LA SUPER IDEOLOGIA EROICA DEI WATCHMEN di Marco Pellitteri |
I processi che hanno portato alla diffusione dei comic book supereroici sono di certo più vari e complessi di quelli qui trattati, e non è possibile esaurirli in questa sede. Sarà però il caso di chiudere questo tema con una nota positiva, forse un po’ naïve – nel senso affettuoso del termine – ma che rivela lo spirito con cui molti statunitensi guardano a questo prodotto culturale che è loro peculiare. Il brano citato, peraltro, non solo esprime una testimonianza su come molti lettori e critici americani interpretano il rinnovamento del genere supereroico avvenuto negli ultimi anni, ma appare come una reazione di entusiasmo e rinnovata fiducia verso il futuro rispetto alle crisi in corso in quel paese, in tal senso sottolineando una volta di più la fede negli ideali nazionali:
Vi sono ora alcuni argomenti conclusivi da considerare, e che
come gli altri già affrontati sono rintracciabili in Watchmen
secondo il taglio di Moore, che scarnifica la teoria
dell’azione del
supereroe canonico rivelando le sue forzature ideologiche. Il primo
punto è l’evidente collegamento, vero o presunto,
fra il supereroismo
nei fumetti e un ventaglio di concetti filosofici spesso attribuiti al
supereroe, e che fanno capo all’idea nietzhiana di Übermensch.
Vari studiosi e critici cimentatisi o nell’analisi del
supereroe in generale, o nella trattazione specifica di Watchmen,
in un punto o nell’altro dei loro contributi –
spesso e volentieri
nella parte iniziale – si sono richiamati a una
familiarità ideologica
e comportamentale fra il cosiddetto “superuomo” di
Friedrich Nietzsche
e il supereroe. In effetti, Alan Moore in Watchmen
si riferisce
esplicitamente a Nietzsche, ma il suo richiamarlo è da
vedersi come il
tentativo di chiarire l’ambiguità di questo
diffuso accostamento fra
supereroe e Übermensch, piuttosto che come
il desiderio di sovrapporne i concetti. |
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