1313
di Univers Zero
In un punto immaginario dove collassarono insieme Red dei King Crimson e Western Culture
degli Henry Cow, prese forma nel 1977 il minaccioso mondo sonoro degli
Univers Zero. Gruppo belga guidato dal batterista Daniel Denis, legati
anche al giro di RIO (Rock In Opposition) gli Univers Zero sono tuttora
in attività, anche se la formazione è cambiata più volte, mantenendo
costante solo la leadership di Denis. Questo è il loro album
d’esordio, uscito all’epoca in sole 500 copie, non titolato, ma con il
numero di catalogo 1313, che poi ne divenne ufficialmente il titolo.
Venne già ristampato molti anni fa dalla stessa Cuneiform e poi andato
fuori catalogo. Seconda ristampa, quindi, con la novità, oltre alla
eccellente rimasterizzazione, di una bonus track inedita, La Faulx,
registrazione live del 1979 di ottima qualità audio, una truce
cavalcata di circa 28 minuti. La formazione allora vedeva insieme a
Denis il maestoso fagotto di Michel Berckmans, Roger Trigaux alla
chitarra, Marcel Dufrane al violino, Patrick Hanappier (violino, viola
e violoncello pocket), Emmanuel Nicaise all’harmonium e alla spinetta e
Christian Genet al basso. Un assetto timbrico assolutamente originale
all’epoca e il gruppo mise subito in chiaro… quanto di oscuro ci fosse
nel loro progetto musicale. Brani dall’andamento complesso,
claustrofobici, quasi delle marce funebri con ritmi pirotecnici. Venne
subito ribattezzato rock da camera, una definizione riuscita. Non a
caso un musicista legato sempre alla Cuneiform, C.W. Vrtaček disse
degli Univers Zero che se Stravinskj avesse avuto una rock band,
avrebbe voluto che suonasse così. E brani come la lunga Ronde o Malaise gli danno ancora ragione.
Gennaro
Fucile | di Univers Zero
titolo 1313
etichetta Cuneiform
distributore Ird
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London Bridge Is Broken Down
di Mike & Kate Westbrook
Pubblicata
dalla Virgin/Venture e da tempo introvabile, ritorna disponibile e
rimasterizzata questa autentica summa dell’arte di Westbrook. Opera di
grandi proporzioni, che si avvale del prezioso contributo della Mike
Westbrook Orchestra, nove musicisti fidatissimi come Chris Biscoe,
Brian Godding, o Peter Whyman e della Sinfonietta de Picardie,
orchestra da camera composta da ventidue elementi, diretta da Alexandre
Myrat. Summa, ma non riepilogo, poiché il sound pastoso di derivazione
ellingtoniana, le derive rock che mai hanno smesso di contaminare il
lavoro dell’artista inglese, il ricorso a testi poetici, il segno ormai
forte e deciso delle musiche da cabaret (esemplare Blighters, prima parte di Picardie)
– frutto anche del sodalizio artistico e sentimentale con Kate
Westbrook –, l’impressionismo orchestrale imparentato con le colonne
sonore di Bernard Herrmann, ma che rimanda anche agli esperimenti con
l’orchestra di Lee Konitz e Jimmy Giuffre sul finire degli anni
Cinquanta (per lunghi tratti in Wenceslas Square, ad esempio, o Picardie Three,
l’episodio strumentale più affascinante di tutta l’opera), sono
componenti che in questo lavoro si ritrovano in perfetto equilibrio,
tessute fittamente tra loro, rivitalizzate da continui slittamenti.
Partiture che ritagliano anche momenti solistici un po’ per tutti,
compreso il leader che, ad esempio, apre con un solo piano in Nähe des Geliebten, prima parte di Berlin Wall (su testo di Johann Wolfgang von Goethe) e Für Sie seconda parte di Vienna, dall’andamento ora sanguigno, mingusiano, ora pastorale.
Misurato il ruolo solistico di Kate che, invece, affianca il suo
compagno come co-autrice dell’opera, segno di un sodalizio da qui
entrato nella piena maturità. Gennaro Fucile | di Mike & Kate Westbrook
titolo London Bridge Is Broken Down etichetta Bgo
distributore Ird
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Bare Essentials
di Spontaneous Music Ensemble
Dai
cassetti di Trevor Watts, spuntano questi nastri che documentano
l’attività concertistica dello SME nel biennio 1972/73, quando
l’ensemble era composto dai soli John Stevens e Watts. Nel complesso
emerge forte il comune sentire, l’intesa naturale tra i due e quel fine
tritato di jazz che ne scaturiva, senza nulla concedere
all’intrattenimento. Rigorosi e appassionati. In particolare, colpisce
lo sviluppo di Three Extracts, tra l’altro la registrazione più
“vecchia”, ad oggi, di quelle che vedono Stevens lasciare il set
percussivo per impegnarsi alla cornetta. Brano giocato più che mai
sulla capacità di tramare un jazz minimalista, astratto e al contempo
denso, un flusso da cui sgorgano mille piccole derive sonore. I due
davvero respirano insieme. Notevole anche Phil, accorato canto
funebre dedicato al batterista Phil Seamen che scomparve il giorno
prima di questa seduta. Anche qui, nella sezione conclusiva, Stevens è
alla cornetta per un finale prima fiammeggiante poi accorato e infine
sfilacciato. Non è poi solo storico il valore delle Open Flower, sette variazioni della piece minimalista per eccellenza di Stevens, Flower,
che vedono Watts infrangere la natura concettuale del brano, fino a
coglierne la piena musicalità nell’ultima. Registrazioni che
documentano come il duo funse da faro per le successive generazioni di
improvvisatori, come lo stesso Watts ha raccontato a Quaderni D’Altri
Tempi (vedi n.XII) proprio riguardo a quell’esperienza con Stevens:
“…il duo con John sviluppò molte prassi che si usano ancora oggi, nella
scena dell’improvvisazione, da parte di altri musicisti. Sono diventate
parte di quel linguaggio”. Gennaro
Fucile | di Spontaneous Music Ensemble
titolo Bare Essentials
etichetta Emanem
Distributore Jtd |
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