Freaks
di Leslie Fiedler
Riflettendo sulle distorsioni – spesso ridicole – prodotte dalla frenesia del politically correct Leslie Fiedler ebbe anni fa a scrivere: “Preferisco di gran lunga essere descritto come ‘un giudeo vecchio e grasso’ piuttosto che come ‘un robusto cittadino anziano di persuasione ebraica’”, stigmatizzando così la fissazione per gli eufemismi e i giri di parole, che hanno condotto nei nostri anni a definire le persone di bassa statura, come i due nani del film Freaks di Tod Browning, “persone iposomatiche”, non si saprà mai scatenando quale sentimento da parte loro: rassicurazione, emancipazione, o piuttosto compatimento o disprezzo nei confronti degli inventori di una definizione simile… E sarebbe la migliore epigrafe ad uno dei grandi classici degli studi sull’immaginario, che ricompare negli scaffali italiani, a circa quarant’anni dall’edizione Garzanti (e a quarantuno dalla sua pubblicazione in lingua originale): Freaks, il saggio del grande studioso di letteratura anglosassone sui mostri, che siano quelli che popolano i campi dell’immaginazione narrativa, o quelli che hanno riempito nei decenni infinite cronache giornalistiche più o meno morbose e altrettanti studi scientifici, più o meno plausibili. Il viaggio che compie lo studioso americano, destreggiandosi fra le figure dell’immaginario e quelle storicamente comparse fra noi è affascinante e illuminante dell’ambivalenza che ci caratterizza nel nostro rapporto con i freaks, con quell’io segreto – il nostro doppio informe e spesso inaccettabile – che ci fa da specchio, e che si materializza periodicamente nel mondo, mettendoci improvvisamente di fronte al disordine della natura e all’impotenza della scienza. O che popola da sempre il nostro immaginario, fornendoci gli attrezzi impalpabili necessari alla mimesi, alla catarsi, e ad una rassicurazione temporanea di fronte agli incubi che popolano la nostra mente. |
titolo Freaks. Miti e immagini dell'io segreto
di Leslie Fiedler
editore Il Saggiatore,
Milano
pagine 384
prezzo € 12,00
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Per molti versi, Freaks è il secondo capitolo di un lavoro più articolato, di mappatura dell’immaginario, che Fiedler inaugura con Amore e morte nel romanzo americano, bellissimo, poderoso e “scandaloso” saggio sulle origini della letteratura statunitense, pubblicato nel 1960, e da Longanesi, in Italia, nel 1983 – e ancora insuperato. Già lì lo studioso si avventura nell’esplorazione dei lati oscuri dell’immaginazione letteraria, ritrovandoli certo in Nathaniel Hawthorne o Edgar Allan Poe, ma anche in luoghi meno prevedibili, almeno per noi, abituati alle versioni purgate per ragazzi dei romanzi di Fenimore Cooper o Mark Twain… In Freaks affonda ancor di più, nella analisi del repertorio di “mostri o mutanti, scherzi di natura, incubi viventi, incarnazione delle nostre paure, caricatura delle nostre illusioni”, come sottolineava la prima edizione italiana del saggio. Fiedler parte, in quella che definisce una “meditazione”, dall’antichità, e dalle creature mitiche – o semplicemente esotiche, inconsuete, quindi automaticamente “mostruose” – che costellavano il mondo dei nostri antenati, per poi arrivare man mano ai nostri giorni, alternando e confrontando fra loro i mostri dell’immaginazione con le persone davvero viventi, colpite da deformità, come l’uomo elefante ricordato nel film di David Lynch o dotate di bizzarre, inconsuete, abilità, come i due fratelli che comunicavano solo attraverso vertiginose architetture matematiche, sostenendo che, in realtà, lo scarto fra immaginario e reale è spesso impalpabile, e come, in profondità, la mostruosità si nutra delle proiezioni dei demoni del nostro inconscio, come – e non è casuale – i mostri dell’Id che si scatenano in Il pianeta proibito di Fred McLeod Wilcox, il piccolo capolavoro della science fiction cinematografica del 1956. | ||
Adolfo Fattori |
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