Proprio a rimestare nel secchio
degli avanzi, idiozia e stupidità possono apparire
come istigazione all’intelligenza… ma
proprio… Lo stupido non è
attrezzato a reggere lo schianto: non v’è la
possibilità di ripiegare sulla domanda, di leggere nelle
cose, perché, nel flusso continuo, egli non può
fissare lo sguardo, prerogativa dell’intelligenza (intelligere
è leggere dentro le cose) che, tra lo scorrere e
il putrefare, si protesizza, si rimbecillisce, preferisce spesso
l’entimema al sillogismo, è assertiva
senza essere riflessiva, è ragionevole senza essere
razionale, logica, senza ipotesi e tesi. Eppure l’idiota ci
mette il fegato, il cuore… e altre frattaglie, ma
resta uno spaesato. Lo stupido, l’idiota,
l’imbecille, dunque, nel loro essere morbo, ci salvano
perché il loro esserci ci fa sentire migliori. E ci fa
avvertire la nostra posizione come indecidibile. Sono la ragione di
un’intelligenza eccentrica, ché ha perduto il suo
centro e, sperabilmente, il sonno. Sono: Come tanti sonagli
sul berretto di un Dio buffone e deludente, […] sanno farsi
scuotere solo dalla supposta ostilità del suo arbitrio
(Vittorio Strada, 1986). L’intelligenza rischia, nel loro
farsi numero, di trasformarsi, nell’immaginario collettivo,
in una tara ereditaria rimediabile.
Non c’è niente
di più triste che, per esempio, essere ricchi, di buona
famiglia, di bell’aspetto, abbastanza istruiti e
intelligenti, persino buoni, e al tempo stesso non avere nessun
talento, nessuna peculiarità, neanche una stranezza
né un’idea originale, insomma essere proprio
‘come tutti’. La ricchezza c’è
[…] ma non si è mai distinta in nulla;
l’apparenza è piacevole, ma poco espressiva;
l’educazione passabile, ma non si sa come metterla a frutto;
l’intelligenza c’è, ma senza idee
proprie ; il cuore c’è ma senza
magnanimità e così via per tutti gli altri
aspetti […]. Per l’uomo
‘comune’ limitato, non c’è
niente di più facile che immaginare se stesso come una
persona poco comune e originale, compiacendosene senza alcun
tentennamento. […] La sfrontataggine
dell’ingenuità, in alcuni casi, arriva a livelli
stupefacenti.[…]. Questa sfrontataggine è
l’incrollabile fiducia dell’uomo stupido
[…] privo di dubbi […], talmente privo di dubbi
che… per lui le domande non esistono . L’uomo
comune intelligente, anche se qualche volta di sfuggita ha immaginato
di essere uomo geniale e originalissimo[…], conserva nel suo
cuore il tarlo del dubbio che lo conduce alla più totale
disperazione […]. Tuttavia, prima di arrendersi e
rassegnarsi, queste persone a volte ne combinano delle belle.
(Dostoevskij, 1990, pp. 537-538)
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