Cosa succederebbe se, improvvisamente, attraverso i
cellulari venisse trasmesso un impulso capace di far impazzire
tutti coloro che in quel momento li stanno usando?
Probabilmente sarebbe un disastro, peggiore del fall out
di una bomba atomica e del black out elettromagnetico
che ne seguirebbe.
Questa è l’ipotesi da cui parte il re del brivido
nel suo ultimo romanzo. In una Bodton devastata dall’esplodere
di una sanguinosa e cruenta follia collettiva, un gruppetto di
persone si ritrova a doversi difendere dai cellulati,
coloro che parlavano al telefonino nel momento dell’arrivo dell’impulso
e a dover fuggire dalla città – ben sapendo che quello che è
successo lì, probabilmente sta succedendo in tutto il mondo
raggiunto dalle reti telefoniche via etere, e forse anche da
quelle fisse.
Da qui si sviluppa una vicenda on the road di cui
Stephen King ci ha già dato altre prove, con momenti narrativi
anche di buon livello, anche se il momento più forte, reso con
potenza direttamente cinematografica, è quello iniziale, che
apre il racconto, in cui lo scrittore descrive lo scatenarsi
della catastrofe.
Diciamolo, però: Cell non è una delle cose migliori
di King. Ha un’aria di incompiuto, di lasciato in superficie,
laddove l’autore ci ha abituato a ben altre esplorazioni delle
implicazioni delle sue ipotesi narrative. Non è comunque un
horror in senso classico, ma ha, come al solito, una qualità
di base che King riesce a garantire sempre: l’inquietudine che
proviene dal percepire la maligna presenza dell’ignoto, di sfere
altre di esistenza.
La domanda è: Da chi è stato scatenato l’impulso?
Extraterrestri, servizi deviati, esseri provenienti dall’oscuro
olimpo degli dei di cui King – e prima di lui Lovecraft sono i
cantori?
Aspettiamo una risposta a questa domanda, magari in un
seguito che potrebbe dare equilibrio – siamo abituati a fidarci
del nostro re – a tutta la vicenda.
Un obiettivo – non sappiamo quanto consapevole – lo
scrittore lo raggiunge: infilarci una pulce nell’orecchio (è il
caso di dirlo) sulla nostra dipendenza dai telefonini e sulle
sue implicazioni.
Anche qui, come in tanti romanzi di questi anni, si avverte
in chiaroscuro l’incombere della percezione di quanto l’ambiente
della Rete e dei flussi elettromagnetici assomigli alla
dimensione soprannaturale ed esoterica dell’etere, del
misticismo, delle forze alchemiche di cui scriveva Erik Davis.
In appendice, un estratto dal prossimo romanzo di Stephen
King, Lisey’s Story.