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La nostra mente può non ricordare tutto: allora usiamo
rubriche, elenchi, agende. Ma quante volte ricordiamo di avere un’informazione,
scritta da qualche parte, ma non sappiamo dove. Utile sarebbe quindi
l’archiviazione della nostra vita. Ed è, nei fatti, una condizione già
esistente, forse non del tutto manifesta. Quando usiamo una carta di credito o
una semplice tessera al supermercato, quando effettuiamo una ricerca su
internet, se vediamo dei prodotti, quando visitiamo un sito, tutte le nostre
azioni vengono tracciate e registrate. Viene creato un nostro profilo in quanto
consumatore-utente. Tutto qui? Il passo al pensare che anche altre
informazioni, ancor più professionali, vengano registrate, è breve. Si rifletta
sulla questione della privacy, tornata fortemente in auge negli ultimi dieci
anni, proprio in seguito all’evoluzione della tecnologia informatica e alla
nostra partecipazione con essa[5]. Ma
torniamo al Web e alla sua evoluzione: la terza fase, auspicata e ancora non
realizzata, è – proprio grazie ad un’organizzazione dei contenuti migliore
attraverso i tag – la creazione di una rete di informazioni semantiche. Secondo
questa visione, dovrà essere possibile per noi trovare esattamente
l’informazione Affidare la nostra memoria a qualcosa di sicuro e che
senza problemi ci restituisca le informazioni che cerchiamo quando ne abbiamo
bisogno. Un tempo era demandato ai ritratti il ricordo nella storia; poi la
fotografia, poi il video; oggi il bit. E non solo, tutte queste informazioni
dobbiamo poterle portare con noi, sempre. Le memorie di massa, lo abbiamo
scritto, hanno raggiunto dimensioni enormi, in byte; fisicamente inoltre stanno
diventando sempre più piccole. Si pensi alle schede di memoria: piccole
piastrine che contengono milioni di informazioni. E non solo: computer dedicati
esclusivamente alla conservazione della memoria. Con un semplice strumento,
quale è ormai il telefonino, ovunque noi siamo possiamo collegarci a questi
computer, cercare e scaricare le nostre informazioni: rivedere foto, video,
ascoltare musica, contattare delle persone (telefonicamente e via mail/sms),
navigare su internet, fissare appuntamenti, etc. etc. etc. In più noi stessi
siamo testimoni, meglio reporter, di tutto quanto accade: possiamo in qualsiasi
momento raccogliere un frammento di vita con una foto e con un video, metterlo
su internet e renderlo disponibile a tutti. Si torna all’ideale del Panopticon,
questa volta digitale, nel quale il punto centrale è ogni singolo individuo che
può tenere sotto controllo ogni angolo del mondo.
[3] Ciclo di incontri Advanced Dis-Course on Digital Culture - Arcipelago Web Public
lecture di David Weinberger (Facoltà di Sociologia “Federico II”, Napoli 5
maggio 2005)
[4] Di recente
pubblicazione, il suo volume Everything
Is Miscellaneous: The Power of the New Digital Disorder, Times Books 2007
[5] Per un approfondimento sui temi del diritto alla
privacy nonché sulla possibilità di registrare i consumi dell’essere umano
attraverso un chip sottopelle, si veda Rodotà S. La vita e le regole, Feltrinelli 2006
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