La
nave spaziale su cui
sale Sun Ra viaggia attraverso la musica: in essa, le infinite
potenzialità combinatorie della cultura afrodiasporica sono
continuamente attualizzate, perchè allo
stesso tempo tutte le altre combinazioni sono virtualmente presenti nel
tessuto musicale. Sun
Ra era solito impegnare la sua Arkestra in lunghe ed estenuanti
sessions. Preparata la partitura di un pezzo e mostratala ai musicisti,
li invitava a dimenticare immediatamente quanto scritto. La memoria
stessa, o l’amnesia, sarebbe stata il terreno di mezzo da cui
partire
ad ogni esecuzione dell’evento sonoro, cosicchè
ogni tentativo di
ripetizione di un pezzo diventava una differente versione del pezzo
stesso, influenzata tanto dalle direzioni di Sun Ra, quanto dai luoghi
e dalle reazioni dei musicisti e del pubblico. La musica,
così, non era
mai veramente completa e anzi doveva restare sempre aperta,
affinchè
potesse compiere il proprio compito, che era quello di suscitare degli
effetti (affetti), ogni volta diversi. Sun Ra, i musicisti, il
pubblico, gli spazi modificano la musica, e sono da essa modificati.
Così il nuovo entra nel mondo. Tra tutte le
infinite possibilità
combinatorie dei suoni, alcune di esse sono momentaneamente raccolte in
una specifica esecuzione, che sembra consolidarsi pian piano in una
melodia; allo stesso tempo, però, tutte le altre
possibilità non sono
tagliate fuori, anzi continuamente intervengono, salendo e scendendo di
volume o intensità e seguendo scansioni ritmiche diverse, un
contrappunto, una linea di fuga nel momentaneo assemblaggio di un
pezzo. L’evento sonoro, campo di forze, battaglia fra forze,
abbozza un
centro sonoro ripetitivo, circoscrive una traccia musicale marcata da
segni riconoscibili, si lancia verso l’improvvisazione
liberando un
potenziale. Sun Ra aveva inventato un accordo speciale per
destrutturare la musica: lo chiamava ‘space chord’
e si tratta di
solito di un accordo dissonante che egli suona improvvisamente, nel
momento esatto in cui il suono inizia a consolidarsi in un ritornello,
sciogliendo nuovamente la materia sonora, che fugge in diverse
direzioni… I pezzi di Sun Ra e
dell’Arkestra non hanno nessuna struttura narrativa, non
raccontano una storia,
ma continuamente catturano e rilasciano delle sensazioni, delle
energie, non per un fine ultimo, ma per la gioia stessa della
combinazione. Non a caso, A Joyful Noise è
il titolo di un
video documentario su Sun Ra e la sua Arkestra diretto da Robert Mugge
nel 1981. La musica qui è quindi un lavoro di assemblaggio e
sfaldamento continuo del caos che procede per sintesi,
micro-unità di
suono, connessioni imprevedibili. Lo spazio cosmico è, per
Sun Ra,
proprio questo significante così aperto da sfuggire alla
significazione: il suono è sfaldato, sfogliato, split
e sliced
secondo una serie infinita di assi; un’operazione che,
naturalmente,
l’uso di effetti elettronici aiuta a compiere, introducendo
distorsioni
sonore che rivelano la materialità del suono stesso, molto
più vicina
alle grida del teatro della crudeltà di Antonin Artaud che
agli inni
della chiesa battista nera. È pure vero che Sun Ra si muove
all’interno
di una tradizione nera, quella del jazz e quindi
dell’improvvisazione;
eppure, il jazz di Sun Ra è diverso. L’orchestra
di Sun Ra, pur nella
scia delle orchestre nere, le bands, non
è un’orkestra…
è un’Arkestra.
In un’orchestra tradizionale, infatti, ogni ruolo
è assegnato, come in
un corpo umano; nell’Arkestra di Sun Ra, però,
questo corpo non è umano e il legame tra
forma e funzione è interrotto dalla trans-formazione,
cosicchè il suono diventa pura intensità in
libera circolazione. Nelle note di accompagnamento all’album Space
is the Place,
sotto l’elenco dei musicisti e l’indicazione dello
strumento da
ciascuno suonato, compare una scritta: “as all Marines are
riflemen,
all members of the Arkestra are percussionists”7
.
Questa
piccola nota
contiene moltissimo. Da un lato, infatti, sottolinea questa
esplorazione del corpo tanto dello strumento quanto dello strumentista,
svincolata dalle abitudini manuali e mentali, verso la liberazione di
energie pure. Da un altro lato, essa sottolinea
l’importanza delle
percussioni nella musica di Sun Ra. Nelle esibizioni dal vivo, le
percussioni generano associazioni visive. In questa accelerazione della
sensazione, anche l’abito, la luce, il colore sono musica. Lo
spazio
acustico è un campo di relazioni, che, attraverso il labirinto
dell’orecchio, raggiunge i centri nervosi e si ripropaga
all’occhio, ma anche alla pelle e alle membra che danzano,
costruendo un cosmo. È il suono che
(è) danza. Infine,
l’immagine dei fucilieri introduce il concetto della
disciplina. La
liberazione delle intensità sonore non è caos, ma
una pratica di
ricerca delle migliori combinazioni, che non sono
mai sempre le stesse, perché sempre in trasformazione. La
vastissima produzione di Sun Ra e dell’Arkestra,
che si
dipana lungo decadi in una costellazione di pezzi impossibilmente
densi, ha acquisito nel tempo un’aura mitica: agli album noti
si
affiancano dischi rari, opere per lo più auto-prodotte e
distribuite ai
concerti, con etichette scritte a mano dai membri
dell’Arkestra,
copertine disegnate dalla comunità di musicisti e amici di
Sun Ra,
registrazioni live sempre sorprendenti… Un universo sonoro
in continua
espansione, attraversato, con gioia e curiosità, da un
nomade della
cultura; un invito a scoprire il potere vitale e creativo che
è in
ognuno e in ogni cosa. “The
music of yourself… vibrating. Yes. You are music, too. Everyone
is supposed to be playin’ their part in this vast
Arkestra of
the Cosmos”8
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