Studio 1
di Box
Confezione spartana, note essenziali, titoli che non sono
titoli, poiché le tracce si chiamano tutte Untitled
e si differenziano per numeri non progressivi. Insomma,
sembra un nuovo disco dei Supersilent (vedi Quaderni D’Altri
Tempi n. X) e infatti l’etichetta è la stessa, uno
dei musicisti anche, sono anche loro un quartetto e il territorio dove
si svolgono queste improvvisazioni confina con quello dei compagni di
scuderia. Sono i Box, un supergruppo in sedicesimo: Raoul
Björkenheim che vanta un curriculum di tutto rispetto (Edward
Vesala, Krakatau, i Phantom City di Paul Schutze e Umo Orchestra) alla
chitarra e alla viola da gamba, Trevor Dunn al basso, spesso con John
Zorn e in un paio di formazioni del suo compare Mike Patton (Mr Jungle
e Fantomas), il tastierista, appunto, dei Supersilent Ståle
Storløkken e alla batteria Morgan Ågren,
già collaboratore di Frank Zappa. Quasi metà del
disco è occupata dalla prima traccia (Untitled 9)
che riassume tutti gli elementi con cui la band ama cimentarsi. Fremiti
elettronici, ritmica nerboruta alla Painkiller, fendenti chitarristici,
un’andamento via via più nevrastenico, sullo
sfondo sempre i suoni misteriosi delle tastiere di
Storløkken, tanto eterei quanto consistenti. Tutto precipita
d’improvviso ai confini del silenzio, poi dalle tenebre
riemerge una viola da gamba che divaga impazzita prima di riaffidare il
ruolo di strumento solista alla chitarra elettrica per il deragliamento
conclusivo. Free rock, ambient jazz, sono gli ibridi disegnati anche
nelle performance successive, azzardi possibili grazie alla grande
intesa e lucidità dei musicisti coinvolti.
Gennaro Fucile |
di Box
Titolo Studio 1
Etichetta Rune Grammofon
Distributore
Goodfellas |
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Helios Suite
di George Haslam/Stefano Pastor/Steve
Kershaw/Paul Hession
Registrato il giorno dopo la
bella performance tenuta alla Holywell Room di Oxford (vedi Quaderni
D’Altri tempi n. XII), questo secondo cimento di Stefano
Pastor per l’etichetta di George Haslam (la Slam) risulta
vincente quanto il primo. Qui è all’opera un
quartetto, con la conferma di Steve Kershaw al contrabbasso e
l’ingresso di Paul Hession alla batteria e percussioni varie.
Assenti Harry Beckett (tromba e flicorno) e Richard Leigh Harris
(piano). Differenze timbriche non da poco, quindi. Nella prima traccia Marianao
si apprezza soprattutto la parte solistica che si ritaglia
Haslam al tarogato oltre al notevole interplay che subito il quartetto
evidenzia. Un brano costruito anche per dare modo a tutti di mettersi
subito in mostra. Segue la Helios Suite –
in tre parti – che mostra evidenti legami di parentela con la
rigogliosa musica dell’Art Ensemble of Chicago (e, indietro
nel tempo, con John Coltrane). Un poetica musicale notevolmente
rielaborata. Hemera, la prima parte è
un’intima e intensa preghiera affidata al baritono di Haslam
poi affiancato da Pastor per dar luogo a un canto corale, non privo di
tormento, preludio alla magmatica Epiphany, intenso
corpo a corpo tra gli strumenti. Dialettica che si risolve nella
danzante Hespera, con un Pastor (prima al flauto e
poi al violino) che vola davvero alto, sintesi autentica di Black Music
e tradizione europea. Chiude la deliziosa Abingdon,
un quartetto swingante in partenza, tema accattivante poi destrutturato
da Pastor che avvia un susseguirsi di duo/trio e di cambi
d’atmosfera. Free swing?
Gennaro Fucile |
di George Haslam,
Stefano Pastor, Steve Kershaw, Paul Hession Titolo Helios Suite
Etichetta Slam
Distributore Slam productions
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Gunpowder Temple Of Heaven
di Birchville Cat Motel
Campbell Kneale da Wellington,
Nuova Zelanda, è un infaticabile fabbricante di suoni e
rumori che propone in formato cd, cd-r, o vinile sotto varie sigle
(Lack Boned Angel, Lugosi, Ohm e With Throats As Fine As
Needles). Ufficialmente Kneale è un chitarrista, attivo sin
da metà anni Ottanta con progetti solistici, o coinvolto in
varie band locali. Come Birchville inizia a darsi da fare una decina
d’anni fa e da allora non si è più
fermato, simile quanto a stacanovismo a quello che è anche
un suo punto di riferimento artistico, il signore del noise, Masami
Akita in arte Merzbow. Anche il buon Kneale, infatti, non si risparmia,
confezionando uscite discografiche a catena, bordate sonore,
performance urticanti, stimolanti, sempre forti di un organizzazione
del suono progettata con cura. Questa uscita si distingue nella sua
labirintica discografia perché qui Kneale lavora su bordoni
elettronici in loop (in un’unica traccia di quasi 41 minuti),
reiterandoli, sovrapponendoli, rallentandoli, o meglio dando
l’impressione di farlo. Un effetto in realtà
dovuto alla fissità del suono che genera movimento
apparente, o forse produce un reale paradosso animando
l’immobilità. È come se una delle
schegge sonore di Merzbow venisse manipolata da William Basinski (vedi
Quaderni D’Altri Tempi n. X) trasformandola in un cristallo
di suono. Impossibile non cadere nel miraggio di scorgere ad ogni
passaggio variazioni che non ci sono e di lasciarsi sfuggire quelle
realmente in corso. Per chi ama perdersi nell’estasi da drone.
Gennaro Fucile |
di Birchville Cat Motel
Titolo
Gunpowder Temple Of Heaven Etichetta Pica Disc
Distributore www.picadisk.com
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