Ci sono
due categorie di scrittori: quelli che - con varianti più o meno
significative - scrivono lo stesso romanzo nel corso di tutta la
loro carriera e quelli che invece si divertono a spiazzare, ad
ogni nuovo libro, pubblico e critica. Joe R. Lansdale non solo
appartiene a questa seconda categoria di autori, ma ha creato un
vero e proprio spartiacque: c’è un prima e un dopo Lansdale. Lo si
ama o lo si odia. Non ci sono mezze misure.
Dopo essere
stato etichettato come autore splatterpunk per i suoi primi
racconti intrisi di sangue e violenza, Lansdale pubblica nel 1980
il suo primo romanzo: Atto d’amore (Act of Love), ma
raggiunge la popolarità soprattutto con i due brevi romanzi
Drive-in 1 e Drive-in 2 -
Not just one
of them sequel,
pubblicati in Italia da Urania e ora riproposti in un unico volume
da Einaudi, nella collana Stile Libero, con il titolo La notte
del Drive-in.
Immaginatevi il
più grande drive-in mai esistito: l’Orbit. Siamo in Texas, è un
venerdì sera e l'Orbit è stipato di gente che sgomita per popcorn
e Coca-Cola, pregustando la Grande Nottata Horror, ossia
un’abbuffata di b-movies. Ma sul più bello, il drive-in stesso si
trasforma in un film dell'orrore. Una strana e buffa meteora
sorvola il drive-in e gli spettatori diventano involontari ed
esterrefatti protagonisti di una realtà ai limiti
dell’inverosimile. Nell'Orbit trasformato in lager una folla
istupidita, imbarbarita, è costretta per settimane a nutrirsi di
schifezze e vedere senza interruzione La notte dei morti
viventi, sotto la sferza del mostruoso Re del Popcorn, sintesi
di tutti gli orrori dell'ossessione al consumo. In Drive-in 2,
il secondo romanzo, ritroviamo gli stessi protagonisti aggirarsi
in un paesaggio irriconoscibile: dopo l'Orbit e i suoi dèi dementi
qualcosa è definitivamente cambiato, sul pianeta Terra.
Leggere questo
romanzo dello scrittore americano è un po’ come andare al luna
park: vi terrorizzerà come quando entrerete nella casa degli
orrori, vi pomperà adrenalina pura come un giro sull’ottovolante,
vi farà divertire come un giro sulla ruota panoramica e vi
abbaglierà con le sue mille luci.
È impossibile
per il lettore prevedere cosa accadrà ai protagonisti nella pagina
successiva. La visionarietà, l’immaginazione di questo scrittore
si esprimono al meglio in queste pagine: Lansdale sembra quasi
tornare bambino e raccontarci con i suoi occhi il proprio universo
di fate e mostri, di realtà e fantasia.
La prosa dello scrittore texano è asciutta,
sincopata. Non stanca leggerlo, anzi si è totalmente presi dalle
sue brevi e ritmate frasi. Lansdale ha un grande dono: saper
tratteggiare con poche parole una situazione, anche la più
assurda, o un personaggio – anche il più improbabile - e renderlo
agli occhi del lettore credibile quanto la realtà che ci circonda.
O forse quella cruda e violenta realtà che ci narra in questo
romanzo è già intorno a noi e Lansdale ci ha solo tolto il velo
che avevamo sugli occhi.
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