di Gennaro Fucile
Diciamolo subito: questo numero è fuori dagli schemi classici di Quaderni d’Altri Tempi. Non solo non corrisponde come struttura a quelli ordinari, ma nemmeno trova riscontro negli speciali messi a punto e pubblicati nelle quattro estati precedenti all’attuale, sebbene è a quest’ultimi che fa riferimento. Infatti, si propone come un’antologia di brani scelti e qualche lettore, almeno tra quelli di lunga data, che alcuni di questi testi li ha già letti, si chiederà perché si è confezionato un numero del genere. Per un’esigenza fisiologica, questa è la risposta. Facciamo un passo indietro. Quaderni d’Altri Tempi esiste unicamente nella rete, qui dimorano i 43 numeri precedenti (no, non è una svista, il numero 13 non è mai uscito), che condividono la medesima sorte di tutte le innumerevoli informazioni che costituiscono il soffio vitale del web. Dati che produciamo e accumuliamo incessantemente, al punto che in molti sono alla ricerca della via migliore per regolamentare il flusso degli archivi micro e macro che riguardano il singolo individuo o intere comunità; ma quei medesimi dati, quegli stessi frammenti di memoria al tempo stesso li condanniamo quasi istantaneamente all’oblio. Da questa breve considerazione è scaturita la decisione di tornare al futuro, selezionando parte dei testi che avevano concorso alla realizzazione dei quattro speciali e offrendo l’occasione di ritornare a frequentare i numeri scorsi. Anche per noi, in fondo, è motivo di interesse rivedere la strada percorsa in questi quattro anni, scoprendo difetti e virtù che altrimenti resterebbero dei dati inerti. Ecco l’esigenza fisiologica di cui si diceva prima: voltarsi indietro e guardare anche criticamente la propria crescita, se questa c’è stata.
Veniamo al numero. Si tratta di una selezione, non certo del best, perché tutti i contributi presenti nei vari speciali hanno, a nostro avviso, motivi d’interesse. Il denominatore comune è sempre stato quello di adottare punti di vista particolari per affrontare temi già trattati, argomenti già dibattuti, opere e luoghi analizzati in lungo e in largo. Punti di vista particolari e sempre nel segno del gioco, intellettuale, ça va sans dire. Così, nel numero del 2009 si scelse di porre in relazione un luogo e un manufatto artistico di qualsiasi, genere, un romanzo, un telefilm, ecc. Qui si visiteranno Bomarzo, Trieste, Istanbul, Napoli e Londra. Nel numero successivo il tema non fu vagamente la musica, o un genere oppure un disco, ma si trattò di individuare un solo brano particolarmente caro, importante nella vita di ognuno dei partecipanti al numero. In questa selezione, si ascolteranno John Coltrane, Nina Simone, Miles Davis, Brian Eno & Robert Fripp e Mina.
Con la medesima logica si affrontò nel 2011 la settima arte, circoscrivendo il discorso a una singola scena. Scorrono qui immagini da Il posto delle fragole, Toro scatenato, Furyo, Solaris e Mulholland Drive. Infine, lo scorso anno toccò scegliere il racconto perturbante per eccellenza. Riproponiamo qui Axolotl di Julio Cortázar, La tana di Franz Kafka, La biblioteca di Babele di Jorge Louis Borges, Minotauro di Friedrich Dürrenmatt, Bartleby lo scrivano di Herman Melville.
Ancora una volta tutto è ricaduto sotto il segno
dell’arbitrarietà, del gioco – in un
certo senso d’azzardo – di ristampare, per
così dire, articoli già pubblicati, sì
disponibili e consultabili nel nostro archivio, ma che la logica stessa
della rete di fatto spesso rende “fuori catalogo”.
Naturalmente questo è anche un modo di invitare i nuovi e/o
i più recenti lettori di Quaderni d’Altri Tempi a
scoprire il lavoro che dall’ormai lontano 2005 viene svolto
con passione e impegno da tutti noi. Buona estate.
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