Bella Italia
di Cesare de Seta
L’arte
ed il paesaggio italiani sono praticamente unici al mondo e quindi,
proprio a causa della loro unicità, dovrebbero essere
continuamente monitorati e valorizzati, oltre che tutelati;
è proprio questo che Cesare de Seta, storico
dell’arte di chiara fama internazionale, ha cercato di fare,
scrivendo nella sua lunga carriera una miriade di articoli di
proposta/denuncia, pubblicati principalmente su quotidiani come
Repubblica e Corriere della Sera, per salvaguardare il patrimonio
culturale e paesaggistico italiano.
L’Italia possiede praticamente la metà del patrimonio artistico-archeologico dell’intero pianeta, che sarebbe, in un paese civile, strettamente tutelato, ma anche fonte primaria di occupazione. Quello che emerge dal volume di de Seta è l’interesse non solo dello studioso, ma anche del cittadino che è stanco di vedere edifici abusivi costruiti a ridosso di siti archeologici, di inestimabili opere d’arte preda dei sempre più esperti artisti del furto, di meravigliosi paesaggi deturpati dalla “monnezza” o da scheletri di fantasmagorici alberghi, senza correre il rischio di inciampare in qualche scoria tossica o in pezzi di archeologia industriale. Questo volume dà quindi a tutti la possibilità di capire che forse qualche soldino in più agli enti che dovrebbero tutelare il titanico patrimonio culturale italiano potrebbe risultare alla lontana un ottimo investimento per l’economia nazionale e per l’occupazione. Ma questa oggi è pura utopia. Giovanni De Notaris |
di Cesare
de Seta
Titolo Bella Italia.
Patrimonio e paesaggio tra mali e rimedi Editore
Mondadori Electa, Milano, 2007 Pagine 384
Prezzo € 25,00
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Io sono leggenda
di Richard Matheson
Approfittando
dell’uscita del film omonimo con Will Smith, la Fanucci
ripubblica il classico di Richard Matheson (in precedenza noto come I
Vampiri, e che solo nel 1996 acquista in Italia il suo titolo
originale), sempre acclamatissimo. La storia di Robert Neville,
l’ultimo uomo sulla Terra – così
s’intitolava la prima trasposizione cinematografica del
romanzo, italiana, del 1964 – si ambienta
nell’originale nei primi anni Settanta. Riscrittura
fantascientifica del Robinson Crusoe, è
un’apologia della capacità umana di resistere alle
avversità del mondo attraverso l’ingegno e la
capacità di creare. Circondato dai vampiri in una
città fantasma, Neville combatte e resiste alle angosce
della solitudine analizzando con scientificità il male che
ha distrutto la razza umana ma soccombendo infine alla nuova
civiltà nascente che non può accettarlo in quanto
diverso.
La forza irresistibile del romanzo sta non solo nella prova artistica di Matheson, che realizza un’opera magistrale su un soggetto difficilissimo, ma nell’originalità dell’approccio a un tema banalissimo come quello dei vampiri. Rimanendo nel solco della tradizione horror dei morti viventi, Matheson rende scientifico il tema del vampiro attraverso lo sforzo positivista di Neville di andare oltre le superstizioni. Così facendo decostruisce la leggenda, ma nel mondo non c’è più spazio per lui in quanto è di nuovo la superstizione a dominare ed è lui ora ad essere diventato un essere leggendario agli occhi dei brutali vampiri-umani che stanno ricostruendo la società senza recuperarne i valori che Neville incarna. Roberto Paura |
di Richard
Matheson
Titolo Io
sono leggenda
Editore
Fanucci Editore, Roma, 2007 Pagine 211
Prezzo € 13,00
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Il lavoro non è una merce
di Luciano Gallino
L’assunto
che il lavoro non è una merce rappresenta il punto di
partenza di una tesi contro la flessibilità, in una fase
storica segnata dall’accentuarsi della mercificazione del
lavoro che passa per la precarietà occupazionale e la
riduzione dei vincoli all’utilizzo dei lavoratori, che
rispondono all’esigenza d’impiegare il lavoro solo
quando e nella quantità richiesta dalle esigenze produttive.
Districandosi in una giungla di statistiche, Gallino stima che in Italia la flessibilità coinvolgerebbe circa 10-11 milioni di persone, di cui 7-8 milioni con un’occupazione flessibile, regolare o meno. Dimensioni allarmanti tenuto conto che la flessibilità non solo mette in discussione la riproduzione materiale dell’individuo, accrescendo anche i rischi per la salute, ma comporta l’impossibilità di sviluppare un progetto di vita coerente di lungo periodo, con problemi identitari connessi alla frammentazione biografica e all’assottigliarsi progressiva di una rete di legami sociali stabili. Lo stesso sistema economico, nel lungo periodo, pagherà dei costi in termini di riduzione della produttività del lavoro e d’allentamento dell’integrazione sociale che non giustificano i vantaggi attuali in termini di costi e flessibilità. La via da perseguire da parte dei governi, secondo l’Autore, è quella di sviluppare una politica del lavoro globale che tenti di attenuare la concorrenza internazionale al ribasso dei salari e di sviluppare modalità d’impiego del lavoro socialmente sostenibili. Francesco Pirone |
di Luciano
Gallino
Titolo Il
lavoro non è una merce
Editore
Laterza, Roma-Bari, 2007 Pagine 173
Prezzo € 14,00
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