famose in assoluto della storia del cinema. Zabriskie Point è l’incontro nel segno del malessere esistenziale tra la cultura giovanile degli anni Sessanta e un intellettuale della generazione precedente. Antonioni mise in campo il meglio del suo repertorio, sequenze concepite a blocchi, lunghe pause che cadenzano il flusso narrativo, paesaggi dal ruolo predominante, non più semplici fondali, ma metafore di una condizione dell’essere. Infatti, altra scena memorabile è la lunga sequenza visionaria dei due giovani che fanno l’amore a Zabriskie Point, nel cuore della spettrale Valle della Morte, dando vita a un gioco di specchi tanto cerebrale quanto coinvolgente (commentata dalla Love Scene di Jerry Garcia). Zabriskie Point è anche il secondo film, dopo Blow Up, che vide il regista confrontarsi con le nuove generazioni. Qui però non siamo più nella Swingin’ London, ma nei campus californiani dove è forte l’opposizione al sistema, alla guerra, alla morale del tempo. Da rivedere e gustare, poi, il fugace sfottò all’ignoranza del potere. La scena è la seguente: Mark viene fermato e interrogato per essere schedato da un poliziotto. Tra i due avviene questo scambio di battute: Poliziotto: Nome? Mark: Karl Marx Poliziotto: Come si scrive? Mark: emme-a-erre-ics Il poliziotto batte a macchina: Marx Carl.
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titolo Zabriskie Point
regia Michelangelo
Antonioni
principali interpreti Mark Frechette, Daria Halprin, Rod Taylor, Paul Fix, Kathleen Cleaver, G.D. Spradin
casa di produzione Mgm
Home Entertainment
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The Wrestler
di Darren Aronofsky Quarto film per Darren Aronofsky. Ce ne vorrebbero di registi come lui, attenti all’innovazione stilistica, ma mai in subordine alla storia. Così è stato in
Requiem for a Dream, così in Il teorema del delirio. Adesso Aronofsky ci parla di un vecchio wrestler, fiaccato dagli anabolizzanti, dall’alcool e dalla fama raggiunta in gioventù, un’ombra incapace di intrattenere rapporti persino con la figlia, un omone decrepito che fa intenerire solo un’attempata spogliarellista. E la cinepresa che narra la sua storia parla il linguaggio della gente, della stigmatizzazione facile: non ha da subito il coraggio di guardarlo in faccia. La soggettiva iniziale che riprende le spalle del vecchio combattente ne sia testimonianza, perché nessuno nel film, tantomeno lo stesso protagonista, ha il coraggio di farlo. È Mickey Rourke ad interpretare questo relitto dell’America più pura dei contrasti: dall’esalazione alla caduta, dallo sfarzo alla povertà, dalle copertine dei giornali alle roulotte di periferia. Non molte pellicole hanno avuto l’immaginazione di andare anche oltre se stesse e di proporre come protagonista della propria storia un attore dalla storia se non identica, almeno simile a quella del personaggio (viene in mente il Bela Lugosi dei vari
Dracula). E così il gioco è quello di una realtà che si restituisce al film, in un rimando di corrispondenze in cui è anche il cinema stesso, che parla metaforicamente con le immagini di uno sport falso e truculento come il wrestling, a parlare di sé. Perché i wrestler che hanno oramai gli acciacchi della vecchiaia, sono delle carcasse inutili, come quegl’attori che per Hollywood sono solo passato e carta straccia, niente più. L’importante, ciò in cui Aronofsky riesce benissimo, è non lasciarsi sciogliere dal magone per dipingere un quadro sentimentalista. La realtà del cinema, la realtà dello sport, è questa. Punto e basta. Ed il film (in cui forse il finale sembra un improbabile mezzo happy end più commerciale che stilistico) non fa che ripercorrere questa corrispondenza parlando per traslazione anche del cinema, mentre parla di uno sport finto. D’altronde non sono, il wrestler e l’attore, entrambi personaggi?
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titolo The Wrestler
regia Darren Aronofsky
principali interpreti Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Marc Margolis, Todd Barry
casa di produzione Lucky
Red
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Woodstock Director's Cut - Edizione speciale
di Michael Wadleigh Quarant’anni dopo, l’industria culturale celebra l’evento Woodstock (15/18 agosto 1969) con dischi e libri e non poteva mancare l’edizione speciale del film di Wadleigh uscito nelle sale nel 1970 (quell’anno si aggiudicò l’Oscar per il Miglior Documentario). Ne è stata anche prodotta un’edizione in serie limitata denominata: 40th Anniversary Ultimate Collector’s Editing Gift Pack, un cofanetto speciale, con tanto di packaging a frange, contenente oltre a 4 dvd, la ristampa dell’edizione commemorativa di Life Magazine del 29 agosto 1969, la riproduzione del biglietto d’ingresso, un set di cartoline, e altre mirabilia. Questo cofanetto “normale”, con gli stessi 4 dvd contiene la Director's Cut del film rimasterizzata, rivista e approvata dal regista Michael Wadleigh, con 40 minuti di metraggio inedito aggiunti al film dallo stesso Wadleigh e oltre tre ore di contenuti speciali, di cui due sono di performance musicali mai viste prima. Un occasione lunga cinquecento minuti per visionare il trip, autentico, di un’intera generazione che i versi di We Can Be Together, dei Jefferson Airplane (dall’album Volunteers, uscito nello stesso anno) descrivevano alla perfezione: “We are oscene, lawless, hideous, dangerous, dirty, violent and young … We are forces of chaos and anarchy Everything they say we are, we are And we are very Proud of ourselves” (Noi siamo osceni, fuorilegge, orrendi, pericolosi, sporchi, violenti e giovani… Noi siamo le forze del caos e dell’anarchia, siamo tutto quello che dicono di noi e siamo molto fieri di noi stessi). Tutto sommato, però, il festival di Woodstock propose l’aspetto che oggi definiremmo buonista della controcultura giovanile di quegli anni. Si tenne, infatti, tra due eventi tragici. A Los Angeles, il 9 agosto ci fu il massacro di Sharon Tate e di altre quattro persone a opera di Charles Manson e i suoi compari, il 6 dicembre ad Altamont, in California, durante un concerto dei Rolling Stones, un ragazzo venne ucciso a coltellate dagli Hells Angels, mentre gli Stones attaccavano
Simpathy for the Devil. Fine del sogno, fu un po’ come dire: benvenuti nel mondo del reale.
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titolo Woodstock Director's Cut - Edizione speciale
regia Michael Wadleigh
casa di produzione Warner
Home Video Italia
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