Quaderni d’Altri Tempi è un punto d’osservazione dal quale si gode di un’ottima vista. È collocato ad altezza d’uomo e corredato di un parco strumenti che consente, a noi che lo animiamo, la necessaria messa a fuoco, laddove l’occhio, per limiti naturali, non riesce a vederci chiaro. In questo modo, senza fatica alcuna lo sguardo si posa su dettagli in apparenza insignificanti, ma che risultano essenziali per interpretare i fenomeni culturali che ci circondano; allo stesso tempo, gli strumenti di cui ci siamo forniti si sporgono oltre, lontano, quando le distanze sono proibitive e rendono microscopiche anche realtà di grandi dimensioni. Per formazione e per esperienza, naturalmente, ci sono territori che ci sono più familiari, dove andiamo a caccia sicuri perché ogni traccia risulta facilmente visibile. Sentieri battuti spesso, ma sempre avventurosi, lungo i quali la nostra curiosità e il nostro sapere convergono. La nostra rivista è, a tutti gli effetti, un osservatorio calato a profondità variabile; da lì ci è agevole calarci sempre più in giù, giù fino alla superficie, come avrebbe detto Karl Kraus, per individuare ciò che ci sembra rilevante, significativo nel panorama culturale, nel culturama che scrutiamo e al quale apparteniamo.
Quaderni d’Altri Tempi è un lavoro collettivo che vede l’apporto di competenze diverse che si avvicendano per ottenere sempre la miglior vista sugli oggetti culturali che inquadriamo nel nostro obiettivo. In questo numero, il nostro sguardo si è posato su luoghi e figure che richiedevano una competenza e una vicinanza di cui non siamo in possesso: il sistema arte. Territorio ricco di fascino, di incognite e… di problemi, di criticità, di urgenze, che vedono coinvolti professionalità diverse e compiti differenti, dal critico, al gallerista, dalla direzione di un museo alla curatela. Un paesaggio ricco di contrasti, che si stende non oltre l’orizzonte visibile dall’osservatorio Quaderni d’Altri Tempi, ma sicuramente posto a una distanza tale da richiedere una postazione più avanzata, più vicina al luogo delle operazioni, anche più interna, con tutto quello che comporta, sul piano dell’analisi, questa distanza dall’oggetto. Ecco perché abbiamo in questo numero un Mappe interamente affidato a punti di vista più avvezzi a osservare il suddetto paesaggio e le figure che lo abitano, un Mappe a cura di due esperti della materia: Antonello Tolve (che ha anche avuto il ruolo di trait d’union, perché anche collaboratore di Quaderni d’Altri tempi) ed Eugenio Viola. Sono loro che hanno messo a punto l’insieme dei contributi qui proposti, ritenuti, a loro giudizio, in grado di restituire lo stato delle cose e di evidenziarne i possibili/auspicabili sviluppi.
Quaderni d’Altri Tempi è un buon punto d’osservazione, dicevamo, ma non solo in quanto posto a un’opportuna distanza da quanto nasce, vive e muore nel culturama odierno, ma anche perché la sua architettura consente prospettive differenti, come in questo numero. D’altra parte, negli anni, la nostra rivista, cercando di mantenere l’occhio puntato sui momenti di continue catastrofi, turbolenze e ricomposizioni di quella “caotica macchina poietica” – come scrive Alberto Abruzzese – che è l’immaginario, si è evoluta; diciamo che l’osservatorio ha visto diverse modifiche, lavori di ristrutturazione, di ampliamento, nuovi arredi, interventi mai di facciata, una moltiplicazione dei piani, delle torrette d’avvistamento, un rafforzamento delle fondamenta, e su questa strada andranno anche gli arricchimenti che troveranno spazio a partire dal prossimo Quaderni d’Altri Tempi, dove inizieremo a proporre estratti da libri ormai non più disponibili da tempo perché fuori catalogo, articoli, saggi difficilmente reperibili, restituendo un minimo di circolazione a testi che il mercato non ritiene al momento interessanti. Anche questo ci è parso urgente.