Anni fa
Paolo Villaggio, nel corso di un’intervista,
dichiarò di essersi ispirato al romanzo Memorie
del sottosuolo
di Fëdor Dostoevskij. Partendo da questa considerazione, crediamo si
possano approfondire le similitudini, per così dire, tra
alcuni
personaggi di Dostoevskij, Goljadkin in particolare, protagonista de Il
sosia,
e il ragionier Ugo Fantozzi, nato dalla penna di Paolo
Villaggio. Qui
proveremo a mettere in luce questo parallelo tra i personaggi, seppur
appartenenti ad autori così diversi tra di loro e
così distanti nel
tempo. Possiamo trovare, nelle vicende di Goljadkin
e in quelle di
Fantozzi, diverse indicazioni e involontarie trattazioni, se vogliamo,
di alcuni temi cari alla sociologia, come
l’identità, il doppio, il
sesso, la morte ecc. E quindi è possibile utilizzare, sia le
vicende di
Jakov Petrovič Goljadkin sia quelle di Ugo Fantozzi per illustrare
alcune tematiche sociologiche come quelle citate più sopra,
e cioè
analizzare le loro vicende come “indicatori”
sociologici. Un’azione
forse azzardata, ma, a nostro avviso, supportata anche dalla
similarità
(senza avere la pretesa di fare critica letteraria in questa sede) tra
le vicende dei due personaggi. Forse, differenza non da poco, le
disavventure di Fantozzi sono più
“grottesche” di quelle del
consigliere titolare Goljadkin. In questa analisi
non si può prescindere, tuttavia, dal fare riferimento,
oltre che al Sosia1
dostoevskiano e alla filmografia fantozziana, anche alle Memorie
del sottosuolo2,
altro romanzo dello stesso autore, e al film Fracchia la
belva umana3,
interpretato da Paolo Villaggio, con protagonista Giandomenico
Fracchia, altra maschera del comico genovese. In
effetti, come si è detto, la filmografia fantozziana
può essere presa
come un indicatore di varie tematiche sociologiche: in
un’occasione
precedente ci si concentrava appunto su queste tematiche: la memoria,
l’identità, il sesso, il tempo e la morte, la
religione, i media, il
linguaggio, per non parlare di temi più vicini alla vita
quotidiana, ma
non per questo estranei alla sociologia, come la famiglia, la politica,
l’amore4 e
lo sport. In qualunque contesto della vita, Fantozzi
è
identificato e ricordato, riconosciuto dagli altri, come “una
gran
merdaccia”: non importa la storpiatura del nome, sia esso
Bambocci,
Pupazzi, Bagherozzi, Fantocci, Capozzi. Egli è sempre
l’ultima ruota
del carro, la pecora nera di qualunque contesto sociale. In un
ipotetico accostamento alle teorie dello
struttural–funzionalismo,
Fantozzi rivestirebbe il ruolo dell’inferiore per antonomasia5. Altro
tema caro alla sociologia, che si può trovare, se vogliamo,
nella
filmografia fantozziana, è quello della morte6. Fantozzi ha un rapporto
particolarissimo con il tempo e la morte: si può parlare del
primo come
di un eterno avversario del celebre ragioniere, mentre il rapporto tra
Fantozzi e la morte
potrebbe essere definito, riprendendo il filosofo
Nicola Cusano, una sorta di coincidentia oppositorum.
Per
quanto concerne il rapporto Fantozzi/Tempo, sono diverse le sequenze
della filmografia che mostrano il particolarissimo rapporto che il
ragioniere ha con l’elemento tempo. In Fantozzi7, strabiliante è
la sequenza durante la quale Fantozzi, dopo essersi alzato
“...alle 7 e
51, vale a dire, al limite delle possibilità
umane”, lotta contro il
tempo impiegando millisecondi e secondi per svegliarsi, vestirsi, fare
colazione e andare in bagno, per prendere l’autobus al volo
causa
imprevisto al laccio di una scarpa. Nel film Fantozzi in
paradiso,
l’ottavo della “saga”, Fantozzi crede di
essere in procinto di morire a
causa dello scambio della sua radiografia con quella di un prete.
Ebbene, Fantozzi fa rapidamente un elenco delle cose che avrebbe sempre
voluto fare e le fa, sino a rendersi conto di aver fatto tutto quello
che voleva fare e che gli restano ancora 6 giorni da vivere! La corsa
contro il tempo è finita prima del tempo, e Fantozzi piomba
in uno
stato di paranoia del tutto giustificato8. Altro
elemento che Fantozzi incontra durante le sue peripezie è il
“Cupo Mietitore”: la Morte. Sono tante le occasioni
nel corso delle
quali si parla della morte nella filmografia fantozziana: comunque,
emblematica è ancora una volta la pellicola dal titolo Fantozzi
in Paradiso:
qui Fantozzi non muore a causa di un male, ma comunque finisce sotto
una pressa. Come dire, non si sfugge alla morte. E invece no: Fantozzi,
paradosso dei paradossi, viene rimandato da Buddha sulla Terra, ossia
si reincarna in un neonato in spigato siberiano e cappello fantozziano.
