LA VOLONTÀ DI VEDERE IL CORPO
di Alfredo Milanaccio |
|
||
Da sempre il corpo, in tutti i suoi modi essere, di sentire e di agire (la salute e la malattia, la fame e la sazietà, il piacere e il dolore), è al centro dell’interesse e dell’attenzione di tutti gli esseri umani, da prima ancora di nascere e fino alla loro morte. Da sempre, tutti gli esseri umani guardano i corpi, il proprio e quello degli altri, e questi sguardi sono ottici, visuali, ma sono anche cognitivi, mentali, psichici, e sensuali, sono sguardi agìti ed esperiti con tutti gli altri sensi. Da poco più di un secolo, questi sguardi, oltre che ottici, cognitivi e sensuali, sono anche, e sempre di più, tecnologici. Il XX secolo espande in modo straordinario, e in forme e direzioni impensabili, questa capacità/potenzialità di guardare i corpi e di guardare ai corpi: ma espande anche in modo straordinario e impensabile il potere dello sguardo dei corpi, nei corpi e sui corpi. Lo sguardo tecnologico nei corpi, dentro i corpi, è soprattutto lo sguardo della biomedicina e inizia proprio alla fine del XIX secolo: un fisico tedesco, Richard Röntgen, nel 1895 comunicò per la prima volta in modo formale la scoperta di un nuovo tipo di sguardo, a cui diede il nome di Raggi X, che permetteva di vedere con sufficiente chiarezza le parti dure del nostro corpo (le ossa, le cartilagini e simili) e che da decenni fa parte della nostra vita (quasi) quotidiana ma che ha oggi applicazioni molto più ampie, dall’astronomia al controllo degli alimenti inscatolati o imballati. Ma da tempo lo sguardo della biomedicina ci permette ormai di vedere, con la scannerizzazione, la tomografia a emissione di positroni, la risonanza magnetica e altro, l’interno del nostro stesso corpo ben vivo e attivo. E non ci importa granché sapere che quelle immagini del nostro corpo non sono vere riproduzioni, come le fotografie e i filmati, ma sono “ricostruzioni” grafiche e visuali a partire da dati numerici, ed evidenziate con coloranti, dei nostri organi mentre sono in piena funzione, ben vivi e attivi. Quel che ci importa, che ci affascina e un poco anche ci inquieta, è che oggi noi possiamo vedere il nostro stesso pensiero mentre pensiamo di guardare il nostro pensiero, attraverso la visione di immagini colorate delle attività bioelettriche interne del nostro cervello, ricostruite a partire da dati numerici e proiettate su uno schermo (quello che noi stessi stiamo guardando…). Dalle tavole di Vesalio, rappresentazioni a due dimensioni di cadaveri, di corpi morti, passando attraverso le radiografie, rappresentazioni a due dimensioni di corpi (anche) vivi, per arrivare ai nostri giorni all’imaging a risonanza magnetica, rappresentazioni a tre dimensioni di corpi ben vivi e attivi, le straordinarie e impensabili trasformazioni tecnologiche dello sguardo dentro i corpi hanno trasformato radicalmente anche il modo di guardare i corpi.
|
||
[1] (2) [3] [4] | ||