Griffin, disgustosi, cinici e demenziali*

 

di Claudia Di Cresce


Il 19 Aprile del 1987 la famiglia Simpson, debuttando sugli schermi statunitensi, inaugurò un nuovo, fortunatissimo fenomeno televisivo: quello del cartoon per adulti, che indirizza la propria satira contro le ipocrisie della società contemporanea. Vengono prese di mira istituzioni politiche e religiose, si scava al di là della patina di benessere e armonia della tipica famiglia americana, si ironizza spietatamente sul mondo dello spettacolo e sulla sua trasformazione in valore supremo nell’era dei quindici minuti di celebrità. Il tutto tra le righe di una comicità sferzante e intelligente spinta volentieri verso il nonsense. Altra caratteristica di questi cartoon è che sono concepiti come dei veri megastore dell’immaginario, una raccolta di riferimenti culturali di ogni genere che privilegia la cultura pop ma si avvicina spesso anche all’attualità.

La cattiveria può essere considerata un altro elemento accomunante: i comportamenti dei personaggi di queste serie sono spesso al limite del cinismo, la critica al quotidiano passa attraverso l’uso di un linguaggio forte (in alcuni casi volgare) e non vengono risparmiate le scene di violenza.

Tra i successori de I Simpson, il discusso South Park, Futurama, e naturalmente I Griffin e American Dad!, entrambi ideati da Seth MacFarlane.

I Griffin estremizza gli intenti satirici già presenti ne I Simpson, concentrandoli intorno ad alcune tematiche ricorrenti.

L’armonia Familiare. Viene presa di mira la famiglia-modello a cui ci hanno abituati le sit-com statunitensi: ciò appare chiaro a partire dalla composizione del nucleo familiare protagonista.

In casa Griffin, Lois e Peter sono abituati a non tenere la figlia Meg in alcuna considerazione; Stewie, il piccolo di casa, tenta continuamente di uccidere sua madre e in uno degli episodi non esita a picchiare e accoltellare il suo migliore amico, il cane Brian, quando questi gli deve una grossa somma di denaro.

Brian è innamorato di Lois e in alcuni episodi rivaleggia con il proprio padrone Peter, oltre a mostrare delle pericolose tendenze verso l’abuso di alcool.

Per finire, Chris, il figlio tredicenne di Peter e Lois, è una sorta di minorato mentale che ha come modello suo padre, un uomo ottuso e scansafatiche.

La religione. Sono numerosi gli sketch in cui compaiono Dio e Gesù Cristo, vestiti di tuniche bianche come li vuole l’immaginario popolare. Quasi sempre i due sono i protagonisti di una delle divagazioni surreali della storia che costituiscono, come vedremo, la peculiarità de I Griffin. Un esempio emblematico è la famosa, irriverente scena in cui si ipotizza la creazione dell’Universo: Dio, per fare dispetto ad un amico che ha appena battuto a braccio di ferro, dà fuoco ad un peto scatenando così il Big Bang.

Le istituzioni politiche. La satira politica ne I Griffin è centrata soprattutto sulle figure dei piccoli politici, in particolare il sindaco Adam West. Questi compare quasi in tutte le puntate, rappresentato come un visionario paranoico, convinto che impensabili minacce siano sempre in agguato e sostanzialmente immerso in un mondo suo, del tutto al di fuori della realtà.

La cultura popolare. Uno dei temi portanti della serie è la dissacrazione del mondo dello spettacolo, dello star-system e dei miti della cultura pop. Ogni puntata è ricca di citazioni e di riferimenti in proposito; in generale possiamo distinguere alcuni casi frequenti:

- vengono citate delle opere precise, in modo implicito (si ricalca nelle trama dell’episodio quella di un prodotto culturale conosciuto) o esplicito (viene mostrata una scena dell’opera in questione, oppure se ne utilizzano i personaggi). Queste citazioni possono essere interne e funzionali alla storia oppure contenute negli sketch di contorno;

- alcune scene sono delle citazioni di particolari generi cinematografici o televisivi. Sono prese di mira soprattutto le sit-com, ma vi sono anche altri esempi: vengono parodizzate le sigle dei cartoni animati per bambini, il musical, la narrazione pubblicitaria, etc.;

- spesso sono i protagonisti stessi a fare commenti diretti a proposito delle altre serie televisive, magari mentre le stanno guardando: così avviene ad esempio nell’episodio nel quale Stewie, davanti alla tv, fa dei commenti sull’inferiorità qualitativa dello spin-off Joey rispetto alla sit-com Friends.

Non manca inoltre la satira sui diversi gruppi etnici, rappresentati spesso tramite gli stereotipi ad essi associati nel sistema sociale americano: avremo quindi italiani coinvolti in attività criminali, portoghesi scansafatiche, afroamericani resi paranoici dallo spettro della discriminazione.

La censura sembra essere, prima o poi, il destino comune a tutte le serie animate per adulti a cui abbiamo fatto riferimento.
I contenuti di queste serie sono senz’altro scomodi; ma è anche il linguaggio utilizzato per veicolarli, da un punto di vista sia verbale che visivo, a non far dormire sonni tranquilli alle autorità che vigilano sulle comunicazioni: non si esita, ad esempio, a mostrare la nudità, a parlare esplicitamente di sesso, a lasciare intuire l’atto sessuale pur non mostrandolo mai.
I personaggi lanciano a volte segnali di ambiguità sessuale: è il caso del cane Brian ma anche del piccolo Stewie, che ama vestirsi da donna. 
Scene disgustose o violente vengono mostrate senza alcuno scrupolo: la violenza si utilizza a fini comici e spesso a farne le spese è il vicino paraplegico della famiglia Griffin, le cui gambe vengono trafitte, staccate, utilizzate come attrezzi in più episodi.
Non c’è alcuna remora nell’utilizzo di un linguaggio esplicito e volgare, e la blasfemia religiosa è solo un altro espediente comico utilizzato con leggerezza e spirito goliardico dagli autori.

Il segno distintivo de I Griffin rispetto alle altre serie per adulti è invece da ricercare nella peculiare struttura degli episodi.

In ogni episodio de I Griffin possiamo rintracciare due linee narrative completamente separate, che non si toccano mai e non si ricongiungono nel finale, come accade spesso ne I Simpson.

 

* Il saggio che qui presentiamo è una sintesi del capitolo pubblicato nel volume Carmine Treanni (a cura di), Con gli occhi di fuori - Guida non ufficiale a I Griffin, Caglistro E-Press, Cassino (Fr) 2007. Si ringrazia l'editore per la pubblicazione su Quaderni d'Altri Tempi. 

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