Golden Section
di Isotope Gli Isotope nascono nel 1972 per iniziative di Gary Boyle, allora chitarrista di belle speranze che all’epoca già vantava un discreto curriculum, avendo suonato con i Trinity di Brian Auger, Mike Westbrook, Mike Gibbs, Keith Tippett e il percussionista giapponese Stomu Yamashta. Con tre album all’attivo, registrati dal 1972 al 1976, gli Isotope sono sempre stati una cellula anomala del panorama jazzistico di matrice britannica dell’epoca. Nonostante la presenza di membri titolati come Brian Miller, Jeff Clyne o l’ex Soft Machine, Hugh Hopper, il gruppo non ha mai saputo esprimere una particolare personalità, rimanendo ancorato a modelli tipici della fusion d’oltreoceano (Weather Report, Mahavishnu Orchestra, Return to Forever). Una gabbia dorata da cui invece gruppi come Matching Mole, Gilgamesh o Ray Russell Quintet cercavano di evadere per stabilire nuove avanguardie. Questa “dipendenza” è ben chiara nella raccolta di inediti della Cuneiform che vede Boyle affiancato da Laurence Scott (tastiere), Hugh Hopper (basso), Nigel Morris (batteria) e, in 6 brani, da Auro de Souza (percussioni). Si tratta di registrazioni che risalgono agli anni 1974-1975: siamo all’epoca dell’uscita dell’album
Illusion che coincise con un’intensa attività concertistica della band. Tra le tracce migliori quelle firmate da Hopper (soprattutto,
Golden Section e Lily Kong), ma non mancano spunti interessanti anche nelle composizioni di Boyle. L’intro di
Illusion (la traccia che apre la raccolta, tratta da un concerto per Radio Brema) potrebbe essere benissimo scambiato per un fraseggio tratto dal primo album omonimo dei Matching Mole. Oppure, le variazioni raga-jazz di Boyle in
Spanish Sun con Morris in grande spolvero ai piatti. Purtroppo, il più delle volte, il tutto è annacquato da interventi tastieristici poco incisivi o da scolorite improvvisazioni. |
titolo Golden Section
di Isotope
etichetta Cuneiform
Records
distributore Ird
|
|
[ torna a ascolti ] |
||
|
In principio
di Arvo Pärt L’austera bellezza della musica di Pärt inaugurò venticinque anni fa con
Tabula Rasa la collana New Series della Ecm, dedicata a musicisti contemporanei e/o ad incursioni nella “musica colta” dal barocco alle avanguardie del Novecento. Il quarto di secolo viene festeggiato dall’etichetta di Manfred Eicher con una raccolta di sei composizioni del compositore estone:
In principio, La Sindone, Cecilia Vergine Romana, Da Pacem Domine,
Mein Weg, Für Lennart In Memoriam. In buon parte, i titoli sottolineano, ancora una volta, la profonda spiritualità che anima questa musica sin dalle sue fonti di ispirazione. Così
In Principio (composizione strutturata in cinque movimenti, per coro misto e orchestra, che alterna momenti gravi e aperture luminose) parte dall’incipit del Vangelo di Giovanni nella traccia omonima (In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio),
Cecilia Vergine Romana (per coro misto e orchestra) è la martire del secondo secolo dopo Cristo e
La Sindone (per orchestra) il Telo di Torino. De Pacem Domine (per coro misto e orchestra) è dedicata alle vittime degli attentati dell’11 marzo 2004 a Madrid e
Für Lennart In Memoriam (per orchestra d’archi) è stata scritta per la cerimonia funebre di Lennart Meri, amico di Pärt e presidente della Repubblica di Estonia dal 1992 al 2001. Infine,
Mein Weg, segnata da un tormentato crescendo, è la trascrizione per 14 archi e percussioni di una composizione per organo del 1989. Non si tratta di semplici indicazioni didascaliche, ma del recupero di una scrittura in funzione d’occasioni, una logica che è propria della musica religiosa (per le feste comandate o per funerali solenni, ad esempio). Una ripresa della tradizione che è parte del più ampio progetto di Pärt di recupero della tradizione musicale, che procede a ritroso nel tempo da Johann S. Bach al canto gregoriano e che lo ha condotto nel tempo a mettere a punto quel suo caratteristico stile che ha battezzato tintinnambuli, poiché:
Tre note di un accordo sono come campane ed è perciò che chiamo questo tintinnambuli
(nome di derivazione onomatopeica ricavato dal tintinnìo delle campane). L’insieme risulta omogeneo, con momenti di intensa drammaticità (La Sindone), di viscerale lirismo (De Pacem Domine), o di commossa pacatezza (Für Lennart In Memoriam). |
titolo In Principio
di Arvo Pärt
etichetta Ecm
distributore Ducale
|
|
[ torna a ascolti ] |
||
|
L'Axe du Fou - Axis of Madness
di Forgas Band Phenomena Patrick Forgas, compositore-batterista, è un piccolo genio. Il suo jazz rock orchestrale, dalle belle linee melodiche e quasi cantabili, funziona alla grande. Per questa prova ha riunito intorno a sé sette musicisti, tutti più o meno sconosciuti ma con una solida tecnica e preparazione musicale, che come l’oliato meccanismo di un orologio svizzero riescono a tradurre e interpretare alla perfezione, senza sbavature, il materiale scritto da Forgas. Un materiale che per ispirazione spazia da Frank Zappa a Jean Luc Ponty, dalla Clearlight Symphony al Mike Oldfield prima maniera, dalla Penguin Cafè Orchestra a certe atmosfere di gruppi progressive britannici come Stackridge o Camel. Anche se, a dirla tutta, le analogie più marcate sono con le suite “orchestrali” dei Caravan: in particolare quelli del periodo con Geoffrey Richardson alla viola e degli album
For Girls Who Grow Plump In The Night e Caravan and New Symphonia. Già il compositore aveva ben impressionato con
Soleil 12, quarto disco dell’ensemble e il primo ad essere pubblicato dalla label americana Cuneiform, dove venivano ripresi e riarriangiati materiali scritti negli anni Settanta. L’album, uscito nel 2005, ottenne un discreto successo di critica e accelerò da parte di Forgas la messa a punto di nuove composizioni. Quattro le tracce contenute in L’Axe du Fou che confermano la vitalità di un ensemble che gioca molto sui cambi di ritmo e su una ricca tavolozza timbrica con fiati, violino, tastiere, chitarra elettrica che si alternano nelle parti soliste. Il brano più convincente?
La 13ème Lune, un saggio dell’abilità di Forgas nell’imbastire una tela multicolore di generi a cavallo fra rock, jazz e musica d’intrattenimento che non può non lasciare indifferenti, e l’iniziale
La Clef, forse il pezzo più “sperimentale” della raccolta. Certo è che per il prossimo album Forgas dovrà inventarsi qualcosa di nuovo a livello di direzione musicale. Altrimenti, la possibilità di ripetersi rischia di diventare davvero alta. |
titolo L'Axe du Fou - Axis of Madness
di Forgas Band Phenomena
etichetta Cuneiform
Records
distributore Ird
|
|
[ torna a ascolti ] |
||