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Singolare figura quella di Serling. Nasce nel 1924 a Syracuse, stato di New York, il giorno di Natale(!). Arruolatosi proprio mentre si consumavano gli ultimi atti della Seconda Guerra Mondiale, viene ferito nelle Filippine e già durante la convalescenza passa il suo tempo ad appuntare idee e racconti per quella che diventerà la sua professione di base. Dopo un lungo apprendistato alla radio, per lui si aprono le porte del nuovo, potentissimo, medium televisivo. Uno dei suoi primi lavori, A Long Time Till Dawn (1953), si ritrova fra gli interpreti un James Dean non ancora famoso, bello e dannato. Seguono numerose altre sceneggiature d’altalenante qualità fino alla stesura di alcuni episodi per la notissima Playhouse 90 della CBS. Il successo di queste ultime storie gli conquista un certo credito che decide di spendere tutto quando, nel 1957, propone per la prima volta ai dirigenti del network il progetto di uno science fiction drama con episodi di mezz’ora e la sceneggiatura già pronta del “pilota”. L’idea viene accettata a metà perché bisogna verificare per bene le sue reali possibilità (a cominciare dagli eventuali sponsor). Il pilot viene così realizzato ma inserito proprio nella collaudata Playhouse. Si intitola The Time Element ed è la rielaborazione di una storia scritta da Serling nell’immediato dopoguerra. Ha per protagonista un uomo (l’attore William Bendix) che riesce a tornare indietro nel tempo fino alla Pearl Harbour del 6 dicembre 1941, ma non riesce a convincere nessuno dell’imminente attacco giapponese. L’atmosfera irreale di The Time Element, il ritmo concitato ed inesorabile (da autentico weird tale), conquista le tele-platee dell’epoca; La CBS da finalmente il suo ok per la produzione regolare dello show che debutterà ufficialmente il 2 ottobre del ’59 e raggiungerà l’Italia tre anni dopo conquistandosi anche da noi lo status di trasmissione-cult. Lo show gode di una discreta longevità (cinque stagioni per 156 episodi) ed ai già eccellenti script di Serling si aggiunge, come detto, il fondamentale contributo di due maestri del Racconto Impossibile. Il primo è quel Richard Matheson (New Jersey, classe 1926) che Stephen King indicherà come principale fonte ispiratrice del proprio lavoro: un’icona della fantascienza e del fantastico moderni. Suo quel “Born of Man and Woman”, pubblicato per la prima volta nel 1951 su The Magazine of Fantasy & Science Fiction, che darà il via ad una carriera consumata tra folgoranti romanzi (I am a Legend), sceneggiature per il Grande Schermo (le prime pellicole del Ciclo Poe diretto da Roger Corman, il Duel di Steven Spielberg e molto altro ancora) e per la televisione, appunto. Il secondo sarà invece il bizzarro Charles Beaumont, cresciuto fra cinque bislacche zie ed una madre pazza che da piccolo lo vestiva da donna. Un uomo dai mille interessi e mestieri: scrittore ed illustratore, pianista e radio-discjokey, animatore (per la MGM) e sceneggiatore (per Corman). Le sue storie arricchiranno ancor di più uno spettacolo irripetibile. Un brutto male lo costringe però ad una fine prematura (nel 1967) a soli trentotto anni. Tanti, gli episodi di Twilight Zone meritevoli di una citazione: Gli Invasori (The Invaders, script di Matheson) narra la storia, praticamente senza dialoghi od effetti sonori, di una donna – la Agnes Moorehead, protagonista di Vita da Strega – impegnata a lottare contro minuscoli ma agguerriti aggressori da un altro pianeta. Il colpo di scena finale, tipico della serie, rivela i misteriosi invasori come astronauti della Terra sbarcati in un mondo di giganti. In Ululati nella Notte (The Howling Man, script di Beaumont) un viaggiatore americano, incurante degli avvertimenti di un monaco – l’immenso John Carradine -, libera un uomo prigioniero di un abbazia, scoprendo troppo tardi di aver lasciato fuggire il Diavolo in persona. Tempo per leggere (Time Enough at last, script di Serling) introduce un impagabile Burgess Meredith nel ruolo di un bibliofilo, nevrotico e misantropo, unico sopravvissuto di una guerra nucleare. La gioia di poter finalmente leggere all’infinito, senza essere disturbato da moglie o capufficio, non dura molto. Un banale incidente frantumerà i suoi occhiali rendendolo “cieco”, circondato da una montagna di libri.
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