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Da molti anni, lei conduce una battaglia per dare dignità, nel nostro Paese, alla Letteratura di genere, spesso mal volentieri vista dai critici cosiddetti ufficiali. Qual è il suo rapporto con la critica?
Di solito leggo le
critiche e ne tengo anche conto nel mio lavoro. Le stroncature totali,
però, sono state davvero pochissime, forse una o due. In generale, la
critica ufficiale non parla male di me, anche se in realtà c’è una buona
metà che mi ignora, che si comporta come se io non esistessi. Capita,
magari, che un critico non mi indica tra gli autori interessanti del
momento. In passato, comunque, quando ho cominciato a scrivere, i miei
romanzi non venivano recensiti, se non sulle fantine, le riviste degli
appassionati. Curiosamente, quando venne pubblicato Nicolas Eymerich,
l’inquisitore,uscirono due recensioni: la prima sul Manifesto e la
seconda su Avvenire. Due quotidiani certamente su posizioni diverse. Non
mi interessa, comunque, essere celebrato dalla critica, anche perché i
miei temi non sono La parola chiave della sua narrativa sembra essere “contaminazione”: soprattutto dei generi e dei linguaggi. I suoi primi romanzi sono apparsi in collane di genere e spesso vengono classificati come tali, ma in realtà sono molto poco classificabili. È così? Mi spaventerebbe pensare che i miei romanzi siano facilmente etichettabili. Fin dall’inizio, Vittorio Curtoni, disse, a proposito dei miei romanzi di Eymerich, che non era fantascienza, ma che era anche fantascienza. Ritengo che in una fase in cui la letteratura non di genere esprima abbastanza poco, la letteratura di genere - che è massimalista, perché contiene grandi idee, concetti e visioni – sa affrontare problemi che la letteratura non di genere normalmente trascura. Io ho tentato di scrivere romanzi costruiti sulla base di tutti i generi letterari. In alcuni romanzi, ad esempio, ci sono anche aspetti horror. In pratica, ho tentato di trasfondere nella mia scrittura tutto ciò che avevo letto e con cui mi ero formato, quindi anche della letteratura di genere.
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