IAN CARR, PHILIP JOSÉ FARMER, JORGE REYES, tre variazioni sul tema dell’amicizia |
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di Gennaro Fucile
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Questo non è un editoriale, non come tutti gli altri sin qui scritti per Quaderni d’Altri Tempi. È accaduto in passato, due volte, di dedicare il numero ad una persona cara che ci aveva lasciato. Questa volta si fa al contrario, questo numero non ha dediche, ma qui si parla di tre artisti molto diversi tra loro, che mai si sono incrociati nella loro vita, apparentemente lontani anni luce l’uno dagli altri, generazioni differenti, personalità diverse impegnate in letteratura, nella musica, mondi paralleli, e poi generi musicali distanti… eppure… Tre artisti scomparsi nello scorso febbraio, uno, Jorge Reyes, se ne è andato il 7 febbraio, gli altri due, con singolare coincidenza, nello stesso giorno, il 25 febbraio: Ian Carr e Philip José Farmer. Allora questo è un necrologio collettivo, si dirà, è il motivo per cui non è un editoriale? No, non è un editoriale, vero, ma non è un necrologio, o genericamente un ricordo, è una smentita: Reyes, Carr e Farmer non sono scomparsi. Prima, però, rispondiamo a una più che probabile domanda: chi sono costoro? Jorge Reyes, il più giovane (classe 1952), musicista, nato a Uruapan, città dello stato messicano di Michoacá, è autore di una sciamanica curvatura spazio-temporale che gli ha consentito di far incontrare le musiche preispaniche e quelle elettroniche. Ian Carr (classe 1933), nato a Dumfries in Scozia, diede alla luce una creatura sonora, che fu tra le punte di diamante del nascente jazz d’Oltremanica. L’idea si chiamò Nucleus, un combo formidabile che spazzò via, in un attimo, barriere che sembravano insormontabili tra i generi musicali nell’ormai lontano gennaio 1970, quando sulla scena irruppe il primo elleppì, Elastic Rock. Infine, Farmer nato nel 1918 a North Terre Haute, nell'Indiana, Usa, è l’uomo che ha rotto il tabù del sesso nella fantascienza, e questo succedeva in anni non certo liberi (1951) anche al di fuori della science fiction. Non solo, è l’autore che azzardò un disegno dall’intento simile a quello borgesiano, provando a riscrivere il mondo in saghe memorabili, che sono anche la miglior messa a nudo dei dispositivi letterari di cui tuttora disponiamo. Sono sintesi brevissime, Quaderni d’Altri Tempi tornerà su ognuno di loro con interventi esclusivi. Qui si deve solo smentirne la morte. Non quella biologica, naturalmente, ma la loro scomparsa, come in genere ci si esprime, è l’oggetto della smentita. |
Carr, Farmer e Reyes non sono scomparsi, nessun
rivoluzionario scompare per sempre. A volte riemerge in contesti
inusuali, appare in scene inattese, magari dietro le quinte o
dall’altra parte del mondo. Infrangere le regole e dettarne
altre, differenti, ecco i veri rivoluzionari. Nell’arte
subiscono la tirannia dell’industria culturale, nella
società di un complesso di forze ancora più
ampio.
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