Ma
non basta, Pinocchio
è un burattino, ma fa le stesse cose che fanno molti bambini
della sua
età: marina la scuola, vuole divertirsi come tutti. Qui
Collodi crea
una frattura: è vero che Pinocchio è un
burattino, ma lo è solo
esternamente; vi sono molti suoi coetanei che burattini lo sono dentro,
perché ascoltano i cattivi maestri ed i cattivi consigli.
Sono automi,
non individui. Pinocchio invece appare il negativo
di un
bambino della sua età e le sue vicissitudini non sono altro
che una
lenta reversione. Il vero bivio della sua metamorfosi è al paese
dei balocchi,
ma il rischio è che la trasformazione diventi irreversibile,
tanto è
vero che il suo cattivo compagno, Lucignolo, diventa ciuchino per
sempre, condannato a lavorare e a morire di stenti. Pinocchio stesso
affronta questa strada sbagliata e rischia di diventare prima
attrazione di un circo, dove viene mortificato e messo alla berlina di
tutti, poi pelle da tamburo. I bambini veri, ma senza coscienza,
vengono tramutati in ciuchini. Il burattino bambino, che finalmente
accetta ed acquisisce le necessarie qualità
morali, può diventare
finalmente un umano. È una fiaba in cui regna sovrana
l’incertezza,
mutano costantemente gli scenari ed i personaggi, è un mondo
in
continua metamorfosi. Anche i personaggi cardine (Geppetto, Fata,
Grillo) appaiono e scompaiono. L’identità del
bambino Pinocchio si
costruisce, in questo lungo viaggio, grazie a continue trasformazioni e
somatizzazioni, come il naso che si allunga in occasione delle bugie.
In Pinocchio la metamorfosi appare guidata o contrastata anche da altri
animali con funzioni diverse ed a volte antitetiche. Ma, mentre in
quella collodiana il processo metamorfico e le trasformazioni di alcune
parti del corpo del burattino appaiono strettamente legate non solo al
comportamento ma anche ai suoi sentimenti e alle sue intenzioni, nella
trasformazione narrata da Kafka il lettore resta legato alla trama
nella ricerca insistente delle motivazioni1.
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Il perché s’impone nel
romanzo kafkiano mentre è il come
ad imporsi in quello di Collodi. Il compito dei personaggi presenti nel
capolavoro di Collodi appare, infatti, quello di allontanare o
avvicinare il burattino alla sua naturale vocazione
di
diventare il figlio in carne ed ossa di mastro Geppetto. Lo
potrà
diventare solo se liberamente sceglierà di divenire un
ragazzo a modo.
Le forze in campo nel racconto appaiono partorite, in fin dei conti,
dallo stesso desiderio del falegname che, nelle pagine iniziali del
libro, dà un soffio vitale al pezzo di legno scartato da
Mastro
Ciliegia. Ed è proprio in quel momento che si viene a creare
un mondo
fantastico e mitologico parallelo, all’interno del quale, e
solo nel
quale, questa trasformazione potrà avvenire. Nella
metamorfosi
kafkiana, per contro, le regole non sono rivelate ed il senso della
trasformazione dà adito solo ad ipotesi da parte del
lettore. Il
celeberrimo incipit del racconto di Kafka ci dice solo che il
protagonista, Gregor Samsa, “destandosi un mattino
da sogni inquieti”,
si trova trasformato in un enorme insetto. Il dramma di Gregor diventa,
nel corso del racconto, un dramma familiare, che termina solo con la
morte dell’enorme insetto e con la ripresa della normale vita
dei
congiunti superstiti. Gregor Samsa si trova sottoposto alle leggi
quotidiane, e le percepisce come cogenti, proprio quando si trova
trasformato nell’aspetto fisico. Il problema principale di
Gregor-scarafaggio, come della sua famiglia, appare quello di
giustificare questa nuova condizione. È “l’ordine
naturale del cose”2
a dover, in assoluto, prevalere e in chiusura del racconto lo
si
ritrova, anche se con molta amarezza. Un ordine indifferente
all’individuo che, nonostante tutto, è necessario
trionfi. La famiglia
di Gregor, infatti, ritrova la serenità perduta solo quando
avrà
rimosso il corpo del grosso insetto. La stessa figlia, che era stata
per lungo tempo solidale con il fratello-scarafaggio rinasce anche in
bellezza, “e fu per loro (la famiglia
Samsa, nda) quasi una conferma dei nuovi
sogni e dei nuovi buoni propositi (…)”. Questa
la chiosa del racconto. Come in Pinocchio anche in Kafka
la metamorfosi sembra essere dettata dalla volontà familiare
di
normalità. |