Affinità elettive e speranze utopiche |
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…La speranza di vita di un
Il numero di lancio del nuovo magazine mensile di Repubblica, XL, nella rubrica “Futurama”, ospita un articolo di Bruce Sterling[1] – insieme a William Gibson guru del cyberpunk – sull’Rfid, il nuovo sistema di identificazione – e ricerca – delle merci, progenie del bar code. Un passo avanti verso il monitoraggio totale, insieme al proliferare dei sistemi di videosorveglianza: scienza o fantascienza? Lungi dal pretendere diritti di primogenitura sull’attenzione all’argomento – ci mancherebbe altro! – siamo contenti di quella che non è una semplice coincidenza, ma una convergenza nell’attenzione alle connessioni fra tecnologie e vita quotidiana. Sterling parte dall’attenzione che lo scrittore di science fiction deve avere geneticamente per la questione, noi da quella dei sedicenti studiosi di fenomeni sociali, per riflettere sui risultati imprevedibili di certi fenomeni, che anche quando appaiono astratti, lontani, minimi, possono produrre “effetti farfalla” o “valanga” su di noi. In fondo, ragionando prosaicamente, l’Rfid fa per le merci solo quello che le carte di credito e i telefonini fanno per noi (almeno nei thriller): permettono a chi cerca un oggetto di rintracciarlo. Ma non è detto che in futuro non si possa legare quell’oggetto a chi lo consuma, e così virtualmente seguire anche lui nel procedere della sua vita. In questo senso potremmo immaginare che in futuro le merci verranno prodotte solo per controllarne i consumatori finali? Saremmo definitivamente sotto il dominio delle varie multinazionali del consumo. Altra riflessione: durante i suoi primi due anni di vita, un bambino consuma ogni giorno quattro o cinque pannolini, consegnando ad una vita lunga in media quanto la sua circa tremila – tremilacinquecento di questi oggetti (con il loro contenuto, ovviamente, e tutti dotati d’ora in poi di un’identità grazie all’Rfid). Pampers, Lines e gli altri produttori si trasformano quindi in mecenati, e i nostri figli in piccoli artisti, sulla scia di Piero Manzoni e della sua Merda d’artista. Ancora: la NASA annuncia che si torna sulla Luna: fra qualche annetto, ma siamo in tempo a goderci lo spettacolo. Noi che abbiamo cinquant’anni potremo confrontare questa replica con la prima, emozionante, performance. Come parametro per il futuro, nello scenario che abbiamo disegnato qui – solo un universo possibile, per carità – abbiamo Time Out of Joint e altre “previsioni”. Più prosaicamente, speriamo che la Luna non si trasformi in futuro in una discarica (di pannolini) e in una stazione (di controllo videocomputerizzato). Non sarebbe meglio destinarla a circo, per confinarvi tanti pagliacci, “nani e ballerine” che molestano il nostro pianeta, e il nostro paese? Senza concedergli attrezzature di comunicazione, naturalmente. A parte qualche videogioco di vecchia generazione.
[1] B. Sterling, Le macchine ci spiano, XL n. 1, sett. 2005, pag. 35.
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