Gli Usa sono un paese per vecchi valori… i dollari di Maria D’Ambrosio
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Cosa vorrà dirci
l’America con i suoi cantori contemporanei?
L’America che racconta la banalità del
male. E si consente di guardare ai suoi padri, di sentire il
peso della loro storia e dei loro insegnamenti. I vecchi, quindi, che
nel romanzo e nel film appaiono sono il padre e il nonno dello
sceriffo-voce narrante. La Giustizia e la Legge, hanno quindi forse
bisogno dei padri, delle loro origini per essere legittimate.
Così come un paese di interrogarsi sulle proprie origini. Lo
stesso paese che ha bisogno di sognare. E fa sognare lo sceriffo di
questa storia, lo fa tornare indietro nel tempo, con suo padre, a
cavallo per le montagne. Nel sogno il padre va più avanti e,
nel buio e nel freddo, accende un fuoco.
È il sogno ed è anche l’ultima scena del romanzo e del film. Certo, va detto, che sono il fuoco, il freddo e il buio che torneranno nel romanzo successivo di Cormac Mc Carthy, La strada. Ma è il fuoco che ciascuno prova ad accendere o a cogliere nello sguardo dell’altro. Ed è pure il fuoco che in tanto buio, vissuto e narrato, ciascuno prova ad accendere, senza aspettare di ‘trovare l’America’. Perché l’America che ci hanno raccontato forse non è mai esistita. Non si è ancora compiuta. Se uno dei suoi candidati alla Presidenza, Barack Obama, parla del colore della pelle, della sua pelle nera, come di uno stigma che ancora produce discriminazioni ed esclusioni. Ma, Mc Carthy e i Coen, non parlano del colore della pelle dei protagonisti. Si intuisce siano tutte un po’ scurite dal sole del deserto. Ma più scura e nera è l’America che incarnano. Come scuri, e neri, non più verdi, e sporchi, di sangue, sono i dollari che si passano di mano in mano. Il denaro: quel forte e duraturo interesse che pare accomunare il genere umano e i suoi dannati affari. Che siano le guerre, il narcotraffico o altro. Sempre questione riconducibile a un malloppo, a un prezzo, a qualche milione di dollari. Ma forse l’America dei Coen e di Mc Carthy si sta ancora chiedendo quanto è stato alto il prezzo di guerre come quella in Vietnam (o quella ancora in corso in Iraq e in Afghanistan): le ferite sono ancora fresche nella memoria dei reduci. Lo sguardo di Chigurth, l’assassino psicopatico del romanzo, ne è un esempio. È quello di una generazione cui è stata tolta la gioventù e che cerca una giustizia assoluta, una risposta al proprio bisogno di sognare. Ma anche una generazione cui è stato negato il diritto della vecchiaia per la necessità di dimenticare il passato che sa solo di dolore, orrore, e morte. Una generazione che forse ha trovato nel cupo e nel calore del sangue il segno che tiene unite vita e morte. Come la doppia faccia di una moneta con cui possiamo scommettere. E vincere. Ma non va sempre così perché in questo realtà e finzione si corrispondono: le storie non sono sempre a lieto fine. Non finiscono sempre come vorremmo. E questo è anche il motivo di tanta e diffusa paura che – come nelle storie western di Mc Carthy – però non impedisce di sconfinare, di sognare, di lottare. | ||
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