Racconti musicali
a cura di Carlo Boccadoro Come un concept album, alla stregua del
Tommy concepito da The Who, o Non al denaro, non all'amore né al cielo di Fabrizio De André, questi racconti sono legati da un tema comune: la musica. Lo stesso indice è cadenzato come una tracklist, si apre con un dittico intitolato
Compositori I, prosegue con una sezione d’archi, più precisamente solo violini, nel poker di racconti raccolti sotto la voce
Su corde di violino. A seguire ecco poi la trilogia All’Opera, un
Primo Intermezzo e la coppia di storie proposte da Sulla tastiera, poi un
Secondo Intermezzo, un Compositori II, un Terzo Intermezzo, ancora
Compositori III ed Epilogo, gran finale affidato a L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks, di cui esiste anche uno spettacolo musicale che si deve al compositore Michael Nyman, autore, si ricorderà, delle musiche per i film di Peter Greenaway. In totale: ventidue racconti e una poesia, che coprono un arco temporale che va dall’Ottocento ad oggi. Si è detto concept album per via del filo rosso musicale, ma poi generi, stili, gusti, atmosfere e riflessioni ne fanno più una compilation, ben amalgamata, ma assolutamente eterogenea, dove assaporare i preziosismi della ricostruzione storica di Alberto Savinio (Antonio Stradivari) che prende le mosse addirittura dall’Antico Egitto, oppure la macabra e grottesca orgia sanguinaria messa in scena – a teatro –- da Julio Cortázar in
Le Menadi, la storia dura, a suo modo iniziatica, del bopper eroinomane narrata da James Baldwin (Il blues di Sonny), l’incontro metafisico e sognante con
La ragazza di Ipanema 1963/1982, inedito di Murakami Haruki sulle note del celeberrimo brano di Stan Getz. In questo raduno di All Stars, sono almeno da citare la prosa sfavillante di Truman Capote (Musica
per camaleonti) e di Carlo Emilio Gadda (Teatro), la rilettura della Genesi in chiave musicale di Michel Tournier (La leggenda della musica e della danza) e la vicenda triste e sconsolata del misconosciuto autore della
Marsigliese, scritta da Stefan Zweig (Il genio di una notte), vicenda che ha come pari solo quella (oltre 150 anni dopo) di Pete Best, batterista nei The Beatles, fatto fuori a un passo dalla registrazione di
Love Me Do, l’inizio della leggenda. |
titolo Racconti musicali
a cura di Carlo
Boccadoro
editore Einaudi,
Torino
pagine 294
prezzo € 19,50
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Corpi
di Alfredo Milanaccio Il XX secolo ha inventato teoricamente il corpo. Dalla fine del XX secolo ad oggi se ne è affermato il trionfo. Tuttavia, nei tempi in cui il corpo non è più una proprietà, dello Stato o di Dio, ma nemmeno appartiene liberamente all’individuo, in cui non è più occultato ma viene esibito, esposto e sovresposto fino quasi a diventare invisibile, irriconoscibile, nessuno può dire che cosa sia il corpo. Tale ambiguità apre, finalmente, la possibilità di una sociologia del corpo, che Alfredo Milanaccio propone in forma di frammenti. Frammenti, perché il tentativo di comprendere il corpo in un unico discorso, di analizzarlo in maniera sistematica in una prospettiva univoca è destinato inevitabilmente a fallire, “perché non bastano neppure cento libri per cominciare ad analizzare e a comunicare quel
tutto che è il corpo”. Corpi, quindi, che vengono declinati, letti, proposti, sentiti, nel susseguirsi dei capitoli, in relazione alle fasi della vita, alla morte, all’erotismo e alla sessualità, alla violenza, alle religioni, ai media, alle emozioni e molti altri aspetti ancora. Frammenti che compongono un affresco straordinariamente ricco di un tema apportatore di nuova linfa per la sociologia e, malgrado ciò, purtroppo ancora marginale negli insegnamenti universitari (forse non è un caso se l’autore è il primo a tenere un insegnamento di Sociologia del corpo). La profondità e l’ampiezza della riflessione, unite all’incontenibile passione, cesellate in uno stile diretto, comprensibile, non ingessato in manierismi accademici, guidano il lettore, studente, studioso o, semplicemente, curioso, in una lettura capace non solo di porre solide basi di conoscenza del corpo, ma anche di suscitare questioni spesso sopite, di aprire prospettive insolite, di “guardare al corpo” e al mondo in cui si in-corpora. |
titolo Corpi. Frammenti per una sociologia
di Alfredo Milanaccio
editore CELID, Torino
pagine 331
prezzo € 32,00
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La domenica della vita
di Raymond Queneau Mettere subito le cose in chiaro, sembra l’imperativo che guida Queneau nel plasmare questo romanzo pubblicato nel 1952, o almeno questa è l’impressione che suscita la lettura dell’esergo: “Siccome i personaggi di questo romanzo sono reali, ogni rassomiglianza con figure immaginarie verrebbe a essere fortuita”. Maestro di capovolgimenti, di ribaltamento dei piani, quello della finzione, dell’immaginazione e quello della vita reale, qui inserisce in effetti elementi biografici, poiché il protagonista Valentin Brû, soldato di seconda classe, presenta diverse affinità con il padre di Queneau, Auguste (ad esempio, entrambi hanno un passato militare nelle colonie) e con se stesso, come appare evidente soprattutto quando Valentin esprime il desiderio di diventare santo. Nel romanzo, il periodo è quello immediatamente precedente la II Guerra Mondiale e Queneau, proprio in quegli anni, visse una profonda crisi spirituale. Sono solo alcune delle tracce sparse lungo tutta la vicenda, che prende le mosse da un banalissimo colpo di fulmine (la storia è zeppa di luoghi comuni, come si addice a vite piccolo-borghesi), quella della merciaia Julia, signorina di età matura per il soldatino Brû, che ignaro di tutto passa ogni giorno davanti al suo negozio facendola sospirare: “Non poteva immaginarselo che ogni volta che passava davanti alla sua bottega, lei lo guardava…”. Siamo a Bordeaux, la guerra è ancora lontana, la donna indomita si rimbocca le maniche, intanto deve scoprire l’identità del giovanotto, ingaggia sua sorella per indagare in caserma, allerta il cognato e… i due presto si sposano, trascorrono un’indimenticabile luna di miele che vede lei restare in negozio a lavorare e lui in tour da solo con una serie di micro avventure esilaranti con prostitute e tassisti. In seguito si trasferiranno a Parigi, dove lei inizierà una doppia vita con una carriera di cartomante, sotto il nome di Mme Saphir, passando poi il testimone al marito. Un gran ritmo sostiene la storia che sin dall’inizio è anche un’avventura verbale, un lavoro funambolico sulla lingua parlata (ed è ammirevole la traduzione di Giuseppe Guglielmi), oltre che una sequenza di momenti irresistibili. Lenta, invece, ma inesorabile, avanza la guerra fino a porsi in primo piano, tragicità che non impedisce a Queneau, in chiusura, di regalarci un’ultima, fulminante battuta. |
titolo La domenica della vita
di Raymond Queneau
editore Einaudi,
Torino
pagine 217
prezzo € 19,00
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