Appearing Nightly
di Carla Bley Big Band
Fine compositrice e arrangiatrice, nonché autorevole bandleader, Carla Bley si regala qui il proprio amarcord, scivolando indietro nel tempo, giù in fondo ai suoi ricordi, quando giovanissima, negli anni Cinquanta, lavorava a New York come cigarette girl al Birdland o come guardarobiera al Basin Street o al Jazz Gallery, ascoltando Count Basie e molte altre grandi band tutte le sere. Fumosi locali notturni della Grande Mela o di Monterey, come il The Black Orchid, dove la Bley aveva avuto un ingaggio come pianista ad appena diciassette anni. Nasce da questo ricordo Appearing Nightly at the Black Orchid suite in quattro parti titolate a loro volta come l’articolazione di una serata in un night club: Nightclub: 40 On/20 Off, Second Round, What Would You Like To Hear? e Last Call. Il lavoro, tra l’altro, è stato proprio commissionato dal festival della città. Ecco in sintesi il retroscena che ha portato questa grande artista, sempre distante dalla routine e piuttosto incline a slittamenti e sconfinamenti oltre la frontiera del jazz, a compiere stavolta un tuffo nel suo cuore più sanguigno e scoppiettante, quello delle grandi orchestre, dei temi swinganti, corposi, affidati ad ance ruggenti e ottoni pastosi, momenti corali dirompenti su cui si levano assoli di grande fattura. Il tutto condito con un po’ di citazioni, del sano blues e quella scrittura mai banale della Bley. Un copione che la Carla Bley Big Band esegue alla perfezione in questa registrazione live a Parigi. Anche i primi due brani, Greasy Gravy e Awful Coffee nascono come pezzi commissionati da un festival, questa volta, italiano, quello sardo intitolato Dinner Festival (le cose ritornano: anni fa la Bley realizzò un album intitolato Dinner Music). Pezzi richiesti proprio per l'Orchestra Jazz della Sardegna. La scaletta si chiude con Someone To Watch, dichiaratemente “tratto da” George Gershwin e I Hadn’t Anyone Till You, l’unico brano non firmato da Carla Bley (è di Ray Noble e datato 1938), classico interpretato da artisti come Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Art Tatum e tanti altri, che qui viene superbamente arrangiato dalla Bley. Grafica coerente con l’atmosfera musicale del lavoro. Gennaro Fucile |
di Carla Bley Big Band
titolo Appearing Nightly
etichetta Watt
distribuzione Ducale
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Swing, Waltz, Swing
di Carl Drevo und die Clark-Boland Big Band
La Ishtar prosegue il prezioso lavoro di recupero di registrazioni della Clark-Boland Big Band o di formazioni satelliti allestite da musicisti in pianta stabile nell’organico dell’orchestra. Quest’anno sono così tornati disponibili altri di quei loro lavori che avevano la forza straordinaria tipica di quelle avventure musicali che non si propongono nulla di ambizioso, che, diremmo, badano al sodo, semplicemente a suonare e da qui traggono la loro forza, il coraggio di azzardare soluzioni sorprendenti che nascono proprio dove non ti aspetti di incontrarle. Dalla scorsa primavera la Ishtar ha pubblicato ben cinque lavori e prima di entrare nel dettaglio di Swing, Waltz, Swing, val la pena di fare un accenno alle precedenti uscite, iniziando da Music For Small Hours del 1967 firmato dal Clarke Boland Sextet, reductio dell’orchestra ai minimi termini, con in bella evidenza il flauto di Sahib Shihab. Il repertorio spazia da Wives And Lovers di Burt Bacharach a Tin Tin Deo e Lorraine di Dizzy Gillespie e Ebony Samba di Luis Bonfa. Intrattenimento raffinato. Dell’anno successivo è il delizioso Seeds di cui è titolare proprio Shihab che firma con un proprio quintetto, dove assieme a Clarke e Boland troviamo il contrabassista Jimmy Woode (tranne in due brani sostituito da Jean Warland) e a far da co-protagonista il percussionista Sadi al vibrafono e la marimba. Sempre a nome di Shihab è l’antologico Sahib Shihab Companionship – Jazz Point, una raccolta di incisioni che vanno dal 1962 al 1970. Shihab qui è accompagnato dai soliti noti Boland, Clarke e Woode, ma anche da Milt Jackson del MJQ, non impegnato al vibrafono ma a far da vocalist in alcuni brani. Venti tracce che spaziano tra be bop, swing e un pizzico di free. Altro solista di valore dell’orchestra era Johnny Griffin (sax tenore) di cui viene recuperato il bel Lady Heavy Bottom's Waltz intriso di blues (in scaletta anche Please Send Someone To Love di Percy Mayfield), soul e strane fughe come il valzer conclusivo (la titletrack). La più recente delle ristampe è invece questo Swing, Waltz, Swing, uscito originariamente nel 1966 a nome di Carl Drevo und die Clark-Boland Big Band. Un disco decisamente fuori dagli schemi e basta un’occhiata alla scaletta dei brani e agli autori per capirlo: Johann Strauss (Früelingstimmen e Kaiserwalzer), Franz Lehar (Schön ist die Welt) e Richard Strauss (Rosenkavalier), Bacharach (Wives And Lovers) George Gershwin (By Strauss) e Paul Rodgers (My Favourite Things). Mai titolo fu più azzeccato, un frappé di swing e valzer, questo in sintesi il disco che lascia ai solisti il tempo di lanciarsi in vertiginosi assoli e di rientrare nei ranghi alla velocità della luce. Delikatessen per chi ama farsi stupire. Gennaro Fucile |
di Carl Drevo
und die Clark-Boland Big Band titolo Swing, Waltz, Swing
etichetta Ishtar
distribuzione Family Affair
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