Il
campo del vasaio
di Andrea Camilleri
Anche
Montalbano invecchia. Ormai si approssima alla sessantina (come lui
stesso dichiara, è nato nel 1950), e in
quest’ultimo romanzo i dubbi
sulla propria resistenza non smettono di tormentarlo. Il personaggio si sta stancando delle proprie avventure, ma per chi legge è difficile stancarsi di fronte a una formula ormai consolidata ma sempre avvincente; i tòpoi della serie ci sono tutti: in primis la Sicilia, dove la narrazione può rincorrersi tra mare, omicidi e cene a base di pesce; poi il protagonista, sempre poliziotto, sempre onesto, ma ogni volta un po’ più riflessivo; e infine un autore dall’ironia raffinata, che, tra una citazione di Brecht e una del Vangelo di Matteo, indulge anche all’autoreferenzialità, facendo leggere un suo libro al suo personaggio. Intanto, mentre le prime pagine strappano un sorriso amaro se si pensa ai risultati delle ultime elezioni, è tutto il romanzo ad essere più allegro, più spensierato di quelli immediatamente precedenti, soprattutto de La vampa d’Agosto… Sarà perché Montalbano riesce finalmente a prendersi più tempo per sé o perché nonostante tutto ormai ha accettato l’idea di dover invecchiare come tutti gli esseri umani? È proprio qui che si manifesta la bravura di Camilleri: è riuscito a rendere così umano e credibile il suo eroe che chi legge si interroga su di lui come se fosse reale. Non tutti ci riescono. Lorenzo Fattori |
di Andrea Camilleri
titolo Il campo del vasaio
editore Sellerio,
Palermo 2008
pagine 280
prezzo € 12,00
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Per il West,
oltre il tramonto
di Adolfo
Fattori
In questo libro Adolfo Fattori coglie la
domanda chiave che Tex
pone alla sociologia della comunicazione. Come fa un dispositivo
seriale a funzionare su un arco di tempo così lungo? Tempo
che appare
ancora più lungo pensando che siamo tra il 1948 e il 2008,
la fase in
cui l’industria culturale vive il suo massimo sviluppo e
diversificazione, sperimentando socialmente i linguaggi della
televisione, sino a “sfinirsi” nelle forme fluide
dei nuovi media.
Pure, Tex ha attraversato con successo questo oceano, accompagnando il
ricambio generazionale del proprio pubblico, mutando per non essere
costretto a tradirsi, e traghettando la cultura nazional-popolare del
dopoguerra agli approdi imprevisti della società
postindustriale.
Confermando al fumetto un’attualità che vanifica
molte tra le teorie
relative al nesso tecnologia/comunicazione. Molti sono i motivi di
questa longevità, e Fattori ne suggerisce alcuni indagando
la complessa
stratificazione accumulata dal personaggio e dai suoi dispositivi
seriali. Il genere western, che per la nazione americana supplisce alla
carenza di storia e di epica, in Europa si trasforma in qualcosa di
più. Se per il pubblico statunitense la frontiera del West
costituisce
la metafora generale di un mondo sospeso sulla soglia fra tradizione e
innovazione, tra mitologie liberiste e politiche capitaliste, per noi
europei esso diviene il mittelmarch
dell’immaginario in cui
riemerge potente, nell’orizzonte della modernità,
la forza originaria
del Mito e delle sue figure, unico racconto in grado di restituire alle
vorticose trasformazioni del mondo industriale, un filo di ordine e
continuità semantica. Sergio Brancato |
di Adolfo Fattori
titolo Per il West, oltre il tramonto editore
Cagliostro E-press, Cassino, 2008 pagine 132
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Il
drago e la saetta
di Marco Pellitteri
A
partire
dalla metà degli anni Settanta l’immaginario pop
giapponese è penetrato
in Occidente con una influenza che va molto al di là
dell’impatto
limitato che i film catastrofisti degli anni Cinquanta – come
Godjira
per intenderci – avevano conosciuto. Questa diffusione, che
si fonda su
fumetti e cartoons, giocattoli e videogiochi, si affida inizialmente a
personaggi e contesti ispirati alla fantascienza, come Goldrake,
Mazinga, e i loro epigoni. Poi, acquista nei decenni successivi una
dimensione molto più ricca e articolata, che copre
praticamente tutte
le aree della produzione culturale di massa. Ma una informazione ed una
riflessione approfondite sulla storia, i formati, le strategie dei
prodotti della cultura pop giapponese non sono mai state veramente
tentate. Marco Pellitteri ci prova con questo studio poderoso, che
nelle sue più di seicento pagine cerca di dar conto non solo
della
complessità e della ricchezza dell’immaginario
nipponico, ma anche
delle fasi che ritiene abbiano caratterizzato la penetrazione
– sì soft,
ma sicuramente convinta e significativa – della via
giapponese
all’immaginario collettivo. Ed è per qualificare
queste due fasi che il
giovane sociologo utilizza i termini di drago e saetta,
ispirandosi, evidentemente all’immaginario orientale: la fase
del
drago, per indicare il primo periodo, fondato sull’emulazione
dei
modelli occidentali, più sornione e mimetico; la fase della
saetta, più
incisiva e dinamica, che esprime la capacità della
cultura pop
nipponica di proporre e imporre modelli autoctoni e originali al
mercato occidentale.
Un lavoro completo e convincente, ricco di illustrazioni. Adolfo Fattori |
di Marco Pellitteri
titolo Il drago e la saetta
editore Tunué,
Latina, 2008
pagine 629 prezzo € 28,00
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