Il Grande Palinsesto: sorvegliare, premiare, forse punire
di
Carmine Treanni

 


Grande Fratello: più Dick che Orwell

Siamo un po’ tutti, dunque, potenziali protagonisti del Truman Show[7], dove un ignaro bambino viene allevato fin dalla nascita in un’isola che altro non è che un immenso set televisivo: i suoi genitori, amici, sua moglie altro non sono che comparse dello show. Prima del film, però, Philip K. Dick aveva già previsto tutto, in uno dei suoi romanzi[8], considerato a torto minore. Riassumiamone la trama. Ragle Gumm vive in una tranquilla cittadina americana degli anni Cinquanta, insieme alla sorella, al cognato e al loro figlio. Da due anni, partecipa ad un gioco a premio e puntualmente fornisce le soluzioni ai complessi problemi matematici proposti dal giornale locale. È così che Ragle Gumm si guadagna da vivere, ed alla soluzione dei problemi dedica gran parte della sua giornata. Ben presto però, il protagonista del romanzo comincia ad essere consapevole che la realtà che lo circonda è in qualche modo falsa e che alcuni che vivono intorno a lui sembrano complottare contro di lui, a cominciare dal suo vicino di casa. Alla fine di una estenuante ricerca, Gumm scoprirà l’atroce verità: la cittadina è un immenso scenario posticcio, così come la sua vita. In realtà è il 1997 ed è in corso una guerra tra la Terra e la Luna in cui proprio Gumm e il concorso a premi giocano un ruolo vitale per tutta l’umanità.

Time Out of Joint – questo il titolo originale - presenta un classico tema dickiano: chi ci dice che la realtà che ci circonda è la vera realtà e non uno sfondo di cartapesta costruito a nostra immagine e somiglianza?

È, forse, questo romanzo l’antesignano dei reality show disseminati nei palinsesti delle televisioni di mezzo mondo.

Vent'anni fa Umberto Eco teorizzava la “NeoTv” occupandosi di trasmissioni come Portobello e il Maurizio Costanzo Show. Era l'epoca in cui gli spettatori cominciavano ad invadere quegli spazi che fino allora erano esclusivamente ad appannaggio dei professionisti del piccolo schermo. Portobello conteneva in sé già tutte le idee dei programmi che riempiranno successivamente i palinsesti delle reti televisive. La trasmissione di Enzo Tortora, con le sue rubriche, è stata la prima a realizzare uno spettacolo per la gente e con la gente comune. La tv era usata ad uso e consumo dei telespettatori. La rubrica “Dove sei?” faceva ritrovare persone scomparse (Chi l'ha visto?), un soldato perso di vista dopo la seconda guerra mondiale o un parente partito lontano in cerca di fortuna (Carràmba che sorpresa). C'erano gli inserzionisti che proponevano le loro strambe invenzioni (I Cervelloni, su Rai Uno) e la rubrica “Fiori d'arancio” si proponeva di trovare l'anima gemella a chi non voleva restare solo (Agenzia matrimoniale e per certi versi anche Stranamore). Nel 1982 Costanzo, dopo il buon esito di Bontà loro, il primo talk show italiano - vara il Maurizio Costanzo Show. Nel salotto della Tv sfilano personaggi noti e persone comuni: tutti al servizio dello "spettacolo della parola". Cinque minuti in questo programma possono dare la fama a chiunque. Vittorio Sgarbi, nel 1989, lancia strali contro il più importante critico d'arte italiano (per la cronaca Federico Zeri) e diventa il polemista-televisivo per eccellenza. Anche La corrida di Corrado - traghettato alla metà degli anni '80 dalla radio alla Tv - diventa il capostipite del reality show. Cantanti, attori, ballerini, cabarettisti dilettanti sono dati in pasto al pubblico in sala e quello al di là dello schermo televisivo.

E allora Il Grande Fratello non è la nuova frontiera del piccolo schermo, ma il punto d'arrivo di una certa televisione. È l'apoteosi della Real Tv. La ricetta è semplice. Si prende un “pezzo” del pubblico che è al di là dello schermo e lo si sbatte al di qua dello schermo. Chi partecipa a questo gioca accetta di essere messo alla berlina, pur di ottenere i suoi quindici minuti di celebrità. Una tendenza che ha invaso quasi tutti i canali televisivi dalla fine degli anni Novanta.

Il meccanismo della trasmissione è semplice. Dopo una lunga e severa selezione, si scelgono dieci persone (cinque donne e cinque uomini) e li si rinchiude in una casa per cento giorni. I concorrenti sono isolati, senza alcun contatto con l'esterno. Non è permesso avere telefoni cellulari, non c'è la Tv. Si è sempre microfonati e sotto il continuo controllo di telecamere. Ogni quindici giorni uno dei partecipanti viene eliminato dal pubblico, dopo essere stato “nominato” dagli altri membri della casa.



[7] The Truman Show (1998) di Peter Weir, Paramount Pictures.

[8] Philip K. Dick, L’uomo dei giochi a premio (Time Out of Join, 1959), Classici Urania n. 72, Mondadori, Milano

 

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