02. IL MAESTRO GUGLIELMO
E LO ZERO IN CONDOTTA
DI SUO PADRE
di Gennaro Fucile
Guglielmo è un ragazzino a modo, un dodicenne perbene, pulito, educato. Frequenta la terza media, è un nativo digitale, ha un proprio blog e di recente è diventato protagonista di una serie di video didattici sul corretto uso del mezzo computer nella navigazione in rete. L’idea non è di Guglielmo, ma frutto di un lavoro che ha visto coinvolti blogger, creativi, una della maggiori multinazionali del settore alimentare e il papà di Guglielmo, Edoardo, farmacista e blogger. Nel primo dei sei video realizzati, si accenna al brainstorming e al blogstorming che hanno preceduto la realizzazione dei video e le motivazioni personali del genitore che, a sua volta, è co-protagonista della serie; introduce le spiegazioni di Guglielmo e ne riassume in seguito il senso generale, controfirmando da adulto i discorsi del figlio. Niente di male, dunque, i toni sono a dir poco carini, il ragazzino è genuinamente acqua e sapone, non può non conquistare per il suo modo di stare in scena, che lo vede, al tempo stesso, disinvolto come un attore consumato. Tutto si svolge a casa di Guglielmo, perché la visione della vita privata è ormai tradizione della rete. Niente da ridire anche sull’operazione di marketing sottesa all’iniziativa, ogni azienda è libera di scegliere le modalità che ritiene più idonee alla trasmissione dei propri messaggi, anche quando, come in questo caso, la marca non compare in alcun modo. L’iniziativa è corretta dal punto di vista del marketing, perché il prodotto della marca in questione è per la colazione dei ragazzi. I video beninteso risiedono ufficialmente in un sito creato appositamente, uno spazio dove i genitori possono contribuire alla definizione di sito ideale. L’home page ospita in alto a sinistra il logo della marca. Il sito è un laboratorio dove, per tutto il 2011, dovrebbero confluire negli intenti dei realizzatori i contributi dei genitori/navigatori, al fine di poter realizzare un sito della marca in questione capace di dialogare con gli utenti (e possibili consumatori). Niente di male, è solo marketing. Nulla da eccepire neanche sugli scopi dell’iniziativa, che mira a soddisfare una domanda in parte silenziosa di didattica sulla rete, che intende informare ragazzi e genitori sul modo corretto di stare in rete.
Guglielmo sulla rete, insomma appare come una involontaria riedizione del programma televisivo Non è mai troppo tardi, la trasmissione condotta dal maestro Alberto Manzi, che andò in onda dal 1960 al 1968. L’obiettivo era quello di sconfiggere la piaga dell’analfabetismo ancora grandemente diffusa, infatti il sottotitolo era: Corso di istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta.
Alberto Manzi, Roma, Febbraio 1961 / Photo di David Lees / The LIFE Picture Collection Photo Archive / © Time Inc.
Nel corso delle 484 puntate andate in onda, il maestro Manzi armato di un carboncino e di una lavagna con dei grandi fogli, disegnava, illustrava le parole, le lettere oggetto della lezione ad autentici analfabeti presenti in aula, il set della trasmissione. Consentire a tutti di poter leggere, e quindi di crescere perché nei libri risiede per antonomasia la cultura, questa era la missione didattica del maestro Manzi.
Oggi il libro è digitale, la rete è il libro dei libri, forse. Sul sito dove Guglielmo ed Edoardo spiegano internet, si legge:
“Sai come naviga tuo figlio nel web? Cosa gli piace fare? Cosa può far di utile oppure di sbagliato?
I nostri piccoli ne sanno forse più di noi della Rete: la navigano con estrema spontaneità per comunicare, cercare, curiosare e divertirsi. Conoscono gli strumenti più evoluti, e usano un gergo tecnico che spesso noi genitori non comprendiamo. Eppure dovremmo. Perché internet è un grande libro da cui possono imparare tanto: basta conoscerlo”.
Qualcosa però differenzia l’esperienza del maestro Manzi da quella del papà di Guglielmo: il medium. Accendere la televisione, quella del 1960, non richiedeva altro che premere un tasto, anche un analfabeta poteva farlo. Non correva, inoltre, nessun rischio di sbandare pericolosamente verso trasmissioni pericolose, non doveva temere di trascorrere troppo tempo di fronte alla tivù e, questa è in fondo la vera differenza, non sentiva ancora il bisogno di partecipare alla scena televisiva, di aggiudicarsi il famoso quarto d’ora di celebrità, di presenziare, di mostrarsi, di esibirsi. Infatti, nessuno dei partecipanti alla trasmissione di Alberto Manzi ha goduto delle benché minima fama, seppur riflessa. Nel caso di Guglielmo, anzi di Edoardo, invece, è forte il sospetto che l’incantamento della rete sia risultato irresistibile al punto da accettare di far partecipare il proprio figlio a un’operazione (di marketing, ricordiamolo) della quale il meno che si possa di dire è che è inutile. Perché si deve spiegare parlando da un computer come usare correttamente un computer? Per visionare questi video devi essere già in grado di usarlo correttamente, ad esempio, devi sapere che accidenti è Google, e in generale un motore di ricerca, quindi perché spiegarlo? Lo sanno i coetanei di Guglielmo e se non lo sanno sarebbe interessante conoscere come diavolo fanno a scorrazzare in rete; lo sanno i genitori a cui si rivolge Edoardo, adulti che se hanno computer in casa ne utilizzano probabilmente un altro al lavoro. Allora questo è forse un pretesto, ma per cosa? Per l’azienda che ha la regia dell’operazione, il fine è chiaro ed è inutile ritornarci sopra. La dimensione ludica che muove Guglielmo è evidente, lui si diverte e non c’è niente di male. Quello che non è chiaro è: perché un genitore acconsente a lanciare in rete ben sei video di suo figlio? Irrefrenabile voglia di fare didattica? Sembra difficile, poco probabile, mentre forte è il sospetto che a muovere Edoardo (davvero figura emblematica dei nostri tempi) sia il soggiacere a quel “regime del voyeurismo universale”, come lo ha definito Paul Virilio, dal quale si fa sempre più fatica a sottrarsi e che conduce a una sorta di pornografia bianca, dove il quotidiano è perennemente esibito, non solo, è anche visitato e studiato molto più di quanto si possa immaginare dalle imprese alla ricerca di nuovi punti di contatto con consumatori che ormai sono bersagli sempre più difficili da colpire. Un’esibizione variegata, dalla volgarità delle sorelle Fowler e dei loro insulsi acquisti (vedi https://www.quadernidaltritempi.eu/rivista/numero30/orienta/q30_orienta02.htm) alle buone intenzioni di cui è lastricato il cortile della scuola di Edoardo… cosicché, a ben vedere, davvero Edoardo ci insegna qualcosa sull’uso del web, ancora una volta involontariamente.
In uno dei video Guglielmo ci spiega che una volta inserito in rete un errore persiste, resiste, quasi eterno. Chissà se Edoardo, lì presente, lo stesse davvero ascoltando in quel momento.