UN’EPIDEMIA SILENTE: LA DISMORFIA MUSCOLARE
di Monica Buonaiutoe Rossella Miraglies |
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L’equazione di genere muscolarità/forza era in passato ed è tuttora immediata e pervasiva. Whitson (1990) argomenta che per i maschi adolescenti l’apparenza e l’immagine del corpo suggeriscono forza e potere. Ciò può aiutare a spiegare anche l’esca del bodybuilding per i teenagers che hanno paura di non possedere i requisiti della mascolinità egemonica. Dalla prima infanzia, ogni maschio ha grandi dubbi circa le sue credenze mascoline. La conferma della mascolinità può essere trovata in prove di virilità come guerre, combattimenti o altre forme di competizione. Sicuramente non si può prescindere dal considerare che un corpo muscoloso riflette, quindi, convinzioni radicate nella nostra cultura e sottolinea le influenze ed i valori della società contemporanea che possono avere un impatto determinante sulle manifestazioni sintomatiche della dismorfia muscolare. Non è un caso, infatti che tale patologia abbia avuto un’incidenza prevalente negli uomini a partire dagli anni Novanta; quando c’è stato un crescente interesse per il corpo maschile, tipico di quegli anni. Pubblicità, giornali, televisioni diffondono a getto continuo figure di corpi giovani, belli, palestrati, ipergonfiati, al centro di un’osservazione particolareggiata che spinge a parlarne spesso, a rimodellarli, ricostruirli, esibirli. Lo spettacolo offerto dai media dell’immagine, crea spesso aspirazioni eccessive, non realizzabili nel mondo reale. Non si può non tener conto di questi fattori per comprendere lo sviluppo della dismorfia muscolare, ma riteniamo che la dimensione socio – culturale possa dare la forma alla patologia e non certo costituirne la causa. La ricerca infaticabile, quanto vana, per raggiungere un corpo ipermesomorfico da parte di questi individui che trascorrono la maggior parte del loro tempo a potenziarsi in palestra, impegnati in esercizi faticosi, attenendosi ad una dieta maniacale ed ingerendo pericolose sostanze, finisce col diventare un vero e proprio progetto identitario. Lo spropositato volume muscolare raggiunto dai soggetti con dismorfia muscolare è lungi dal rappresentare un modello di armonia, di bellezza, di un ambito ideale estetico. Attraverso i muscoli questi individui pongono una distanza con l’esterno; il proprio corpo ipergonfiato simbolicamente rappresenta una corazza che sembrerebbe celare una vera e propria patologia, caratterizzata dal perseguimento di un’ipertrofia muscolare a tutti i costi, che assume le caratteristiche di una vuota conquista. | ||
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