“I colpevoli sono tanti: sono i
montezemolo, i bombassei, i calearo…” (blogover40).
“Il
problema in questo paese non sono solo gli stranieri, ma una classe
politica incapace!” (anagrafeprecari).
Dai
racconti di risentimento online si coglie anche il possibile processo
di auto-colpevolizzazione che può essere a livello
individuale (meccanismo depressivo):
“Mi
sentivo in colpa con me stesso e mettevo in dubbio le mie
capacità in tutto” (tuttosulmobbing.blogspot),
e
sfociare talvolta in patologia (depressione):
“Sono
disperata, incazzata, depressa (…) ho avuto attacchi di
panico, piangevo, mi davo della stupida, mi chiedevo come ho potuto
fare una scelta del genere” (benessere.com/forum/).
Oppure
può essere un’auto-colpevolizzazione a livello di
gruppo sociale al quale il lavoratore ritiene di appartenere:
“La
colpa è solo nostra, perché abbiamo paura di
perdere quel poco che abbiamo” (miglioriamolavoro.blogspot).
Analizzando
le funzioni che i racconti di risentimento online sembrano avere, la
prima fra queste appare quella identitaria. Attraverso i social network
in Rete si problematizza la questione del riconoscimento:
“Noi
precari apparteniamo alla stessa categoria. Il nostro limite
è la nostra diversità, la nostra intrinseca
pluralità. Prenderne atto è il primo
passo” (anagrafeprecari).