Le identità sospese
e i corpi declinabili che animano Battlestar Galactica di Enrica Picarelli | ||
In due testi pubblicati all’indomani dell’11 Settembre, Paul Virilio e Jean Baudrillard avanzano un'interpretazione autoreferenziale della guerra al terrorismo in cui lo scontro camuffa la deriva immunologica di un Occidente che ha reso se stesso il proprio nemico. In questo “scontro della globalizzazione trionfante in guerra contro se stessa”7, l’Altro agisce come un virus sollecitando un risposta fisiologica e contemporaneamente ontologica in un corpo sociale obbligato a chiedersi di cosa sia veramente capace. “Tu non conosci la vera natura dell’ essere umano” rivela il Cylone Cavil al Capo Tyrol8. Muovendo da questa riflessione sull’ignoto del e nell’umano, Battlestar Galactica sonda il significato del limite dal quale un'alterità oggettivata ha per secoli guardato l’Occidente9. Attraverso un confronto oppositivo che distingue i buoni dai cattivi, gli umani dai Cyloni, l’Occidente dall’asse del Male, l’Altro è smaterializzato da un processo moralizzatore che ne fa una cosa di cui disporre liberamente. È questo il corpo disumanizzato di Sharon che il Tenente Thorne si appresta a violare sicuro che “Non puoi violentare una macchina”10, è questo il prigioniero di Guantanamo che Judith Butler chiama corpo “infinitamente spettrale”, esistenza priva di quel nome che la renderebbe reale solo come interlocutrice di un'interrogazione giuridica11. La linea di separazione tra ciò che è e ciò che non è sembra quindi inseguire la parola, in un cammino cognitivo che inizia con il linguaggio come strumento indispensabile alla conoscenza del mondo12. Jacques Derrida rintraccia nella Genesi le implicazioni etiche della nominazione. Coesistenza di alterità e umanità immaginate come creature estroflesse, che nella prossimità annullano la differenza13. Forse è per rendere conto di questa sorpresa, con cui l’Altro continuamente interpella l’Io, che i Cyloni non hanno un nome ma solo un riferimento numerico e che ad ogni nuova nascita sono colti da un delirio estatico e incomprensibile. In Battlestar Galactica questa approssimazione di natura e cultura e la crisi delle categorie epistemologiche sembrano partire proprio dall’infinita declinabilità materiale del cyborg. “Hai idea di che cosa stia dicendo?” la domanda, che lo scienziato Gaius Baltar rivolge al Cylone Caprica, interroga i vaneggiamenti di un Cylone Ibrido che pronuncia frasi senza senso. “No. La maggior parte dei Cyloni pensa che la mente cosciente dell’Ibrido sia semplicemente impazzita e che la vocalizzazione che sentiamo non abbia alcun senso”. “È come se controllasse la base stellare, giusto?” “Beh, lei è la base stellare, nel vero senso della parola” “Una mente impazzita”14. La conclusione frettolosa con cui Baltar dichiara l’inattendibilità scientifica di questa esistenza liminale, echeggia l’annuncio del cyborg proclamato da Donna Haraway : “...la certezza di ciò che conta come natura – fonte di introspezione e promessa di innocenza – è forse fatalmente compromessa. l’autorizzazione trascendentale all’interpretazione è persa e con essa l’ontologia che ha fondato l’epistemologia 'occidentale'”15. Sembra che la realtà mutante e serializzata dei Cyloni – che mancanti di nome e di un corpo non replicabile esistono come copie infinite di soli dodici modelli – attui quella convergenza di materia e movimento che Gilles Deleuze e Felix Guattari consideravano la manifestazione “schizofrenica” della vita anonima. Un “accoppiamento girovago [di] eventi-affetti” che costituisce l’essenza corporea dell’ “intermediario” come “processo-limite” “autonomo” che si estende “fra le cose e i pensieri, per instaurare ... una vaga identità dei due”16. Dal quotidiano di un conflitto in cui sopravvivere significa imporre l’omogeneità – razziale, religiosa, economica – Battlestar Galactica suggerisce così l’avvento di una collettività unica e inclassificabile. Nel corpo di Hera e di altri figli che verranno dalle unioni tra umani e Cyloni, l’ibridità dichiara il trionfo di una natura immanente e creatrice in cui la vita è sempre eccesso di parola e potenza positiva e creatrice. | ||
[1] (2) |
7. J. Baudrillard,
Lo Spirito del Terrorismo. Requiem per le Torri Gemelle, Raffaello Cortina, Milano, 2002, p. 15. 8. Battlestar Galactica, “Lay Down your Burdens Pt.1”, episodio 19, stagione II. 9. Trin T, Minh-Ha, “No Master Territories” in Bill Ashcroft, Gareth Griffiths, Helen Tiffin (eds.), The Postcolonial Studies Reader, Routledge, New York, p. 216. |
15. Donna
Haraway, “A Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist-Feminism in the Late Twentieth Century,” in Simians, Cyborgs and Women: The Reinvention of Nature, Routledge, New York, 1991, pp. 153-4 (corsivo e traduzione dell’autrice). 16. G. Deleuze F. Guattari, I Mille Piani, Castelvecchi, Roma, 2006, p. 589. Corsivo nel testo. |
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