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Eppure, questa testimonianza digitale porta a
riflettere su un altro aspetto che
collega le tecnologie digitali alla memoria. Come ricorda Lev Manovich[8], il
digitale permette di ricreare oggetti reali al computer. Si pensi ai numerosi
film di fantascienza (ma di recente anche di altri generi) nei quali persone,
cose, animali, piante vengono ricreate al computer e poi montate in relazione
ad attori e ambienti naturali. L’analista russo sottolinea inoltre come sia
necessario “peggiorare” l’aspetto di questi elementi ricreati affinché,
all’occhio umano, appaiano il più naturali possibili, con le imperfezioni che
siamo abituati a vedere nel mondo circostante. Il digitale è troppo perfetto e
si deve adeguare al naturale. Questa possibilità di creare oggetti che appaiano del
tutto reali implica evidentemente un cambiamento nella gestione della memoria.
Spesso si parla di falsificazione, ovvero l’inserire elementi che non
appartengono al contesto nel quale sono inseriti: per intenderci, si pensi alla
famosa foto scattata il giorno della liberazione di Berlino. Un soldato russo,
ritratto con una bandiera in mano, che sventola sul panorama della città
tedesca, ancora in fiamme. Negli ultimi anni sono stati espressi dubbi sulla
veridicità di questa foto e, dopo diverse analisi, tecniche e storiche, si è
scoperto essere un falso: il soldato era effettivamente a Berlino con una
bandiera, ma la foto (orologi scomparsi e i fumi sullo sfondo) sono stati
aggiunti in fase di sviluppo della foto. Ancora, era stato il fotografo a
portare la bandiera al soldato e dirgli di mettersi in posa. Questo episodio
testimonia come siano state consegnate alla memoria storica e collettiva, dei
falsi, degli eventi che non si sono veramente verificati. È su questa scia che
si dubita ancora dei filmati sul primo atterraggio sulla Luna da parte degli
Americani. Ed oggi con il digitale è possibile modificare perfettamente
un’immagine senza lasciare traccia: è possibile creare dei fotomontaggi più che
perfetti, reali. E dunque, il pericolo è ancora più grave: cosa verrà
consegnato alla nostra memoria futura? Potremmo essere testimoni passivi di
eventi che non si sono mai verificati. Si ricorda un po’ quanto viene
rappresentato in film come Blade Runner, dove nell’automa viene registrato un
passato non suo – ma lui è convinto di esserne invece padrone; e come non
ricordare il pluri-citato e analizzato Matrix, con una realtà del tutto
artificiale, eppure reale per chi la vive (dacché il reale è tutto ciò che
viene percepito dall’essere umano).
[6] Locke J. (1951) Saggio sull’intelligenza umana, Laterza Roma-Bari
[7] Shoemaker S.
(1963) Self-Knowledge and Self-Identity,
Cornell University Press, Ithaca (N.Y.) [8] Manovich L., Il linguaggio dei nuovi media, Olivares 2005, Segrate
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