In Fantozzi - il ritorno9,
addirittura Fantozzi viene rimandato
sulla Terra perché non c’è posto in
Paradiso, per essere richiamato al
momento della finale di coppa del mondo di calcio; in Fantozzi
2000 - la clonazione10,
Fantozzi viene addirittura clonato. Per quanto paradossale (siamo nella
filmografia fantozziana, non dimentichiamolo) il messaggio è
chiaro:
Fantozzi non può morire; anche quando sembra che abbia
conquistato il
Paradiso, ottenendo quindi finalmente un po’ di
tranquillità, viene
rimandato sulla Terra. E neanche da morto è in pace: i
megabastardi,
nostalgici della servilità fantozziana, lo fanno clonare,
per poterlo
umiliare ancora. Oltre alla morte, Fantozzi deve
fare i conti con
il proprio corpo: praticamente umiliato persino dal Padre Eterno11 per la
sua fisicità ripugnante, oltre ad essere dotato di un fallo
piccolissimo (come vedremo dopo) il ragioniere d’Italia, in
diverse
occasioni, si dedica allo sport, vuoi per diletto, vuoi per
volontà di
dimagrire, vuoi per costrizione da parte del geometra Filini. Va a
finire male la partita di tennis alle ore 6 antimeridiane, finisce
tragicamente la tragicomica sfida annuale tra scapoli e ammogliati, la
battuta di caccia degenera in una guerra, la corsa ciclistica e la gara
di canottaggio si concludono con morti, feriti e dispersi12. Anche con lo
sport praticato, quindi, il povero ragioniere ha un rapporto del tutto
conflittuale. Lo spot ritorna in Fantozzi anche sotto
un’altra
tipologia: non solamente sport praticato, ma anche sport seguito. Il
ragioniere è un fanatico del mercoledì di coppa e
non una sola volta lo
ritroviamo davanti alla televisione per uno dei più classici
topos
fantozziani, appunto la partita della nazionale italiana di calcio13. Per
quanto riguarda il sesso, Fantozzi è completamente negato:
oltre alla
pochezza delle sue dimensioni falliche, Fantozzi è
caratterizzato da
una completa ignoranza in campo sessuale. Non sa
cos’è la prostata, il
climaterio, il ciclo14.
Inoltre qualunque oggetto inanimato gli ricorda,
con la sua incombenza e la sua enormità, la propria pochezza
sessuale. Non
ci dilunghiamo oltre sulla validità di Fantozzi come
indicatore
sociologico. Possiamo comunque asserire che i personaggi di Fantozzi e
Fracchia, nati dalla penna di Paolo Villaggio, e quelli di Dostoevskij,
in particolare Goljadkin e Fëdor15,
sono molto simili, per quanto
distanti nel tempo e per quanto diversi siano i loro autori. Le
vicissitudini dei personaggi dello scrittore russo ricordano in pieno
quelle dello sfortunato ragioniere (e di Fracchia), soprattutto per
quanto riguarda il contesto lavorativo. Goljadkin, in particolare, sul
lavoro si trova malissimo con i colleghi, come si trova male con le
persone in altri contesti al di fuori di quello lavorativo. Anche per
Goljadkin quindi il ruolo è quello del brutto anatroccolo.
La sua
vicenda inoltre si complica ancora di più, dato che
c’è di mezzo il suo
sosia16. Anche
Goljadkin e Fëdor, per quanto quest’ultimo frequenti una
donna, hanno evidenti problemi nell’approccio con
l’altro sesso (che in
Fantozzi, abbiamo visto, è portato addirittura al
paradosso, con il
ragioniere che, seppur sposato e con una figlia, di sesso non capisce
quasi nulla). Ciò che accomuna comunque i vari personaggi
è, in fondo,
il non voler abbandonare la loro condizione di brutto anatroccolo, di
ultima ruota del carro: Goljadkin tenta di cambiare le carte in tavola
solamente quando nota che il suo sosia lo sta surclassando. Alla fine
diventerà pazzo. Fëdor decide di non dichiarare il suo amore
alla
prostituta che si è recata nel suo appartamento. Il
ragioniere più
famoso d’Italia è più determinato:
più volte cerca il riscatto, la
riscossa e a volte la trova, come quando porta a letto la Silvani e le
fa passare un bel momento di godimento, per così dire. Ma
egli
rimane comunque un “perdente nato”, e come
Goljadkin non lascia il suo
sottosuolo, così Fantozzi non lascia il suo sottoscala.
