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Prende forma così una mappa immaginaria alla scoperta di un Mediterraneo invisibile, che in qualche modo assomiglia a noi stessi.. Questa carta, seppur fantastica, serve a tracciare un percorso il più possibile reale ma è indispensabile anche a prefigurare le basi del nostro traguardo finale: il progetto di una mostra, un viaggio da proporre virtualmente, un racconto da realizzare con le tecnologie interattive, che conducano lo spettatore – il viaggiatore – a compiere un itinerario nei sensi e nei luoghi e nell’arte di vivere del Mediterraneo. Cercando di indurlo a correre l’avventura dell’incontro imprevisto come un moderno Ulisse. Forzando un’esperienza fisica e sensoriale per convogliarla verso un’interrogazione più sottile e duratura. Questa idea si introduce in una sfida che da tempo conduciamo: quella di utilizzare le potenzialità delle nuove tecnologie interattive per rendere vivi e partecipativi gli scenari naturali e antropologici che vogliamo raffigurare, nella convinzione che nella schematicità di questi mezzi si nasconda anche un’anima poetica. Il nostro obiettivo sono cinque grandi paesaggi, uno per ogni tappa del viaggio. Cinque installazioni costruite su immagini multiple che compongano scenari mobili e mutevoli. Cinque opere che coniughino in sé la capacità di essere agite e esperite con le modalità interattive, ma concedano la possibilità ad una visione contemplativa, riflessiva, come si conviene di fronte ad uno scenario naturale. Non è nuovo il nostro interesse per il paesaggio, specie quello che sta vicino ai nostri mari: i boschi e i fiumi di La camera astratta, la Venezia di Vedute, le terre rosso sangue delle colline metallifere ne Il combattimento di Ettore e Achille, le saline abbandonate di Trapani per La perfezione di uno spirito sottile, sino alle distese post-industriali di Trittico Marghera, paesaggio contemporaneo di inquietudini che si amplifica poi nel grande muro di immagini di Megalopoli, realizzato per la Biennale di Venezia. Molti altri spezzoni si ritrovano disordinatamente nel nostro lavoro: boschi pietrificati, anse di fiumi, cime spettacolari del Trentino, resti di storia impigliati tra gli scogli, le pianure, tra le balze di Volterra. Il territorio ci sta dentro e questa volta chiede di uscire fuori. Ma con che spirito cercheremo i soggetti per i nostri video “en plein air”? Quello dei letterati del ‘700 o dei grandi artisti della fine dell’800, oppure dei viaggiatori che hanno attraversato luoghi e secoli? Porsi questa domanda vuole dire imbattersi immediatamente in un’altra delle numerose contraddizioni che via via incontriamo. Viaggiatori? Ma si può essere ancora oggi viaggiatori inciampando costantemente nelle tracce di un turismo ormai diffuso ovunque? Per quanto faticoso sarà il lavoro, tutti i segni che ti ronzano intorno cercano di fare di te proprio un turista. Non respingiamo questa condizione, ci proponiamo di attraversarla. Ormai anch’essa è parte del paesaggio.. Se parliamo di viaggiatori oggi, il nostro rispetto va a coloro che davvero praticano l’avventura del viaggio, magari compiendo vere odissee su un gommone nelle poche miglia del Canale d’Otranto, in quello di Sicilia o nelle stive chiuse di un camion. Senza documenti, senza soldi, senza cibo, spesso senza ritorno. Questi sono i veri viaggiatori di questi tempi, che potrebbero raccontare avventure, luoghi, incontri impressionanti e terribili, miraggi, dolori e forse solo qualche consolazione.
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