Se Dante Alighieri fosse un uomo dei nostri tempi,
probabilmente lavorerebbe in televisione e ancor più
probabilmente sarebbe tra gli autori di Lost.
La serie televisiva creata da J.J. Abrams e Damon
Lindelof ha un plot che
sembra tratto pari pari dalla Divina Commedia, dall’Inferno
ovviamente.
Il
volo Oceanic Air 815, in volo tra Sydney e Los Angeles, precipita
su un'isola tropicale e i quarantotto sopravvissuti cercano di
vincere i numerosi problemi e indagare sui misteri del luogo come
una misteriosa presenza, dei possibili altri abitanti, il
contenuto di una botola sepolta nel terreno ed altri eventi
inspiegabili. La tensione tra i sopravvissuti sale alle stelle,
ogni giorno che passa scoprono altri misteri nascosti nell’isola
sulla quale sono naufragati. La costruzione di una zattera potrà
salvarli o si rivelerà disastrosa?
Ogni singolo episodio è strutturato come una vera e
propria discesa all’inferno, in cui lo spettatore è Dante e gli
autori sono il Virgilio che ci accompagna nei meandri di
un’isola che in fondo, con i suoi misteri, è la vera
protagonista della serie. Anzi a ben guardare, l’isola è
contemporaneamente un inferno ed un paradiso.
Inferno, perché lo scenario e la situazione con cui i
sopravvissuti si ritrovano a doversi confrontare non ha molto da
invidiare ad alcune delle bellissime pagine scritte dal poeta
fiorentino. L’isola nasconde dei misteri che definire strani è
davvero poco: la presenza di una enorme e letale entità
invisibile (i protagonisti vedono solo il fogliame piegarsi ai due
lati e odono delle urla degne del miglior King Kong), da cui
difendersi è inutile se non con una fuga forsennata; la presenza,
inspiegabile, nella foresta, di un orso polare, con tanto di pelo
bianco e immacolato; la scoperta di una botola che nasconde sotto
la terra un vero e proprio silos (la cui apertura, dopo vari
tentativi andati a vuoto, chiude la prima stagione); la presenza
di una donna e di altri sopravissuti di un precedente naufragio.
Senza contare che, giorno per giorno, i protagonisti devono anche
affrontare una situazione nuova: essere su un’isola disabitata,
senza nessuno dei comfort a cui sono abituati e dover combattere
comunque con la natura selvaggia, è già di per sé una
situazione da incubo per l’uomo moderno.
Paradiso, perché l’isola si presenta, nella sua iniziale
veste, come lo scenario ideale per una vacanza da sogno, come quei
poster presenti negli uffici delle aziende turistiche, dove il
turista (spettatore) può sognare di bagnarsi in acque
incontaminate, prendere il sole su una spiaggia bianca e
passeggiare in una foresta dal fascino primordiale.
Una discesa all’inferno, dicevamo, anche perché in ogni
episodio scopriamo qualcosa della vita dei protagonisti della
serie, con lunghi flashback,
e, soprattutto, lo spettatore viene a conoscenza fatti che danno
ai personaggi non solo profondità, ma anche un’aurea
inquietante.
Come
Kate, una detenuta, il cui poliziotto-sorvegliante è tra le
vittime del disastro aereo; o come Sawyer, il cui senso di
diffidenza nei confronti di tutti gli altri nasce da un evento
della sua infanzia; o ancora Michael che ha appena ottenuto la
custodia del suo figlio di 9 anni, Walt, dopo la morte della sua
ex-moglie, ma che di fatto sono un padre e un figlio che neppure
si conoscono. Infine, ma di esempi ne potremmo dare altri, Locke,
che è un uomo misterioso fin dall’inizio e che dimostra subito
di avere una profonda connessione con l'isola.
Anche
Jack, il medico, che apparentemente sembra il personaggio più
positivo (in quanto dottore, si prende cura e salva la vita di
molti sopravissuti) nasconde un segreto che coinvolge lui e il
padre, anch’egli medico.
Allucinanti
alcune scene dell’episodio pilota, quelle relative a poco dopo
l’impatto dell’aereo al suolo, che sembrano state girate
subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre.
Non
c’è dubbio che gli autori di Lost
hanno fatto tesoro della lezione di Rod Serling, il creatore di Ai
Confini della Realtà: inserire pochi elementi fantastici in
una storia realistica e drammatica è un espediente che funziona
ancora bene. E soprattutto fa presa sugli spettatori. Il che non
è poco per una fiction nell’era della televisione dei reality
show.
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