Eppure,
Fantozzi è eterno: la sua maschera, il suo personaggio non
potrà avere
fine, sia perché “morto un Fantozzi, se ne fa un
altro”, sia perché
questo personaggio è assai più nostro di quanto
crediamo.
::
note ::
1. Fëdor
Dostoevskij, Il sosia, Feltrinelli, Milano, 2003.
2. Scritto nel 1864, è
il romanzo che fa da
preludio ai grandi capolavori della maturità dello scrittore
russo. Fëdor Dostoevksij, Memorie del sottosuolo,
Einaudi, Torino, 2005.
3. Neri Parenti, Fracchia
la belva umana, Italia, 1981.
4. Per quanto concerne questo
tema, il sociologo Zygmunt Bauman ha pubblicato l’opera Amore
liquido, Laterza, Bari, 2003.
5. Una delle scene significative
di questo concetto si ha in Fantozzi in Paradiso
(N. Parenti, Italia, 1993): al funerale del ragioniere, morto
sotto una
pressa di quelle che stendono il cemento, i colleghi esprimono le loro
condoglianze alla moglie, l’altrettanto mitica Pina, dicendo
“Era
facile sentirsi migliori di lui” e “Abbiamo perso
il nostro punto di
riferimento verso il basso”. Come dire, chi sarà
ora “Fantozzi”? Chi
ricoprirà il suo ruolo? Chi erediterà il suo
triste destino?
6. Tra i più accurati
studiosi di sociologia della morte, oltre ai
classici come Zygmunt Bauman e Edgar Morin, ricordiamo Antonio
Cavicchia Scalamonti, autore, tra gli altri, de La Camera
Verde, il cinema e la morte, Ipermedium Libri, S. Maria C.
V., 1996 e La morte. Quattro variazioni sul
tema, Ipermedium libri, S. Maria C. V., 2007.
7. Luciano Salce, Fantozzi,
Italia, 1975.
8. Il medico dice a Fantozzi che
ha una settimana di vita, e il
ragioniere, dopo un iniziale attimo di sconforto, decide di fare tutto
quello che ha sempre desiderato, ma esaurisce in un unico
pomeriggio
tutte le cose. Gli restano quindi, ancora ben (e non solamente) sei
giorni da vivere, durante i quali Fantozzi paradossalmente
non sa cosa
fare! Ci penserà comunque la Pina a fargli ingannare il
tempo,
convincendo la signorina Silvani (un altro dei personaggi
fissi della
saga), dietro compenso, a fare una gita sulla neve con lui.
9. N. Parenti, Fantozzi
- il ritorno, Italia, 1996.
10. Domenico Saverni, Fantozzi
2000 la clonazione, Italia, 1999.
11. In SuperFantozzi
(Parenti, Italia, 1985) c’è una parodia della
Creazione, che si conclude momentaneamente con la creazione di
Fantozzi: il primo uomo. Questi ringrazia il Creatore per
averlo fatto
“a sua immagine e somiglianza”, ma scatena la
repulsione della divinità
che per tutta risposta gli lancia contro un masso.
12. Da Fantozzi (1975)
a SuperFantozzi (1985).
13. Celeberrima è la
sequenza tratta da Il secondo tragico Fantozzi,
del 1976, durante la quale Fantozzi è costretto a rinunciare
alla
partita tra Inghilterra e Italia per andare al cineforum del
dottor
Riccardelli; altra sequenza, tra le altre, durante la quale Fantozzi
deve rinunciare ad una partita (stavolta è Italia
– Brasile) è nel film
Fantozzi il ritorno (1996).
14. Diverse sono le pellicole
nelle quali Fantozzi mostra la sua carenza di conoscenze in materia
sessuale, da Fantozzi contro tutti (N. Parenti, P.
Villaggio, Italia, 1980) a Fantozzi subisce ancora
(N. Parenti, Italia, 1983), per non dimenticare Fantozzi in
Paradiso e Fantozzi il ritorno,
ma si potrebbe citare tutta la filmografia fantozziana.
15. Goljadkin è il
protagonista del romanzo Il Sosia, Fëdor
è il protagonista del romanzo Memorie del
sottosuolo, entrambi di Fëdor Dostoevskij.
16. Goljadkin viene surclassato
in ogni situazione sociale e privata dal
suo sosia, che non è altro che la proiezione di quello che
il codardo
consigliere titolare vorrebbe essere in realtà: spigliato,
malizioso e
capace di imporsi al prossimo. La pellicola che più ricorda
la vicenda
de Il Sosia è Fracchia la
belva umana.
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