C’è un lunga linea sottile capace di accomunare serie
televisive apparentemente distanti fra loro, sia
cronologicamente sia per temi e strutture. Questo filo unisce in
un'unica collana show noir/sperimentali come il lynchano Twin
Peaks o hit per eccellenza come l’adventure Lost,
del trio Lieber/Abrams/Lidendof, senza contare miniserie di
science fiction come la popolarissima Taken di Steven
Spielberg. Si tratta di una tradizione ormai consolidata nella
produzione americana di fiction, quella del paranormal drama,
basata sul concept di un gruppo di persone accomunate da un
mistero o un destino comune, straordinario e terribile. Una
formula ideale per garantire sviluppi e scenari sempre
rinnovabili, a seconda dei personaggi presi in esame e delle
reazioni psicologiche di ciascuno dei numerosi protagonisti
posti sotto osservazione.
In questa
prospettiva corale si colloca anche The 4400, il telefilm
prodotto da Francis Ford Coppola insieme con la Paramount, da
un’idea originale di Scott Peters e Renè Echevarria, che ha
riscosso enorme successo di pubblico negli Stati Uniti. Ennesima
produzione che attinge liberamente a culture e suggestioni mai
cosi sentite e diffuse come in questo Nuovo Millennio
(l’Ufologia, la New Age, la paura dell’Apocalisse). La prima
serie – in realtà composta di soli 5 episodi – è stata
programmata dalla rete televisiva USA Network nell'estate del
2004 e ha fatto riscontrare a sorpresa negli Stati Uniti un
ottimo indice di audience. Lo show ha conquistato anche la
nomination agli Emmy 2005 come Miglior Miniserie.
Le sequenze
iniziali ci mostrano una serie di sparizioni che riguardano
individui di ogni sesso, età, razza su tutto il pianeta Terra,
dal 1946 ad oggi. In tutto quattromilaquattrocento persone
investite da una misteriosa luce accecante mentre erano alle
prese con le attività più disparate. Ci ritroviamo ai giorni
nostri, con una cometa che minaccia improvvisamente di cadere
sulla Terra, salvo poi rallentare nei pressi di un lago degli
Stati Uniti e, letteralmente, dissolversi restituendo le persone
misteriosamente scomparse. Apparentemente non invecchiate di un
giorno e senza alcuna memoria di quanto successo.
Ma c’è molto
di più: i ricomparsi iniziano a manifestare veri e propri poteri
(preveggenza, forza sovrumana, telecinesi) che utilizzano nei
momenti di assoluto stress emotivo, dovuto al loro ritorno
imprevisto in una realtà che non riconoscono più e dalla quale
sono stati tranquillamente rimossi. Questo concatenarsi di
incredibili coincidenze indurranno le autorità ad indagare a
fondo, spingendo gli agenti FBI Tom Baldwin (Joel Kretsch) e
Diana Skouris (Jacqueline Mckenzie), a mettersi sulle tracce dei
rapiti, rimessi in libertà subito dopo un doveroso periodo di
quarantena. Baldwin, in particolare ha più di una ragione
personale per indagare sull’inquietante enigma – suo nipote
Shawn è uno dei “ritornati” – e lentamente, riesce a ricostruire
un disegno in tutta la faccenda, dalle connotazioni a dir poco
sovrumane. Il tutto mentre aumenta il panico tra la popolazione
civile, che percepisce i ritornati come una minaccia al loro
quieto vivere, e mentre il misterioso miliardario Jordan Collier
(Billy Campbell) decide di riunire a sé gran parte dei
ricomparsi, per ragioni tutt’altro che chiare.
Tutto ciò si
sviluppa soprattutto nella seconda stagione, in cui la serie
prende corpo e appassiona il telespettatore. Negli USA, gli
episodi della seconda stagione hanno costituito il miglior
risultato di audience estiva trasmesso da una rete via cavo,
capace di superare tanto la quarta stagione di The Shield
che il primo ciclo di The Closer – altro straordinario
prodotto che meriterebbe ulteriori approfondimenti – in onda
rispettivamente su F/X e TNT.
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