La storia in bianco… e nero, ovvero D. W. Griffith nel remix di Dj Spooky |
di Beatrice Ferrara | |
Dj Spooky, tuttavia, traspone questa tecnica, che nasce dalla complessità, e la riporta in un mondo ancora più connesso e denso quale quello dell’età globale contemporanea, aggiornandola. Muovendosi verso il futuro, il remix di Dj Spooky incontra Birth of a Nation di Griffith, una storia che si è messa in cammino più di un secolo fa, ad un incrocio. È l’incrocio, appunto, fra storia e cultura. E, come cantano tanti pezzi blues, ad un incrocio può succedere di tutto. Questa volta infatti il ‘taglio’ è circolare, interno al film di Griffith e alla memoria collettiva degli Stati Uniti, ed opera sui codici. Operando una decodifica ed una trasformazione in digitale del film del 1915, che viene appunto remixato nelle scene e dotato di una colonna sonora, Dj Spooky spinge al massimo la riflessione sulla nostra relazione con le tecnologie che costruiscono la nostra memoria collettiva. È in questo senso che Dj Spooky ritrova, nella tecnica di Griffith, lo stesso intreccio tra flussi, frammenti e fratture che sta al cuore della dj culture: selezionare e mescolare storie per raccontare altre storie, selezionare impulsi per generare pensieri e azioni, moltiplicare i sensi possibili, tracciare linee fra i tempi e gli spazi. Allo stesso tempo, però, Dj Spooky mette in bella vista i propri strumenti di lavoro e non li nasconde nell’opera, facendo inceppare così il meccanismo che aveva consentito alla fiction di Griffith di sembrare ‘un oggetto naturale’. Dj Spooky, infatti, smontando il montaggio, lascia che l’autorevole Storia di Griffith si incagli ed inizi a balbettare, sciogliendosi in un processo, una serie di possibili storie irrisolte. ‘Verità’ e ‘conoscenza’ sono messe in questione, quando la traiettoria del lampo viene ad essere intersecata da una miriade di altre linee narrative: condensando la narrazione in meno della metà del tempo originale (il remix è molto più breve del film del 1915), Dj Spooky fa, delle scene manipolate, un grumo di intensità. I disegni e i diagrammi sovraimpressi alle scene del film, così come la colonna sonora che Spooky dona al film muto, disorientano il senso stabilito dal montaggio di Griffith e rivelano l’inevitabile parzialità che sta nella necessità della mente di selezionare degli elementi da un continuum di intensità. Le campiture che circondano ora un personaggio, ora l’altro, spostano l’attenzione dello spettatore e la disseminano lungo l’intero spazio dello schermo percettivo. Le campiture ed i diagrammi generati al computer, e dal computer, partendo dall’immagine iniziale sono una decodifica ed una traduzione in un diverso ordine dei personaggi stessi del film. La cinepresa di Griffith riprendeva infatti dei corpi, il diagramma virtuale attivato da Spooky complica i confini del corpo e traccia i pattern ritmici delle relazioni fra corpi. Allo stesso modo, i suoni di Re-birth of a Nation spaziano dalla tradizione ai suoni del futuro, ed evocano non i personaggi che vediamo in scena, ma un intero paesaggio di relazioni, di cui i personaggi stessi non sono che una parte. I ripetuti colpi sonori delle basi hip-hop, l’allusiva ironia blues di Robert Johnson, gli archi e i violoncelli, suonano nell’interfaccia potenziale tra memoria e tecnologia, contrappuntando la versione bianca del racconto delle origini degli Stati Uniti. |
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