Immagini vive
 
di Studio Azzurro
Electa
pag. 215
Euro 50,00

 





 
Immagini Vive
di Studio Azzurro


Riepilogo e approfondimento, la terza puntata dell’autobiografia di Studio Azzurro muove tra queste coordinate il suo racconto. Una felice intuizione affida alle pagine dei primi due libri archiviati in rete (Videoambienti e Ambienti sensibili, sempre pubblicati da Electa), il compito di ripercorrere la storia di questo collettivo, mentre i testi proposti per l’occasione danno il benvenuto al lettore, gentili come un ospite sulla soglia della propria casa. E si avverte subito il mood di Studio Azzurro, team sempre propenso a dire la propria sui cambiamenti epocali prodotti dalla massmedializzazione del mondo. A dire, non strillare. Lo si potrebbe definire impegno, se il termine lo emancipiamo dalla zavorra della militanza politica, almeno così come fu intesa in Italia negli anni Settanta. 

Si parte dallo studio di Brera (siamo a Milano) dove Il Laboratorio di Comunicazione Militante (siamo nel 1971), ovvero Studio Azzurro in nuce, ancora armato più che altro di macchina fotografica per catturare i segnali del cambiamento in corso e si arriva alla creazione degli ambienti sensibili, sofisticate interazioni tra virtuale e sensi, passando per ormai classiche video installazioni e i lavori cinematografici. 
L’intero cammino di Studio Azzurro si può riassumere così; primo sbarazzarsi delle strutture narrative tradizionali facendo del mezzo (il video) anche il narratore, poi liberarsi del mezzo troppo denotato come artificiale, ancora troppo macchina; infine, fare del software il foglio bianco su cui riprendere a scrivere storie, ridando autenticità al bisogno di narrare e senso alle visioni oggi, in piena emorragia delle immagini. Restituendo anche alla tradizione culturale il suo valore: Boll, Rilke, Beckett, Dante, sono alcuni dei grandi nomi incrociati in questo percorso. Ma raccontano proprie storie i lavori di Studio Azzurro? Non sempre, non solo, non in senso stretto. Spesso sono una forma avventurosa di saggistica, pamphlet, talora inclini all’aforisma, talvolta più didattici. In diverse occasioni riprendono lo spirito del romanzo/saggio di tradizione mitteleuropea, ma in una versione integrata dalle pratiche del blog, un update reso possibile dallo scambio interattivo. 

L’altro registro privilegiato è quello del diario, qualcuno viaggia sempre in questi lavori, chi le produce o chi le consuma, spesso entrambi e viaggiando, anche solo camminando, si pensa, sosteneva Chatwin. Qui, però, i viaggi sono passaggi in scenari ibridi, organici e cibernetici, come dire cyborg, quella figura così cara al crepuscolo della fantascienza. Il genere, a ben vedere è un referente culturale forte di Studio Azzurro, l’alter ego delle citazioni alte, essendo il naturale serbatoio dell’immaginario occidentale, dove si estrae e si immette. 
Nei manufatti elettronici di Studio Azzurro ci sono più day after, mutanti e gadget di uso quotidiano che haiku, zen e altre cianfrusaglie trendy. Da questa angolatura si staglia l’ombra del libro e sembra una moleskine in cui è annotato: “Dal diario di bordo del capitano Kirk”.



 

Recensione di Gennaro Fucile