STANDARDS (BRUSSELS) 2006
di Anthony Braxton Quartet
E fanno tre. Questo nuovo box firmato da Anthony Braxton (6 cd) segue due altri impegnativi cofanetti usciti lo scorso anno, quello pubblicato dalla Leo Records dedicato alla sua musica per piano (9 cd) e il box a tiratura limitata (come da consuetudine) uscito per la Mosaic (8 cd) che raccoglie le registrazioni uscite su etichetta Arista tra il 1974 e il 1980 (8 titoli per un totale di 13 Lp). Prodotti editoriali impegnativi, giustificati però dalla statura del personaggio. Braxton, infatti, è stato sicuramente il musicista che meglio ha riassunto tutta la tensione intellettuale e passionale che ha animato il jazz una volta oltrepassata la stagione del free, mantenendone inalterata la tensione utopica. Impossibile qui riassumerne quarant’anni d’attività. Basti dire che poco più che trentenne si era già imposto su una scena affollatissima e in pieno fermento creativo, al punto che l’allora direttore di Musica Jazz, Arrigo Pollillo, quasi mai tenero con l’area dell’improvvisazione, scrisse sul numero del giugno ’77: “Penso proprio che Anthony Braxton sia il più originale (oltre che il meno bluffatore) tra i giovani jazzman americani d’avanguardia”. Qui lo troviamo impegnato a rileggere un bel po’ di classici, ma occorre ricordare che sin dagli inizi degli anni Settanta iniziò a svolgere una parallela attività di rilettura/riscrittura del grande songbook del jazz, prima di iniziare con dischi interamente dedicati, serie inaugurata dai due volumi In The Tradition già nel 1974. Infatti, solo per citarne alcuni, standard sono presenti in diverse registrazioni di metà dei Settanta: All The Things You Are inclusa in Town Hall 1972, in Donna Lee (1975) insieme ovviamente a Donna Lee, e nell’album di Dave Brubeck All the Things We Are del 1974. Inoltre, in Trio And Duet (1975) si annidano The Song Is You, Embraceable You e You Go To My Head e la lista potrebbe continuare. Un percorso affine a quello di John Zorn, musicista che a metà degli anni Ottanta iniziò a raccoglierne il testimone, edificando nel tempo un analogo, monumentale progetto dove, da altra prospettiva, si azzarda l’esplorazione di tutte le combinazioni possibili. Sorte simile, poiché anche Zorn ha parimenti avviato un recupero della propria tradizione musicale (yiddish), iniziando nel bel mezzo delle sue più radicali ricerche sonore, ed entrambe le operazioni sono tuttora in corso. |
titolo Standards (Brussels) 2006
di Anthony Braxton
Quartet
etichetta Amirani
Records
distributore Amirandirecords
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Veniamo dunque a questa consistente fatica, che raccoglie l’esito di quattro serate tenute al PP Café di Brussels dal 23 al 26 novembre del 2006 per un totale di 36 tracce, tra cui tre dense e convincenti improvvisazioni, e un brano presente in due versioni, Virgo di Wayne Shorter. Ad accompagnare il chicagoano ci sono tre eccellenti musicisti, la vera sorpresa di questo cofanetto: Alessandro Giachero (pianoforte), Antonio Borghini (contrabbasso) Cristiano Calcagnile (batteria), tutti in bell’evidenza anche nelle parti solistiche che si ricavano, talvolta in modo rilevante nel caso di Giachero, capace di risultare assolutamente trascinante e geniale in più occasioni (come nella fuga in These Foolish Things). Grazie al loro apporto, insomma, lo swing regna sovrano e libero, le variazioni scorrono fluide, partecipando sempre con puntualità a costruire un efficace gioco di contrasti con le rigorose geomentrie braxtoniane, come ad esempio in Embarcadero di Paul Desmond, oppure in Early Autumn (Woody Herman), la cui robusta vena ritmico-melodica slitta in un astratto impressionismo. In parte originale anche la scelta dei brani, che ribadisce l’idea che Braxton ha di standard, considerato che si spazia da Wave di Antonio Carlos Jobim a Out To Lunch di Eric Dolphy, da Strike Up The Band di George e Ira Gershwin (riuscitissima) a Forest Flower di Charles Lloyd. Nessuna fatica d’ascolto, nel complesso, rielaborazioni mai banali, pur in presenza di temi notissimi, come Mean To Me di Fats Waller, che risulta esemplare nell’opera di destrutturazione che viene operata (tra le cose più belle dell’intero box). Confezione elegante, arricchita da un booklet con tre brevi saggi di Erika Dagnino (proposti solo in inglese nella traduzione di Marco Bertoli). |
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Gennaro Fucile |
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