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Riteniamo che la narrativa, quella fantastica prima, quella di science fiction poi, abbiano rielaborato e riciclato il soprannaturale e il magico. Se è d’accordo, secondo lei, quale ne è il motivo? Ebbene, le connessioni tra fantasia e magia sono piuttosto ovvie: il genere fantasy emerge dal Gotico, e il Gotico è una reazione romantica e ossessiva allo spirito progressista e liberale, al razionalismo dell’illuminismo. In tal misura il Gotico tentò di ricongiungersi, attraverso immagini, storie e torride emozioni, con forze più antiche, con l’irrazionale, il sovrannaturale e la poesia esplosiva del perturbante. Se avete un occhio per la continuità come lo possiedo io allora potete vedere il riciclo da parte del genere del magico e del sovrannaturale come espressione del magico e del sovrannaturale. Tutto dipende dalla vostra prospettiva: laddove una visione moderna vede solo i divertimenti della nostra era disincantata, un’altra visione – la visione del “non siamo mai stati moderni” – vede in queste distrazioni macinate frammenti e scintille di correnti molto più lunghe e profonde che corrono attraverso l’animo umano e l’immaginazione. La fantascienza è un caso più complesso – sebbene anch’essa sia nata dal gotico spesso possiede un lato duramente secolare che non ha interesse nel magico o nel sovrannaturale. Ma persino in quel caso le fantastiche possibilità spesso sembrano invocare strati più antichi dell’immaginazione – come quando nella trilogia Neuromancer di W. Gibson il cyberspazio si frammenta nel loa di Vodun, o quando il virus dell’informazione di N. Stephenson in Snowcrash deriva dalle primordiali formazioni della religione come un memeplex. Se si considerano i film di fantascienza è chiaro che gli stessi effetti speciali sono un estensione della “tecnologia magica”. Attraverso il mondo moderno, quando gli esseri umani inventano una nuova tecnologia perpetua, la prima cosa che spesso fanno è cospirare contro fantasmi banditi e demoni! Ciò è vero per il cinema, con Méliès, oppure per gli spettacoli leggeri o la grafica al computer. Potrebbe sembrare intrattenimento ma i legami tra intrattenimento e perturbante sono profondi, talvolta le cose sono perturbanti proprio perché sono volgari, come un carnevale. Se abbiamo inteso bene, nel suo Techgnosis lei sostiene che la Rete, nella sua immaterialità, rimanda ai luoghi del magico prima, delle prime teorie “scientifiche” poi (l’etere, il flogisto, etc.). Ci chiarisce questo rapporto? È chiaro che il mondo umano sta radicalmente ridefinendo la distanza tra la materia e l’incorporeo. Noi siamo più consapevoli di prima che il mondo naturale in cui siamo incorporati sta raggiungendo il culmine delle sue limitazioni cablate e i vincoli di problematiche come il riscaldamento globale, le estinzioni di massa o la riduzione delle risorse dell’acqua stanno stringendo il mondo intero nella morsa della materialità. Nello stesso tempo, la nostra supposta civiltà “materialistica” si sta dematerializzando sotto i nostri occhi: i soldi diventano virtuali, il gioco in rete esplode, i luoghi fisici si dissolvono in dati, il CD lascia il campo all’ MP3 e tutto va a finire nello schermo. Non importa che noi siamo ancora dipendenti dagli elettroni e dalle griglie di forza - l’esperienza della cultura, la coscienza e la comunicazione diventano sempre più malleabili e incorporee. Io penso che questo voglia dire che i vecchi modi con cui si intendevano le relazioni tra mente e corpo forse hanno qualcosa da dirci, non necessariamente in senso ontologico o scientifico ma in senso epistemologico o pratico. Stiamo entrando in nuovi mondi della mente. E chi può dire che i trucchi della mente della Cabala o dello Zen Jedi non siano utili metafore e mappe in questo nuovo mondo. E se i Transumanisti hanno ragione, e non siamo in qualche modo capaci di modellare e condizionare le nuove circostanze dateci dalle tecnologie della trasformazione, allora la tentazione di usare le vecchie metafore ed i vecchi concetti sarà forte, perché ci possono aiutare ad orientarci parlando a molti livelli del nostro essere. Potrebbero essere irrazionali, ma hanno un senso. Philip K. Dick è senz’altro l’autore di science fiction che ha mostrato meglio come la percezione dei rapporti fra realtà e illusione siano labili. In qualche misura fa pensare a Castaneda e alle sue ricerche ed esperienze – specie quelle descritte nei suoi primi volumi. Ragionando sulla dimensione del sacro in cui è immerso il suo maestro Don Juan, possiamo trovare un filo che ricollega la cultura sciamanica alla dimensione tardomoderna? Assolutamente. In qualche modo la figura dello sciamano è particolarmente accessibile alla mentalità postmoderna, anche se, come dobbiamo ricordare, questo “sciamano” e sia una finzione dell’immaginazione antropologica occidentale cosi che un vero attore storico, autenticamente legato alle vecchie maniere. Castaneda, naturalmente lo inventava almeno su un livello. E allora perché lo sciamanesimo ci fa risuonare? In parte perché non opera nel mondo morale. Opera in un mondo di potenza, e inoltre in un mondo che non è organizzato secondo il tradizionale dualismo gerarchico: buono e cattivo, luce e buio. È una giungla che si trova dall’altro lato; un multiverso di spiriti e regni. È un luogo di interconnessioni volto a realizzare accordi. Inoltre in questo regno si può accedere attraverso la propria esperienza, usando dispositivi della mente come le piante o il trance. Questo tipo di esperienza diretta è centrata su di una caratteristica di modernità. E questa enfasi sull’esperienza ci conduce nel postmoderno mediante l’enfasi sulla percezione, sul tatto, sulla sensazione, solo ora liberati da un soggetto coerente che fa esperienza. Ma questo è precisamente cosa accade in un contesto sciamanico: il soggetto, la persona, viene smantellata nella traslazione in altre dimensioni di sensazione, percezione, immagine e scontro. Forse lo sciamanesimo è una metafora risonante anche perché la cultura sciamanica tendeva ad essere molto più vicina all’immaginazione energetica della terra che ad altre religioni mistiche o cammini spirituali. Ora il gran contesto per tutte le nostre domande, le nostre ricerche, è rappresentato dal fremito della terra. Lo sciamanesimo è un invito a riconnettere la nostre rete postmoderna alle antiche reti del pianeta. Non sarà mai perfettamente adatto ma è comunque meglio che costruire semplicemente nuove forme di evasione e rifiuto.
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