Pranzo di Ferragosto
di Gianni Di Gregorio Gianni è un uomo di mezz'età, sempre al verde poiché senza altro lavoro che quello di prendersi cura dell’anziana madre a tempo pieno. Siamo a Roma, è il 14 agosto, Gianni riceve la visita dell’amministratore del condominio che in cambio del depennamento di un po’ di spese arretrate gli chiede di poter trasferire per 24 ore la propria mamma nel suo appartamento. L’offerta è allettante e l’affare è fatto, ma nel contratto l’amministratore ha dimenticato di aggiungere il dettaglio di una zia anch’essa da sistemare. Non è tutto, nella stessa giornata, anche il medico di famiglia e amico di Gianni avanza la stessa richiesta: una mamma da parcheggiare fino all’indomani, avendo un improvviso turno notturno. Così in poche ore Gianni si ritrova con un quartetto di anziane signore, ognuna con il suo bagaglio di capricci e abitudini. Inizia un lungo pomeriggio e una notte altrettanto infinita densa di situazioni degne della migliore commedia italiana. Tutto ciò potrebbe già bastare a fare di
Pranzo di ferragosto un lavoro pregevole, ma il bello è che le quattro deliziose interpreti di questo film sono non attrici, eppure non sono mai a disagio davanti alla macchina da presa, disinvolte nell’intepretare in pratica se stesse, mantenendo nella finzione i veri nomi di battesimo, così come Gianni, il regista Di Gregorio, che ha avuto il coraggio di questo azzardo, coinvolgendo in pratica una parte della sua vera famiglia. La storia a tratti parrebbe un semi-documentario in presa diretta, grazie all’abile regia e alla naturalezza delle quattro primedonne. Nei contenuti extra del dvd viene proposto un
Viaggio tra i protagonisti con intervista a Di Gregorio e alle quattro sciantose ritrovatesi a un’ età improbabile ad essere anche loro protagoniste della sessantacinquesima Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato. Qui si ritrovano qualche mese dopo, riprendendo a tessere le loro surreali conversazioni. |
titolo Pranzo di Ferragosto
regia Gianni Di
Gregorio
casa di produzione Fandango
principali interpreti
Valeria De Franciscis, Maria Calì, Marina Caccioppi, Grazia Cesarini Sforza, Gianni Di Gregorio |
|
[ torna a visioni ] |
||
|
Vuoti a rendere
di Jan Sveràk L’atmosfera iniziale di questa commedia agrodolce riporta alla mente
Una solitudine troppo rumorosa, il romanzo di Bohumil Hrabal che narra di un uomo addetto ad una pressa con la quale trasforma la carta da macero in parallelepipedi armoniosi. Un mondo antico che la modernità manderà al macero… Un disagio comune lo vive il protagonista di questa storia, Josef, interpretata dal padre del regista, consumato attore di teatro, un insegnante ormai in età da pensione che, non reggendo più la volgarità e l’ignoranza dei suoi studenti, lascia la scuola. Josef non è tipo da arrendersi e subito cerca di impegnarsi in nuove attività, procurandosi improbabili lavoretti, per sentirsi giovane, per non dover trascorrere l’enorme tempo quotidiano in compagnia di sua moglie, anziana, eroticamente non interessante, e per trovare spunti fuori dalle mura domestiche capaci di alimentare surreali fantasie erotiche che si sviluppano in una specie di sogno a puntate. Inizia, quindi, prima una breve carriera come pony express in bicicletta, alle prese col traffico della capitale ceca, poi, una volta conclusasi l’esperienza con un memorabile tonfo, come addetto ai vuoti delle bottiglie nel supermercato del quartiere. Anche in questo caso, però, il nuovo che avanza farà valere le sue ragioni. Gli impegni di Josef non si esauriscono qui, combatte anche su un altro fronte, nei panni di genitore, cercando di donare serenità alla figlia che non sa reagire alla separazione dal marito, affannandosi per trovarle un altro uomo e parallelamente per salvare l’amicizia col genero. Un delicato intreccio che nel finale si dipana e letteralmente si libra verso nuovi orizzonti nel surreale viaggio in mongolfiera organizzato da Josef nel tentativo di immettere linfa nuova nel consumato rapporto coniugale. Sullo sfondo la bellezza di Praga e un po’ di boccali di birra
Pivo, che alleviano il male di vivere. Una conferma del talento dell’autore già Oscar per il miglior film straniero nel 1997 con il precedente
Kolya. |
titolo Vuoti a rendere
regia Jan Sveràk
casa di produzione Fandango
principali interpreti
Zdenek Sverák, Tatiana Vilhelmova, Daniela Kolarova, Jiri Machacek |
|
[ torna a visioni ] |
||
|
Denti
di Mitchell Lichtenstein Una cittadina della provincia americana, il college frequentato da adolescenti tutti alle prese con il problema sovrano in quella stagione della vita, iniziarsi e iniziare al sesso coetanei/coetanee e una poco discreta presenza della fobia che anima i wasp sulla faccenda. Insomma, una piccola scena per storielle leggerine e disimpegnate, potrebbe essere tanto la partenza di un ennesimo
Karate Kid, quanto un analogo di Peggy Sue si è sposata, invece, in questo suo esordio nel lungometraggio, Mitchell Lichtenstein (figlio dell’artista Roy Lichtenstein, uno dei padri della pop art) ne ha tratto lo spunto per farne un horror (sul tema atavico della castrazione) piuttosto ibrido, rischiando grosso sul buon gusto e sulla tenuta della storia, ma vincendo la scommessa. Qualche accenno alla trama per chiarire la posta in palio. La vicenda ha per protagonista un’adolescente, la graziosa Dawn, terrorizzata dalla sessualità al punto da portare avanti quasi una crociata integralista in difesa della verginità, tenendo dei piccoli show come certi predicatori tivù. La ragazza ha un rapporto amorevole con i genitori, conflittuale con il fratellastro e nonostante il suo impegno morale, non riesce a impedirsi di avere una cottarella per un compagno di studi. Tutto viene maledettamente complicato dalla anomala conformazione della sua vagina, “armata” di una vera e propria dentatura, (Vagina Dentata, è l’esilarante definizione medica approntata per la fiction) pronta all’azione ogni volta che ci si avventura da quelle parti. Parte da qui una piccola strage di organi sessuali maschili – che Lichtenstein non risparmia alla visione –, a iniziare dal candidato fidanzatino, il primo che attenta alla virtù di Dawn. Il secondo, per la verità, poiché il fratellastro ci aveva provato per primo da bambino, rimediandoci un taglietto al dito galeotto. I clichés si sprecano, come i rimandi psicoanalitici e antropologici, ma, come si è detto, la storia tiene. |
titolo Denti
regia Mitchell Lichtenstein
casa di produzione Mediafilm
principali interpreti
Jess Weixler, John Hensley, Josh Pais, Trent Moore |
|
[ torna a visioni ] |
||