La spada spezzata
di Poul Anderson
A più di dieci anni dall’ultima apparizione in libreria, sempre per la Fanucci, questa edizione economica (nel prezzo ma non nell’ottima qualità editoriale) de La spada spezzata esce in un periodo complesso per la narrativa fantasy. Complesso non perché in crisi, ma proprio per l’enorme popolarità di cui il genere gode. Davanti alle radicali innovazioni che la fantasy ha vissuto nell’ultimo decennio, confrontarsi con un classico come questo, datato 1954, addirittura precedente (benché di un solo anno) al capostipite indiscusso di J.R.R. Tolkien, risulta una sfida straordinaria. La spada spezzata risulta da subito una lettura faticosa: non per lo stile di scrittura, la cui estrema semplicità si ispira allo stile delle leggende nordiche e delle fiabe irlandesi (due mondi che in questo romanzo si incontrano), ma per la distanza con le tematiche oggi dominanti nel genere. Si può bollare La spada spezzata come un vecchio e banale prodotto di una fantasy sword & sorcery, quella per intenderci alla Conan il barbaro, che oggi non tira più: a dominare sono i duelli violenti e le cruente battaglie tra il popolo degli elfi e quello dei troll. Eppure, al termine della lettura si capisce che c’è qualcosa di più, e quel ‘di più’ non è roba da poco. Si tratta, infatti, di tutta la profondissima conoscenza che Poul Anderson possedeva nei confronti della complessa mitologia nordica, i cui soggetti, temi e stili vengono qui fusi insieme a una storia che si fonda sui perni delle grandi leggende: lo hybris classico, e la quest arturiana. Valgard, il sanguinario figlio bastardo di un elfo e di una troll, è colui che il destino e la tracotanza puniscono fino alla distruzione. Ma lo hybris è anche ciò che infine annienta i trionfi di Skafloc, il più nobile fratello gemello. Infine, la quest ruota intorno alla spada che solo il gigante Bolverk può riforgiare per permettere agli elfi di sconfiggere l’invasione dei troll. Leggere oggi questo romanzo serve per riflettere su quanto la fantasy odierna debba ad Anderson (da Terry Brooks in avanti), e quanto oggi dovrebbe recuperare per legarsi a una gloriosa tradizione ormai perduta. Roberto Paura |
di Poul Anderson
titolo La spada spezzata
editore Fanucci, Roma, 2008
pagine 298
prezzo € 9,90
|
|
[ torna a letture ] |
|
Tutti i racconti western
di Elmore Leonard
Leonard ci ha narrato il vero West, un po’ come ha fatto Sergio Leone nella sua “trilogia del dollaro”. Leonard ci ha fatto assaporare la “genuinità” della vita violenta ma allo stesso tempo idilliaca, ricoperta di natura, sogni e virtù del West come luogo dell’immaginario. I racconti che qui possiamo leggere ci trasmettono quella semplicità di valori che era tipica degli uomini duri del vecchio West; oggi, quella “genuinità” non esiste più. Forse l’ultimo autentico pezzo di West ce l’ha regalato Clint Eastwood con il suo capolavoro assoluto: Gli Spietati (Unforgiven in originale). Il West è duro, ma anche semplice e onesto nei suoi valori. Si prenda ad esempio il fumetto western italiano per eccellenza, e cioè Tex Willer. Anche nella letteratura disegnata notiamo la genuinità di cui sopra e che viene ben rappresentata dal pasto favorito del famoso ranger: bistecca alta tre dita e ben cotta, ricoperta da una montagna di patatine fritte (possibilmente croccanti), la solita birra per rinfrescare le budella e, per concludere, una vera e propria istituzione della cucina western: la torta di mele. Questo è l’autentico spirito dell’immaginario western che anche Leonard ci trasmette nei suoi racconti: personaggi, dialoghi e situazioni ridotte al minimo, all’essenziale, quasi in un’anticipazione dello stile di Cormac McCarthy. Oggi purtroppo è difficile ritrovare questa verità sia nel cinema che nella narrativa di genere; troppa fiction, troppi effetti speciali, troppo di nulla. I vecchi valori e miti della frontiera sono ormai troppo inflazionati, forse anche a causa dell’arroganza che da alcuni anni contraddistingue la politica americana. Quindi se vogliamo continuare a sognare l’epopea del Far West non dobbiamo attendere il nuovo pout-pourri che sicuramente sbancherà il botteghino, ma dobbiamo tuffarci in un sereno ritorno al passato. Giovanni De Notaris |
di Elmore Leonard
titolo Tutti i racconti western
editore Einaudi, Torino, 2008
pagine X-676
prezzo € 20,00
|
|
[ torna a letture ] |
|
I figli di Matusalemme
di Robert A. Heinlein
Sono passati esattamente cinquant’anni da quando, nel 1958, usciva questo romanzo di Robert Heinlein, versione lunga di un fortunato racconto edito nel 1941 sulla rivista Astounding Stories. La versione pubblicata dalla Mondadori nella sua Piccola Biblioteca Oscar si avvale di una breve prefazione di Pietro Cheli, che insiste soprattutto sulla profeticità della narrativa heinleniana. In realtà I figli di Matusalemme ha poco di profetico e molto di atavico: al centro c’è l’antichissimo desiderio di immortalità dell’uomo, che Heinlein usa aggiungendo un altro tema tradizionale della sua narrativa, quella del viaggio pionieristico. I figli di Matusalemme sono un gruppo di persone che, grazie ad accurati incroci genetici, è riuscito a perpetuare naturalmente la propria esistenza ben oltre la normale speranza di vita. Nel desiderio di scoprire un segreto che non c’è, il governo americano inizia a perseguitare il gruppo – composto da migliaia di persone, che si definiscono “Famiglie Howard” – finché il più longevo di loro, Lazarus Long, non li convince a emigrare verso nuovi mondi per trovare una patria adatta a loro. Diversamente dagli altri romanzi di Heinlein, qui il viaggio si rivela fallimentare: alla fine le Famiglie Howard decidono di tornare sulla Terra dopo alcune esperienze poco piacevoli. A spingerli è la consapevolezza che, mentre sulla Terra essi potevano considerarsi superiori all’umanità comune, negli altri mondi la presenza di razze più avanzate li costringe a fare i conti con la loro inferiorità, come accade a una delle protagoniste, ossessionata dalla vecchiaia incombente. Nonostante i buoni personaggi, soprattutto quello di Lazarus Long che Heinlein userà in altre opere, il romanzo appare tuttavia discontinuo e frammentato nell’impostazione, ingenuo negli espedienti, in definitiva un po’ inferiore agli altri lavori di Heinlein che pure riprenderanno molti di questi temi. Roberto Paura |
di Robert A. Heinlein
titolo I figli di Matusalemme
editore Mondadori, Milano, 2008
pagine 238
prezzo € 9,00
|
|
[ torna a letture ] |
||