Ritorna
disponibile un piccolo masterpiece del tempo che fu,
Abbiamo tutti i suoi problemi dei genovesi Picchio dal Pozzo,
pubblicato nel 1980. Ritirato a lucido negli studi della Rer, con
la bella copertina originale di “Mister Fagiolo” disegnata dal
fiatista Roberto Romani, l’album fu il passepartout che
aprì un po’ di porte a questi temerari sperimentatori liguri, già
noti nel circuito underground dell’epoca per il loro omonimo album
di debutto del 1976.
Come ricorda
Aldo Di Marco, batterista del gruppo e curatore del sito ufficiale
dei PdP (www.picchiodalpozzo.com),
il demotape di Abbiamo tutti i suoi problemi venne
presentato alla Cooperativa L’Orchestra degli Stormy Six. L’opera
piacque moltissimo e nel 1980 uscì l’album che conteneva, come
bonus track d’antan, l’inserto “flexible” a 45 giri di Uccellin
del Bosco. Un brano manifesto della poetica picchio-pozziana,
che comincia con una ripresa ambientale di campagna, con tanto di
ruscello, cicale e mosche stereo, su cui si sovrappone il sax di
Romani e si sviluppa con una chitarra blues e finisce con un
clarinetto da balera. Il tutto condito da un testo nonsense,
più declamato che cantato. Ebbene, il brano in questione venne
selezionato da Chris Cutler per inserirlo nell'album compilation
di Rock in Opposition, RIO Samples. A quel punto i PdP
erano entrati ufficialmente anche nel circuito internazionale
della musica non commerciale. O, meglio, della musica “che le Case
Discografiche non vogliono che tu ascolti”.
Altri tempi,
certo, ma quello che allora sembrava un exploit forse un po’
troppo concettuale e freddo, manifesto di una musica veramente
aliena da ogni compromesso, riascoltato oggi cattura ancora le
orecchie dell’ascoltatore curioso: repentini cambi di ritmo,
accenni di musica concreta, strutture rigorose, melodie
impossibili e testi altrettanto fuori dagli schemi (tutti scritti
da Di Marco, eccetto Erba in Moderno Ballabile da
Romani). E brani, dalle mille contaminazioni, come il ragionato
Mettiamo il caso che (parte seconda) dove le tante anime
musicali dei PdP, dal rock alla musica popolare fino agli
ammiccamenti alle scuole colte dell’Occidente, vivono in perfetto
equilibrio.
Ricorda Aldo
Di Marco: “Nell’album i riferimenti stilistici sono quelli di Rock
in Opposition (a nord), quelli di Zappa (ad Ovest) e soprattutto
quelli degli Area (in casa nostra). A tutto questo va unita la
circostanza che il disco è stato composto coralmente, strumenti
alla mano, in circa tre mesi di prove quotidiane di circa 8-10 ore
al giorno. 7 giorni su 7. Per tutti noi quello era anche il
periodo di maggior impegno di studio del proprio strumento, di
raggiunta consapevolezza del proprio ruolo ed anche dei propri
limiti tecnici, anche se eravamo in perenne tentativo acrobatico
di superarli”.
Fino a qui
la storia di ieri. Presto si ritornerà a parlare di PdP. Forse già
prima dell’estate, in occasione dell’uscita di un dvd che
documenta la storia del gruppo con interviste a Aldo De Scalzi,
Paolo Griguolo, Andrea Beccari, Giorgio Karaghiosoff, Aldo Di
Marco, Roberto Romani, Claudio Lugo. La colonna sonora comprende
quasi tutti i brani dei 4 dischi dei PdP in ordine cronologico.
Nei
contenuti speciali ci saranno, oltre alla galleria fotografica e a
qualche divertente making of, un videoclip girato a
Valdapozzo (sede delle registrazioni di Pic_nic@Valdapozzo),
4 improvvisazioni registrate sempre a Valdapozzo, 3 brani eseguiti
live a Milano nel 1979 e, dulcis in fundo, uno
straordinario brano inedito.
|