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Antologia della letteratura fantastica
di Jorge Luis Borges, Silvina Ocampo, Adolfo Bioy Casares
  “Bisognerebbe dire che tutta la letteratura è fantastica” (pag. XXIX). Questa frase, scritta da Borges e Bioy Casares all’inizio della Prefazione dedicata nel 1980 alla edizione italiana della loro antologia a cura degli Editori Riuniti, definisce perfettamente la loro idea di Letteratura, idea che hanno praticato ogni volta che – piuttosto che raccogliere scritti altrui – hanno pubblicato i propri. Tutta la letteratura narrativa – e forse non solo quella – anche quella “realistica” per forza di cose attinge ed è contigua al fantastico, perché crea mondi che, anche se solo marginalmente, non esistono. Borges e Bioy Casares così correggono, o forse precisano, quanto aveva scritto il secondo nel 1940, nella Prefazione alla prima edizione della antologia, dove si fornisce una definizione più specifica, più “interna”, in cui è scritto che “I racconti fantastici possono anche essere classificati attraverso la spiegazione…” (pag. XXI) In pratica, possono essere racconti in cui la spiegazione è legata a un fatto soprannaturale. E fin qui, siamo ad una definizione ampia, ma da molti condivisa. Oppure, quelli che hanno una spiegazione fantastica, ma non soprannaturale. Come ad esempio, possiamo ipotizzare, la science fiction o le narrazioni poliziesche delle origini, come in Edgar Allan Poe o in Arthur Conan Doyle. Infine, quei racconti, per sintetizzare, in cui la spiegazione può essere sia naturale che magica. Il regno dell’ambiguità, dunque, e la definizione più vicina a quella che adotterà Tzvetan Todorov nel suo La letteratura fantastica. |
di Jorge Luis Borges,
Silvina Ocampo, Adolfo Bioy Casares Titolo Antologia della letteratura fantastica
Editore Einaudi, Torino, 2007
Pagine XXX + 538
Prezzo € 17,80 |
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Nei fatti, costruendo l’antologia, non seguiranno rigorosamente neanche questa griglia, ma la allargheranno, raccogliendo materiali di diversissimi origine e scopo, da Martin Buber, a James Joyce, a Jean Cocteau, James George Frazer, oltre a rendere omaggio, naturalmente, ai pilastri della narrativa non realistica, come, August de Villiers De L’Isle-Adam, Poe, Herbert George Wells, Franz Kafka, Julio Cortàzar. Ma, prima di tutto, accogliendo nella loro opera di scelta anche frammenti e brani che a rigore potrebbero essere considerati più dei piccoli nonsense, o audaci esperimenti di scrittura sconcertante e dislocante, del tipo di Un drame bien parisien (che però non è compreso) di Alphonse Allais, quasi traduzioni di opere di Maurits Escher in prosa. A valere tutta l’antologia quel paio di righe appena, necessarie a Thomas Bailey Aldrich per comporre Sola con la sua anima, fantastico già per il solo fatto di narrare la fine del mondo e i suoi infiniti possibili dopo, in così poco spazio. Una dimostrazione, un esempio, di come è fatta la Biblioteca di Babele che Borges ci descrive in Finzioni (Einaudi, Torino, 1955), o una discussione di come le narrazioni intrattengano infinite relazioni – non casuali – fra loro, un Giardino dei sentieri che si biforcano (sempre in Finzioni, cfr. Quaderni d‘Altri tempi numero 8) metanarrativo. Naturalmente, secondo le loro stesse parole, senza nessuna pretesa di essere definitiva o di voler istituire un canone del fantastico – il che, in una materia simile, sarebbe di sicuro pretenzioso e impossibile. Una antologia ancora, a più di sessant’anni dalla sua pubblicazione, affascinante e necessaria. |
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Adolfo Fattori |
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