Nublu
Orchestra
conducted by Butch Morris di Nublu Orchestra
Lawrence Douglas “Butch” Morris è un artista assolutamente unico, avendo inventato un proprio modo di fare musica, anche protetto da tanto di copyright, Conduction®, ovvero un “vocabolario di segni ideografici e di gesti che permettono di modificare o costruire in tempo reale arrangiamenti o composizioni musicali”, come spiega egli stesso. Qui Morris conduce la Nublu Orchestra, ensemble formato da musicisti facenti capo al club Nublu, di stanza a New York. Anche Nublu in quanto ad originalità non scherza, essendo in origine un club, poi un’etichetta discografica, una band, un logo e un movimento. In termini di marketing si direbbe un brand a tutti gli effetti, alternativa ma pur sempre una marca. L’Orchestra è composta da musicisti soliti suonare nell’omonimo club, membri di gruppi come Brazilian Girls, Wax Poetic, Kudu, Forro in the Dark, Love Trio, oltre ad assidui frequentatori del giro come Eddie Henderson, Graham Haynes, Kenny Wollesen e Doug Wieselman. |
di Nublu Orchestra
Titolo
Nublu Orchestra
conducted by Butch Morris Etichetta Nublu Records
Distributore Self Distribuzione
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Tutti i musicisti sono indicati sul retro della copertina, ma gli strumenti non sono specificati, quasi a sottolineare il carattere collettivo dell’improvvisazione. Il risultato è un flusso sonoro dove si agitano generi vari, funk, trip hop e techno soprattutto, avvolti in una nuvola jazzy molto noir e meravigliosamente in equilibrio come in Downstairs o Steppin’ On Toes. Altrove le parti si rovesciano ed è il jazz ad essere alimentato da una scansione ritmica funky molto rarefatta, ad esempio, nella splendida City Light. Si rimbalza continuamente tra soluzioni che prediligono il gioco dei contrasti e quelle che sono frutto di un lavoro di sintesi estrema. Costruzioni impreziosite da inaspettate incursioni di singoli strumenti, come il breve assolo di chitarra in odore di acido sul finire della funkyssima Here Comes The Man, oppure la comparsa di un arpa nella misteriosa Sketches of NYC, gesti sonori che danno la misura esatta dell’attenzione al minimo dettaglio e dell’estrema complessità dell’intera scaletta proposta. Brani che non disdegnano affondi nel free, quello spaziale alla Sun Ra, di cui si assapora qualcosa nelle conclusive Under Siege e nella plasticosa Food Good. Altrove melodie sghembe sorgono da atmosfere astratte (la canzone cucita sulla tessitura astratta di Ladies) o spuntano pezzi pseudo ballabili (l’irresistibile We Are The Ones, ad esempio). Un discorso a parte merita il canto femminile che talvolta sembra fare il verso alla voice della no wave newyorkese, la chanteause Lydia Lunch che Eno valorizzò nell’album No New York. L’esprit di quell’album sembra essere proprio il lontano, involontario, antecedente di questa performance (che dire dei ritmi di James Chances & The Contorsions?, che qui emergono a tratti). Un piccolo debito, però, c’è anche nei confronti della spigliata disco/jazz che nello stesso anno (1979) e nella stessa città propose l’enfant terrible, Lizzy Mercier Descloux. Insomma, se si riesce a immaginare un Arkestra arrangiata da Prince e diretta da Derek Bailey in contemporanea, si otterrà qualcosa di vicino alla musica impossibile realizzata in questa Conduction, colonna sonora perfetta per New York. O Gotham City? |
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Gennaro
Fucile |
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