[ conversazioni ]
John Greaves, una specie di enigma di Claudio Bonomi |
Vuoi dedicare qualche parola a tutti i musicisti che hanno preso parte alla registrazione di Verlaine?
Ho cominciato a lavorare al progetto da solo, con un piano Fender Rhodes e una click track, [un indice per le sovraregistrazioni]. Gli ospiti li ho aggiunti uno alla volta. Si trattava per lo più di amici di passaggio a Parigi. È stato interessante vedere l’albero crescere, mutare direzione con ogni nuovo intervento senza per questo smarrire il filo originale. È stato così in ogni passo, dall’armonica di Karen (Mantler) e dall’ukulele e dalla sega di Fay (Lovsky) alla batteria di Matthieu (Rabate), che è riuscito a inserire al termine del processo. Un procedimento molto insolito. I musicisti sono tutti delle star: Jef Morin, Scott Taylor, Jeanne Added, Laurent Valero... è il loro contributo, mi pare, a fare del disco un’opera eccezionale. Vivi in Francia da vent’anni e il tuo stile, ormai, è molto prossimo a quello di “chansonnier” come Leo Ferré o George Brassens. Quanto conta, per te, la cultura musicale francese? Sì, è un bel po’ che sto qui. Ammiro molto Ferré e Brassens, ma non mi sembra di avere uno stile simile al loro. Diciamo che questo disco è comunque il mio piccolo “omaggio” al clima culturale di cui per anni mi sono imbevuto. I compositori/musicisti con cui hai collaborato hanno sempre mostrato un interesse speciale per la parola. Per esempio Henry Cow, Peter Blegvad e Michael Mantler. E tu? Ti stai concentrando di più sulla parola? Credo di ricavare ancora una grande gratificazione dal saper mettere nel giusto rapporto la frase musicale e quella poetica. C’è una tecnica, in realtà. Lingua e musica mi interessano a ugual titolo. Il tuo canto è originalissimo, unico. Quand’è che hai deciso di esprimerti come cantante? Hai dei modelli, del pattern da cui prendi ispirazione? La mia voce, diciamo così, fa quello che vuole lei. È volubile e di tanto in tanto ispirata. Mi piace come maltratta la lingua francese. È una cosa piuttosto perversa. |
photographs courtesy Laura Buxton Hai intenzione di proporre Kew.Rhone. live con la cantante originale, Lisa Herman. Vuoi parlarci di questo progetto? Mi è stato chiesto di allestire un’esecuzione di Kew.Rhone. a Bourgouin-Jellieu, vicino a Grenoble. Il Cielo ha voluto che Lisa potesse e volesse farlo, e anche Peter. Dopo trent’anni finalmente potremmo eseguirlo più o meno nella sua interezza. Alla tromba ci sarà David Lewis, alla batteria Simon Goubert. Il 24 maggio, credo. E il progetto del tributo a Robert Wyatt, “Dedicated to you” con Karen Mantler, Sylvian Kassap e altri? Registrazione in vista? Mi piacciono molto le rivisitazioni delle canzoni di Robert come fatte da Karen e da Jacques Mahieux. Registrazioni, niente ancora, ma credo che lo registreremo per la radio tedesca al festival del jazz di Francoforte, in ottobre. |
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