Sognando lo Iowa: l’infanzia dorata del baby boomer Bill Bryson di Daniela Fabro
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Poco consapevole, come si capisce anche da questi due
aneddoti, ma serena, la cittadina del Midwest dell’epoca
offre svaghi innocenti come le fiere di paese, i fumetti, i primi cibi
precotti. Anche se vive nell’incubo del pericolo comunista e
della bomba H. Senza conoscere ancora l’alienazione dei centri
commerciali, ma orgogliosi di tutto il bendiddio esposto nel grande
magazzino del centro, i suoi abitanti ignorano però
bellamente le conseguenze delle prime esplosioni nucleari fuori Las Vegas. Come le pochissime famiglie italiane orgogliose di possedere
già un televisore, vanno in visibilio per l’ultimo
modello di frigorifero. | ||||||
Argomento di conversazione dei padri di
famiglia per intere serate, gli elettrodomestici e l’auto
erano il centro attorno cui ruotava tutto l’interesse di
queste beate quanto incoscienti famigliole. Non che queste non fossero conquiste della scienza e della
tecnica. Ma eliminare buona parte delle fatiche domestiche, come
successo con gli elettrodomestici, non ha per esempio liberato le donne
dalla schiavitù del lavoro di cura, rendendole anzi
disponibili per il doppio impiego, a casa e in ufficio.
E i programmi televisivi, già allora in America, fungevano da semplici pretesti per le televendite e la pubblicità. Tra i preferiti di Bryson, che nel 1955 aveva già guardato cinquemila ore di tivù, contro le zero dei bambini di cinque anni prima, come Zorro, Robin Hood, Avventure in fondo al mare, The Millionnaire, Lo sceriffo di Dodge City, ce n’erano anche molti con interi dialoghi direttamente ispirati alla pubblicità di un dato prodotto. Altro che products placement dei film di oggi! Ma la sua vera passione era il cinema di fantascienza. All’epoca considerato di serie B. Una vasta filmografia entrò presto a far parte del suo immaginario e contribuì a creare quei sogni di cui si nutrì un’intera generazione. Titoli improbabili ma suggestivi come Il cervello che non voleva morire, Blob – Fluido mortale, L’uomo dal pianeta X, La Terra contro i dischi volanti, Zombies of the Stratosphere, I giganti invadono la Terra, L’invasione degli ultracorpi e Radiazioni BX: distruzione uomo, suggerivano alla mente di un bambino di otto anni un mondo fantastico popolato da mostri e attraversato da inquietudini. La nostra inquietudine deriva invece dal dover constatare che negli anni Cinquanta il divertimento fosse un’altra cosa perché i divertimenti erano pochi: e che oggi nessuno si diverta più perché i divertimenti sono troppi. Disneyland, che all’epoca di Bryson bambino aveva appena aperto i battenti, era per esempio un miraggio anche per il figlio di un giornalista, perché troppo costosa. Oggi queste preoccupazioni appaiono superflue.A partire da quell’epoca pionieristica il progresso, nel suo processo di oppressiva autoriproduzione, ci ha intrappolati nella morsa produzione-consumo fuori dalla quale non esiste identità. Buoni motivi per non credere nel capitalismo? Per una certa ideologia ormai superata sì. Ma per quanti si sono visti finalmente indipendenti dalla schiavitù della necessità, il mondo libero occidentale, nel secondo dopoguerra, e adesso anche parte di quello asiatico, è ancora un modello valido. Se coloro che ne sono rimasti fuori brandiscono la minaccia del terrorismo internazionale, si può sempre invocare lo scontro di civiltà. Resta il fatto che tra i due estremi esiste l’immensa piaga della miseria africana che l’immigrazione clandestina non potrà risolvere. |
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